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Fabio Ciciliano: “Il modello Caivano non esiste, le aree devastate non mutano in paradiso”

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CAIVANO – Quando lo dicevo io? Tutti i simpatizzanti della Premier Meloni mi venivano contro, la parte politica che fisiologicamente doveva appoggiare il mio lavoro di inchiesta o stava in silenzio guardando gli altri come me le davano oppure ha usato le mie parole, le mie idee, le mie opinioni, le mie riflessioni e le mie inchieste a distanza di tempo come è successo nelle sue ultime due uscite al deputato Pasqualino Penza. Ci sono arrivato per primo e di questa mia lungimiranza ne pagherò pure il prezzo, poi vi aggiornerò sul perché, ma per amore della mia città “non tacerò” come ebbe a dire un grande dell’antimafia. Oggi, dopo essersi esposto in prima persona ci è arrivato anche il Commissario Straordinario per il risanamento del territorio Fabio Ciciliano e siccome non voglio stravolgere niente per non suscitare ancora diffidenza e dubbi sulla genuinità della mia lotta, riporto fedelmente ciò che scrivono stamattina i colleghi del “Corriere del Mezzogiorno”.

[ Il capo della Protezione civile Fabio Ciciliano, dopo quasi due anni da commissario straordinario di governo per Caivano, ha sostenuto che «non esiste alcun modello Caivano». Il riferimento è al decreto approvato nel 2023 dal governo Meloni per contrastare la criminalità giovanile ma anche l’abbandono scolastico, e successivamente esteso, con il decreto Caivano-bis, ad altre 7 realtà periferiche italiane. «Spesso – ha spiegato Ciciliano in audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie – si parla di modello Caivano in maniera incongrua perché di modello non c’è nulla. C’è un modello come approccio – ha precisato – ma le periferie sono diverse tra loro. Un “copia e incolla” non è proponibile, non sarebbe la strategia vincente».

Una presa di posizione evidentemente sostenuta dall’esperienza sul campo che in qualche modo smentisce quanto sostenuto con enfasi finora dal governo di centrodestra che non solo ha ritenuto replicabile il «modello Caivano» in altre realtà periferiche, ma periodicamente rivendica l’efficacia della stretta repressiva adottata per combattere la criminalità minorile promuovendo anche politiche di inclusione sociale e educativa. Ma sentiamo cosa ha detto Ciciliano: «L’esperienza di Caivano ha dato la possibilità di realizzare un nuovo approccio alla gestione delle periferie nella convinzione di fare del bene, ma anche nella consapevolezza che le periferie sono un’anima viva pulsante delle comunità e non è che con la presenza di un commissario si trasformano anni di devastazione sociale in un paradiso terrestre». In questo caso le parole del commissario sembrano voler frenare i facili entusiasmi quando si parla di «modello Caivano»].

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Caivano

CAIVANO. Al di là delle passerelle. Le vere risposte arrivano dai settori interni all’ente comunale

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CAIVANO Eppur si muove: da cronisti imparziali, quali ci riteniamo essere, questa volta dobbiamo dare atto. Dalla notte del 3 luglio u.s., quando il nostro direttore ha pubblicato l’ennesimo incendio di un autoveicolo procurato presso il campo nomadi, qualcosa si è mosso. Per onestà intellettuale non ci riteniamo gli artefici promotori, ma semplici osservatori.

Ad eccezione della ennesima passerella del 7 luglio delle varie figure della Commissione Parlamentare d’Inchiesta a Caivano, accompagnati dalle solite illustri figure di spicco locali, che hanno sfilato dove tutto sembra già legalizzato. Come si dice a Napoli: hanno “pulezzato ‘ncopp ‘o pulito”. Non un accenno alla problematica dei campi nomadi (periferia della periferia) né una visita di striscio!

Un vento amico noi cittadini l’abbiamo percepito però dagli uffici comunali: dopo l’ennesima rimozione dei rifiuti, in parte combusti, presso quell’area da sempre deturpata da rifiuti e da incendi, abbiamo notato che il Responsabile del Settore Ambiente, ing. Francesco Dell’Aversano, ha voluto dare un segnale di presenza. Forse non risolverà la problematica, ma il messaggio ha una sua valenza. Infatti, a protezione dell’ingresso incontrollato aperto nel muro di recinzione, ha posto in opera delle barriere cementizie, arginando l’ingresso di automezzi che scaricavano all’interno dell’area comunale (vedi foto). Ciò non vieterà lo scarico ed i roghi dei rifiuti, vedasi le due carcasse incendiate da poco. Ma è il messaggio ai malintenzionati che qualcosa sta cambiando.

L’altra lecita risposta ce l’aspettiamo nei prossimi periodi dalle Forze dell’Ordine locali. La determinazione dirigenziale n° 1063 pubblicata l’8/7/2025 del Comandante Dott. Espedito Giglio, ci dice che la Polizia Locale rafforzerà la prevenzione ed il contrasto al fenomeno dell’abbandono dei rifiuti e dei roghi tossici, con fondi finanziati dal Governo. Bellissima notizia, bravo il Comandante che ha saputo ottenere questo supporto dal fondo Unico Giustizia!

Ciò significa: non più una semplice osservazione e segnalazione di dove sono stati abbandonati i rifiuti. Questo lo vediamo anche noi cittadini facendoci una passeggiata nelle zone periferiche e nelle campagne. Ci aspettiamo una presenza concreta ed operativa soprattutto nelle ore extra servizio ordinario: che ci portino lo scalpo dei reali artefici dei reati in materia ambientale, con sanzioni esemplari.

Se fate un giro in campagna nelle ore serali, si vedono circolare mezzi che trasportano scarti di demolizioni (guaine, eternit, cartongesso, etc) prodotti da imprese edilizie sommerse, scarti di ritagli di fabbrichette, trasporto di autoveicoli cannibalizzati e poi dati alle fiamme, furgoni pieni di frigoriferi e lavatrici consegnate ai nomadi, o altro materiale che, chi lavora in modo illecito, smaltisce in modo illecito.

Che ben vengano questi progetti e questi finanziamenti, ma i cittadini, ancora fiduciosi in un cambiamento, cercano risposte concrete, dei RED CARPET ne abbiamo le scatole piene!

Buon lavoro a tutti

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Caivano, Parco Verde: 41 condanne in Appello per il clan Sautto-Ciccarelli

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Il sistema criminale del Parco Verde regge anche in Appello.
Dopo la maxi-retata del 2022 e le pesanti condanne inflitte in primo grado, si è concluso nei giorni scorsi il processo di secondo grado nei confronti del clan Sautto-Ciccarelli, ritenuto responsabile della gestione capillare dello spaccio nel cuore di Caivano. La Corte d’Appello ha confermato la solidità dell’impianto accusatorio, pronunciando 41 condanne per un totale di oltre 330 anni di reclusione.

Nonostante le attenuazioni riconosciute a diversi imputati – tra patteggiamenti, benefici per la continuazione con altre sentenze e concessione delle attenuanti generiche – il verdetto certifica l’esistenza di un’organizzazione ben strutturata, in grado di gestire un flusso costante di sostanze stupefacenti: cobret, cocaina, crack, eroina, hashish e marijuana, smerciate non solo nel Parco Verde ma anche in diverse aree delle province di Napoli e Caserta. Centrale, come emerso nel corso delle indagini, anche il ruolo operativo delle donne.

Nel dettaglio, tra le condanne più significative:

  • Nicola Sautto, considerato vertice dell’organizzazione, ha visto la sua pena aumentata da 20 a 24 anni di reclusione;
  • Rosa Amato, condannata a 18 anni in continuazione;
  • Cristofaro Iuorio, 18 anni;
  • Pasquale Spatuzzi, 12 anni in continuazione;
  • Salvatore Spatuzzi, 14 anni e 8 mesi in continuazione;
  • Giulio e Vincenzo Angelino, confermate le condanne a 6 anni;
  • Sonia Brancaccio, 10 anni e 8 mesi (difesa dall’avv. Leopoldo Perone);
  • Antonio Cozzolino, 12 anni e 8 mesi (difeso dall’avv. Rocco Maria Spina);
  • Mariano Vasapollo, collaboratore di giustizia, ha ottenuto 14 anni in continuazione;
  • Vincenzo Iuorio, altro pentito, ha ricevuto 4 anni e 6 mesi;
  • Anna Sportiello, condannata a 2 anni e 8 mesi.

    Molti imputati hanno ottenuto riduzioni consistenti rispetto al primo grado, ma nessun colpo di spugna: la mappa del narcotraffico delineata dalla DDA resta pressoché intatta. La Corte ha disposto il deposito delle motivazioni entro 60 giorni.
  • L’indagine ha disvelato un sistema affaristico-criminale fortemente radicato nel territorio, capace di operare con efficienza imprenditoriale, reclutando giovani, donne e soggetti già condannati, pur di mantenere attive le piazze di spaccio. Un’organizzazione che, nonostante i colpi subiti, si dimostra ancora una minaccia concreta per il tessuto sociale dell’area nord di Napoli.

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Pizzo a imprenditori di Caivano, spunta una lista tramandata da clan a clan: arrestati due reggenti del clan Angelino

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Erano inseriti in una lista tramandata da clan a clan, gli imprenditori del Napoletano, precisamente di Caivano, risultati essere vittime di estorsioni per mano di due indagati, che hanno ricoperto il ruolo di reggenti nel clan, arrestati dai carabinieri per associazione a delinquere di tipo mafioso ed estorsione aggravata.

A scoprirlo sono stati i militari del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, nell’ambito di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea.

Dall’inchiesta sono emersi diversi episodi estorsivi ai danni di imprenditori di Caivano, dove i due avevano assunto ruoli apicali nell’ambito di un’organizzazione malavitosa.

Le misure cautelari in carcere sono state notificate a Giovanni Barra, detto “Giovanni o’ scucciato”, 39 anni, e a Roberto Alfio Maugeri, 33 anni, ritenuti stretti collaboratori del boss Antonio Angelino, detto “Tibiuccio”, che hanno assunto la guida dell’organizzazione camorristica nel periodo in cui il capo era irreperibile in quanto destinatario di un arresto.



(fonte: Ansa)

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