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Cultura e spettacolo

Eduardo De Filippo, scoperto un film mai visto prima

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Un film con Eduardo De Filippo mai visto prima e del tutto sconosciuto anche per gli addetti ai lavori è riapparso il 25 giugno scorso a Bologna, nell’ambito del festival «Il cinema ritrovato», conclusosi ieri dopo aver proposto anche «La febbre dell’oro» di Chaplin musicato dal vivo dall’orchestra del Comunale di Bologna ed una lectio di Jim Jarmusch.

Il misterioso lungometraggio s’intitola «Ombre vive» e, finora, era assente da qualsiasi filmografia dedicata all’attività cinematografica del grande drammaturgo, regista e attore napoletano.

Con Eduardo, nel film diretto tra fine anni Quaranta e inizio Cinquanta da Mario Baffico, recita anche un altro big del cinema e dello spettacolo italiano, Paolo Stoppa. Ma, fino a oggi, di tutto ciò non esisteva alcuna traccia concreta. La lacuna è stata colmata grazie ai preziosi materiali che la ricercatrice Cristina D’Osualdo, attraverso la sua società Viggo, sta depositando proprio in queste settimane presso la Cineteca di Bologna, l’ente organizzatore del festival, per poi procedere alle operazioni di restauro.

Tra questi filmati d’epoca, a colpire subito l’attenzione dei vertici della Cineteca sono stati proprio quelli del film perduto con Eduardo, sulla scia del lavoro di ricerca che da qualche anno viene portato avanti sull’opera dell’autore napoletano proprio nei laboratori di restauro bolognesi e nel corso del festival di giugno.

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Cultura e spettacolo

Capitale della Cultura 2028: la Campania guida con 6 città

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Parte la sfida per decretare la nuova Capitale della Cultura italiana 2028. Sono 25 le città selezionate in tutta Italia con la Campania che guida con ben 6 candidature: Bacoli, Benevento, Mirabella Eclano, Sala Consilina, Sessa Aurunca, Unione dei comuni “Città Caudina”.

Seguono Lazio, Toscana e Puglia con 3 città e il Veneto con 2 candidature.



(fonte: IlMattino)

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Afragola

Orgoglio e Merito afragolese: la 5^O classico del Liceo “Filippo Brunelleschi” trionfa all’Esame di Stato

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AFRAGOLAIn un tempo in cui troppo spesso si parla dei giovani con toni cupi e scoraggiati, la classe 5^O del Liceo “Filippo Brunelleschi” di Afragola offre una smentita luminosa, incarnando un esempio concreto di impegno, maturità e straordinaria riuscita. I risultati dell’Esame di Stato, pubblicati oggi, raccontano una storia collettiva di valore e tenacia: su venti studenti, ben nove hanno raggiunto il traguardo del massimo punteggio, ovvero 100 su 100; cinque hanno meritato anche la Lode, sigillo d’eccellenza e testimonianza di un cammino scolastico condotto con rigore e passione. Dietro questi numeri ci sono i volti, le voci, le ore insonni, le prove silenziose ed il coraggio quotidiano di venti ragazzi che, in cinque anni, hanno costruito non solo competenze, ma soprattutto legami, identità, visioni. Ogni nome, da Beatrice Alghiri a Giada Russo, racconta un percorso fatto di crescita, di sfide affrontate, di amicizie custodite. C’è chi ha imparato a superare la timidezza, chi ha trasformato in risorsa una fragilità, chi ha saputo essere per gli altri una presenza discreta ed indispensabile. Nessuno è rimasto indietro, tutti hanno camminato insieme. Una simile armonia non nasce per caso. È il frutto di un contesto formativo solido ed ispirato, costruito giorno dopo giorno grazie alla guida del Dirigente Scolastico, Professor Architetto Giuseppe Cotroneo, la cui visione educativa, lucida e lungimirante, ha saputo coniugare cultura e cittadinanza, autorevolezza ed ascolto. Il Liceo “Filippo Brunelleschi” si conferma, così, non solo una scuola di qualità, ma un autentico presidio di educazione, in cui ogni studente può trovare spazio, valore e direzione. Un plauso speciale va alla Professoressa Giusy Capone, docente di riferimento per la classe e guida instancabile lungo l’intero quinquennio. La sua dedizione, la competenza rigorosa, unita ad una rara capacità di empatia, hanno fatto di lei non solo un’insegnante, ma una vera figura di riferimento: presenza affettuosa e sostegno costante. Accanto alla Scuola, però, è doveroso ricordare un’altra presenza, più silenziosa, ma non meno decisiva: le famiglie. I genitori, con il loro appoggio quotidiano, la fiducia riposta, la capacità di “esserci” nei momenti difficili, senza mai sostituirsi, hanno rappresentato il terreno fertile su cui questi giovani hanno potuto crescere e fiorire. A loro va un ringraziamento profondo: perché educare è sempre un gesto corale! Il successo della 5^O è, allora, qualcosa di più di un risultato scolastico: è un messaggio. È la dimostrazione che, quando Scuola, studenti e famiglie camminano insieme, credendo nel valore dello studio e nella forza dell’educazione, il futuro smette di far paura e comincia a splendere. A questi ragazzi straordinari va il nostro augurio più grande: che portino con sé la luce accesa in questi anni, e che non smettano mai di credere nella bellezza della conoscenza, nella forza delle idee e nella responsabilità di costruire il domani. La 5^O si congeda, lasciando dietro di sé una traccia nitida e generosa: quella di chi ha saputo trasformare l’aula in una piccola patria del pensiero e del cuore.

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Afragola

Afragola, la processione dimezzata: Sant’Antonio tradito da chi dovrebbe celebrarlo

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La città di Afragola ancora una volta è costretta ad assistere, con sgomento e amarezza, alla progressiva e ormai evidente trasformazione della tradizionale processione di Sant’Antonio in un evento elitario, esclusivo e, soprattutto, sempre più lontano dallo spirito autentico del Santo dei poveri. Le critiche piovute sui social, le lamentele dei fedeli e l’indignazione che si respira per le strade non sono frutto di semplici malumori, ma il segnale di un malcontento profondo e radicato.

Quest’anno la processione ha ignorato intere zone della città: rione Saggese completamente saltato, diverse periferie dimenticate, un percorso accorciato senza alcuna comunicazione ufficiale e privo di una logica spirituale o pastorale condivisa. In compenso, la Statua si è fermata puntualmente davanti a esercizi commerciali e abitazioni di famiglie “benefattrici”, come se il cammino del Santo fosse guidato non dalla fede, ma dal tornaconto.

Sant’Antonio non è un cartellone pubblicitario

Che la processione serva da sempre anche a sostenere economicamente il convento è noto, ma c’è una differenza abissale tra una questua dignitosa e un pellegrinaggio selettivo guidato dal denaro. Vedere Sant’Antonio omaggiare solo certe zone “ricche” della città mentre ignora altre realtà bisognose è una ferita al cuore del culto. Non si può trasformare il “padre dei poveri” nel “padre dei benefattori”. È una deriva pericolosa, che tradisce l’essenza stessa della devozione popolare.

Il comportamento dei Frati: rigido, autoritario, distante

Molti fedeli hanno raccontato episodi assurdi: imposizioni rigide sul posizionamento durante la processione, divieti incomprensibili persino sullo stare accanto ai propri figli, minacce velate (“o vi sistemate come dico io o il Santo non gira sotto le luminarie”) che nulla hanno a che vedere con il messaggio francescano di accoglienza e comunità. Un atteggiamento che ha fatto percepire i Frati non come pastori tra la gente, ma come funzionari autoritari, distanti, inflessibili.

E il passato che pesa come un macigno

A rendere la situazione ancora più insostenibile è il silenzio che continua ad avvolgere lo scandalo dell’agosto scorso, quando due frati del convento furono arrestati. È lecito chiedersi come mai, dopo un evento così grave, i religiosi ancora oggi alla guida della comunità non siano stati sostituiti. Possibile che nessuno abbia pensato a un rinnovamento, a un cambio di rotta, a un segnale di trasparenza? Perché, invece di ricostruire la fiducia con i devoti, si è scelta la strada del silenzio?

La responsabilità collettiva e la proposta

Certo, un pezzo di responsabilità è anche nostra. Negli anni, abbiamo delegato sempre più ai Frati la gestione della festa, ci siamo abituati a fare offerte solo in Santuario o il 13 giugno. Ma se davvero vogliamo salvare la tradizione, dobbiamo riprenderci la nostra parte. Non si tratta di negare il sostegno economico al convento, ma di vincolarlo al rispetto della festa e della comunità.

Una festa unica, che non può essere mutilata

La festa di Sant’Antonio è un patrimonio di Afragola, un simbolo di unità, fede e partecipazione popolare. Non può diventare una marcia selettiva, né essere usata per premiare chi “paga” di più. Serve coraggio, serve trasparenza, serve un ritorno allo spirito originario. Se i Frati non sono più in grado di interpretarlo, si facciano da parte. Il Santo non appartiene a loro, ma a tutto il popolo. E il popolo merita rispetto.

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