CAIVANO – Venerdì scorso si è registrato l’ennesimo fallimento della vecchia politica e non certo quello dello sprovveduto e ingenuo Pasqualino Penza, come qualcuno vorrebbe far credere. All’interno del Palazzo Capece si è consumato l’ennesimo boicottaggio, un’ulteriore strategia della vecchia classe dirigente che di farsi da parte e di non determinare successivi fallimenti proprio non ne vuole sapere. Ma cosa c’è ancora da capire per questi dinosauri della politica? Andiamo per gradi.
Dopo essere stato l’unico a fare ferma e convinta opposizione all’Amministrazione Enzo Falco, denunciando attraverso le pagine di Minformo tutto quanto poi scoperto all’indomani degli arresti dell’ottobre 2023, senza avere neanche l’appoggio dell’opposizione che fino ad ora si rivela silente, ignava ed omertosa, il sottoscritto si è ritrovato solo anche nel lottare contro i procurati allarmi basati su delle menzogne atroci per la nostra comunità e anche durante la lotta intrapresa sulle scelte scellerate adottate dal Governo Meloni, facendo risultare Caivano come il bancomat della fiamma tricolore senza che il modello tanto decantato avesse portato un benché minimo beneficio al territorio. Completamente isolato poi, nel vero senso della parola, quando sul territorio, inspiegabilmente, si è sparsa la voce di un’ipotetica velleità personale verso una candidatura a Sindaco di Caivano.
Premesso che la candidatura a Sindaco non la si impone ma caso mai la si porge come disponibilità in maniera del tutto autorevole, ancora una volta mi ritrovo a fare “scuola” su cose che da tempo propongo ma che il protagonismo della vecchia classe dirigente tenta di insabbiare e/o minimizzare.
Che io abbia avuto ragione su tutta la linea adottata dalla testata giornalistica che rappresento attraverso i miei editoriali a partire dal Febbraio 2022 quando redassi“L’Assessore Carmine Peluso con le mani nella marmellata” lo si è evinto poi con gli arresti e con tutto quanto si legge dai documenti redatti dalla DDA. Che io abbia avuto ragione sul fatto che il modello Caivano non poteva funzionare nella maniera in cui è stato pensato lo si desume anche dalle dichiarazioni del Commissario Ciciliano, colui che lo ha applicato in prima persona, affermando: “Le periferie sono un’anima viva pulsante delle comunità e non è che con la presenza di un commissario si trasformano anni di devastazione sociale in un paradiso terrestre”.
È da un anno e mezzo che attraverso i miei editoriali asserisco che il risanamento di Caivano doveva passare attraverso la bonifica sociale e l’abbattimento e ricostruzione con la redistribuzione di immobili su tutto il tessuto urbano dell’intero Parco Verde e solo alla fine, si poteva pensare a qualche infrastruttura sportiva. Invece no. La riqualifica o la costruzione degli impianti sportivi, ha permesso solo la fuoriuscita di moneta sonante – a prezzi gonfiati presi dal listino del genio civile – che è servita solo a riempire la tasca di imprenditori scelti autonomamente dal Commissario in deroga a qualsiasi norma civile, con la conseguenza che ad oggi di riqualificato abbiamo solo il Centro Delphinia, un teatro abbattuto e non ancora ricostruito e uno stadio fantasma.
Che io abbia avuto ragione, sempre in assenza di supporto da parte di qualsiasi parte politica o civile, sul fatto che la nostra comunità necessitava di un radicale rinnovamento della classe dirigente, lo dimostrano i numerosi tavoli politici saltati, appuntamenti falliti e incontri bilaterali andati a vuoto.
Cosa c’è ancora da capire? La vecchia classe dirigente, quella che ancora cerca di restare a galla boicottando, facendo saltare i tavoli e delegittimando tutto quello che di nuovo voglia nascere sul territorio, deve fare i conti col suo fallimento avvenuto già con la scorsa Amministrazione, deve guardarsi allo specchio e fare piena introspezione sul degrado in cui vive la comunità caivanese e non deve ostacolare, nella maniera più assoluta, la volontà della società civile di scendere in campo e di correre ai ripari prima che l’ente comunale collassi.
Da qualche parte ho letto un articolo di un collega che parlava di continuità amministrativa e di quanti di loro la rappresentino a pieno e con essa anche il pericolo di un terzo scioglimento per ingerenze criminali. Praticamente le stesse cose che ripeto da due anni oramai. Solo che il collega, molto vicino agli ambienti di “Caivano Conta”, in questo elenco risparmia il suo leader Antonio Angelino, dimenticandosi che lo stesso compare tra i tredici nomi indicati dalla Prefettura proprio come continuità amministrativa tra le due Amministrazioni sciolte per ingerenze camorristiche.
La Prefettura non fa differenze tra maggioranza e opposizione. Fare la distinzione tra maggioranza e opposizione fa parte di una narrazione fantasiosa messa su da chi si deve difendere a tutti i costi. La Prefettura sa a cosa servono le dimissioni di un Consigliere seduto tra i banchi della minoranza. Le dimissioni di Antonio Angelino certo non possono essere vendute per quelle di un consigliere che accortisi delle ingerenze criminali poi si va a dimettere, anche perché dopo non sono seguite né dichiarazioni che avessero fatto credere questo né tanto meno sono seguite denunce in tal senso da parte del’ex Consigliere. Se poi a tutto questo aggiungiamo il silenzio triennale del leader di Caivano Conta, credo proprio che ad oggi non si possa proprio parlare di lotta antimafia perpetrata tra i banchi dell’opposizione. Pertanto farebbero bene i giovani di “Caivano Conta”, data la loro estrema potenzialità di cambiare totalmente la nomenclatura della classe dirigente, a scegliere una coalizione che possa rinnovare la classe dirigente e che possa scegliere un leader autorevole, impavido, credibile, lungimirante e militante.
Così come non si spiegano le scelte fatte finora dall’On. Pasqualino Penza di confrontarsi a tutti i costi con la vecchia classe dirigente, con marpioni della caratura di Raffaele Sirico e Franco Marzano per non parlare degli altri prenditori della politica che hanno pensato bene di boicottarlo.
Il Movimento 5 Stelle, insieme a “Caivano Conta” è uno dei pochi gruppi politici sul territorio che potrebbe mettere su una lista di nomi nuovi da offrire a quel rinnovamento tanto agognato dalla popolazione caivanese, eppure entrambi i gruppi continuano ad impantanarsi, forse per sudditanza psicologica, dietro al nulla cosmico rappresentato dalla fallimentare vecchia classe dirigente.
I vecchi hanno tentato in tutte le salse una loro riproposizione. Come hanno tentato di fare capolino, il popolo del web si è ribellato. Perfino la posizione del vicesegretario Iuri Bervicato, che non apre ancora ad un totale rinnovamento, appare in contrasto con i movimenti del suo segretario, al punto tale da non far prendere piena credibilità al proprio progetto basato su un cambiamento tanto pubblicizzato ma poco praticato.
Tutti gli altri, invece, aspettando i movimenti e i diktat dei soliti noti restano incastrati in un limbo. Mancano due mesi alla presentazione delle liste, se non consideriamo il mese di Agosto, ed è giunta l’ora del coraggio. Chi ha la possibilità di creare liste con una nuova nomenclatura si faccia promotore di un tavolo del rinnovamento e vediamo chi ha il coraggio di sedersi a quel tavolo. Solo così si può realmente occupare uno spazio importante nel panorama politico caivanese, solo così si possono andare a catturare i voti persi e lasciati per strada dalla vecchia politica. Solo così Caivano potrà cambiare e forse dopo, solo dopo, avrete il coraggio di darmi ragione. Forse.