CAIVANO – Come al solito mi ritrovo qui a fare la parte del cattivo. Si, perché a queste latitudini chi cerca di far emergere la verità è il cattivo, il calunniatore e il diffamatore. Poi ci si domanda come mai la città gialloverde è passata alla storia come il posto peggiore del mondo in cui vivere. Si è osannato per anni chi ha solo raccontato bugie e chi ha attratto negativamente le attenzioni dei media nazionali e internazionali solo per ottenere il proprio tornaconto personale aumentando il suo ego e la sua popolarità. E il sottoscritto come al solito si è ritrovato a fare controinformazione affinché, nel suo piccolo, tirasse fuori la verità e facesse rinsavire, quanto meno, la propria comunità.
Oggi come allora, cerchiamo invece di capirci qualcosa dal punto di vista politico. Si sapeva e lo avevo anticipato. Il silenzio della politica in questi mesi in cui il Governo Meloni ha fatto il bello e il cattivo tempo, usando Caivano come il bancomat della fiamma tricolore sotto lo scroscio degli applausi di alcune capre nostrane, è servito solo ad accorciare ancor di più la memoria corta dei cittadini caivanesi.
Ultimamente si sta cominciando a parlare di nuovo di coalizioni, riunioni, incontri, sintesi e candidati a Sindaco. E chi vorrebbe prendersi la scena sul territorio? PD e M5S, i due partiti che dopo l’onta degli arresti e dello scioglimento nulla hanno detto né a Caivano né a Roma, né tanto meno hanno avuto l’ardire di rinnovare i propri ruoli dirigenziali nel nome di un rinnovamento che legittimasse le due sigle per poter iniziare davvero un nuovo percorso. Oggi tentano di vendersi come gli ultimi arrivati, come quelli che fino a quell’ottobre 2023 non fossero stati nei posti di comando e non avessero lavorato a braccetto con i politici e tecnici funzionali al clan camorristico egemone.
Applausi per il PD che intanto cerca di fare ammenda dei propri errori. Gli stessi errori palesati anche dal sottoscritto nell’ottobre dell’anno scorso quando suggerì agli stati generali della segreteria cittadina di dover fare un passo di lato e rinnovare la nomenclatura del circolo. Oggi, dopo aver fallito la prima parte sugli incontri bilaterali col principio del campo largo, il PD cerca di vendere ai cittadini un rinnovamento applicato solo in parte, con l’allargamento della segreteria e l’entrata in gioco di Iuri Bervicato e Michelangelo Emione. Va bene, tutto questo si potrebbe accettare anche se in parte. Basta almeno la buona volontà. Ma poi il PD deve far capire alla gente a che gioco sta giocando.
Perché da un lato ci sono tutte le buone intenzioni di uno Iuri Bervicato lasciato più solo che mai alla ricerca forsennata di creare una nuova nomenclatura con il disperato tentativo di formare un comitato laico cittadino e dall’altro lato c’è l’ostinato e perseverante Franco Marzano che malgrado le sue dichiarazioni di facciata rilasciate in un’intervista, continua a presenziare i tavoli insieme alla vecchia e stantia politica dei simboletti, sedendosi e continuandosi a sedere ai tavoli – uscendone poi quasi sempre con un nulla di fatto se non con qualche litigio in più – insieme ai Pasqualino Penza, Mariella Donesi, Antonio Perrotta e l’alter ego dei F.lli Falco.
I F.lli Falco? Coloro che mettono su una scuola di formazione politica e da giorni mi tocca leggere sui social, complimenti a destra e a manca, di gente che stimo sia personalmente che professionalmente? Allora mi domando sono io l’esagerato o costoro, persone intelligenti e professionisti seri, hanno la memoria tanto corta da dimenticare che l’Amministrazione Falco è stata sciolta per ingerenze criminali anche e soprattutto per colpa del primo cittadino che non solo accusato dalla magistratura per non poter non sapere ma per essere passato anche come il principale irresponsabile dopo la deposizione in tribunale dell’ex Segretario Dott. Carmine Testa quando ha asserito e ammesso che lui dal secondo anno di insediamento, non controllava più gli atti e che il Sindaco ne era al corrente. Quindi cosa vogliamo insegnare alla futura classe dirigente con questa scuola di formazione? Come svignarsela egregiamente dalle responsabilità massime di un Sindaco di una città come Caivano? Ammesso che si abbia davvero la volontà di selezionare una nuova classe dirigente se poi ai nastri di partenza candidiamo i nostri parenti per i propri interessi personali. Ma questa è un’altra storia che poi, candidature alla mano, vi racconterò.
Dell’esigua presenza di Mariella Donesi, assessora incompatibile durante l’Amministrazione Falco che si pagava i propri debiti con l’ente con i soldi dei contribuenti e dell’ex Consigliere Antonio Perrotta che mentre sedeva negli scranni del Consiglio Comunale, in pieno conflitto di interessi, aveva il genero a capo dell’azienda che gestiva il servizio della gestione Tributi per il Comune di Caivano ne vogliamo parlare? Veramente vogliamo credere che queste persone, all’improvviso siano state folgorate sulla strada di Damasco e adesso hanno imparato come si amministra una città per il solo interesse pubblico?
Per ultimo ma non per ultimo vorrei parlare del distruttore dei tavoli per antonomasia, colui che insieme al PD, non conosce neanche la genesi di un tavolo politico. Il Deputato Pasqualino Penza, uno che in tutte le riunioni ha cercato di far valere il proprio peso di parlamentare, tanto che nelle prime riunioni, il pomo della discordia è stata proprio la presunzione di dover nominare la sintesi della coalizione. A Pasqualino Penza, che conosco fin dai tempi dell’attivismo pentastellato, mancano le basi. Non sa o a Roma non gli hanno insegnato che il peso di un politico deve essere autorevole e non autoritario. Nell’immaginario collettivo caivanese il Penza onorevole non va oltre il peso delle sue 45 preferenze collezionate nel 2020 quando per un patto che usciva fuori dalle logiche cencelliane si ritrovò a fare l’assessore all’igiene urbana.
Quindi senza sapere, così come sfugge anche al neolitico Franco Marzano, su quali basi devono poggiare i tavoli politici, il Penza ha sfasciato tutto quello che c’era da sfasciare. Gli è rimasto in mano solo l’accordo con i “Caivano al Centro” dai discussi candidati, infatti alcuni di essi sono stati anche menzionati dai collaboratori di giustizia come portatori di interessi del clan egemone sul territorio, mentre chi dovrebbe rappresentare il gruppo politico non disdegna di farsi vedere assiduamente in compagnia di ex pregiudicati.
Con questo accordo, il partito pentastellato cerca di correre ai ripari facendo fede sulla chiamata alle armi da parte della società civile, organizzando un incontro pubblico, venerdì prossimo 27 giugno. Un chiaro segnale di debolezza. Una chiara ed evidente azione disperata e insensata, dato che l’onorevole Penza dovrebbe sapere che la società civile ha già risposto picche a ben più autorevoli e trasparenti richiami. Purtroppo a Caivano questo è il lignaggio e un futuro scioglimento per ingerenze criminali è dietro l’angolo.