CAIVANO – Ci risiamo. Non c’è elezione amministrativa in questa Repubblica delle Banane dove non spunti fuori il solito “dimenticatore professionale”, quello che si candida a Sindaco ma – ops! – inciampa sulla più elementare delle regoline burocratiche. E stavolta tocca a Caivano, che si prepara al voto del 23 e 24 novembre con un candidato che, se le voci fossero vere, meriterebbe una medaglia al valore della disattenzione istituzionale.
Parliamo di Antonio Angelino, funzionario dall’elevata qualificazione (con tanto di Posizione Organizzativa, mica pizza e fichi) – come riporta il suo CV – alla Città Metropolitana. Un incarico di responsabilità. Dunque, uno che di carte e procedure dovrebbe intendersene. Ebbene, le nostre “sirene” ben informate – non sirene della polizia, sia chiaro, quelle a Caivano suonano per altri motivi, purtroppo – ci sussurrano che il Dott. Angelino – come lo amano definire i suoi seguaci – avrebbe bellamente dimenticato di presentare la richiesta di aspettativa non retribuita entro il fatidico giorno della presentazione delle candidature.
La Legge è Uguale per Tutti (o Forse No?)
Facciamo un ripasso per i distratti, o per chi ha preferito studiare il programma elettorale anziché il Diritto. Il Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), quell’obsoleto tomo che i politici fingono di leggere, all’Art. 60, comma 3, prevede un meccanismo semplicissimo: se sei un dipendente pubblico (e Angelino lo è, eccome), devi farti mettere in aspettativa non retribuita prima di candidarti, proprio per evitare l’ombra, pesantissima, di usare la tua posizione di potere e il tuo stipendio pagato da tutti noi per farti eleggere.
In sostanza, Angelino sarebbe andato in campo come il calciatore che scorda le scarpe da gioco e si presenta in ciabatte, o peggio, come il chirurgo che entra in sala operatoria senza essersi lavato le mani.
Un dettaglio, direte. Certo: un dettaglio come dimenticare di firmare il contratto di matrimonio e poi chiedere la luna di miele.
Ora, se le voci fossero fondate, saremmo davanti a un capolavoro di sprovvedutezza politico-amministrativa. Un funzionario pubblico che non conosce le regole base del gioco istituzionale è come un cuoco che confonde il forno con la lavatrice: fa rumore, ma non fa mangiare.
E allora sorge spontanea la domanda, quella che un giornalista vero porrebbe con la penna affilata come una lama:
“Candidato, lei lo sapeva o no che doveva chiedere l’aspettativa prima di candidarsi?”
Perché se lo sapeva, è grave. Se non lo sapeva, è peggio. Nel primo caso, ci troviamo davanti a una sfida spavalda alla legalità elettorale, nel secondo, a una monumentale prova di incompetenza amministrativa.
L’Appello al Dottor Angelino
Certo, la satira è una cosa seria, ma la legge (quando si tratta di farla rispettare ai cittadini) lo è ancora di più.
Di fronte a queste indiscrezioni, che rischiano di inquinare il dibattito democratico ancor prima che il voto sia espresso, il sottoscritto non può che chiedere lumi immediati e inequivocabili direttamente al candidato Sindaco Antonio Angelino.
Dottor Angelino, è vero che non ha ottemperato all’obbligo di presentare la richiesta di aspettativa non retribuita entro i termini di legge?
Una risposta chiara è dovuta non solo agli elettori, ma alla stessa dignità della competizione elettorale.
Dottor Angelino, vuole uscire dal silenzio tombale e mostrarci la pezza d’appoggio? Quel benedetto foglietto protocollato, con data certa, che attesta il suo tempestivo allontanamento (economico e funzionale) dal posto di lavoro? Lo tiri fuori, subito. Perché se quelle carte non esistono, o sono arrivate in ritardo, siamo di fronte al “Capolavoro dell’Incompetenza Politica”.
Un aspirante Sindaco che, prima ancora di sedersi sulla poltrona più scomoda di Caivano, dimostra di essere sprovveduto, incapace e, diciamocelo, ignorantello in materia di norme fondamentali che regolano l’accesso al potere. E non è questione di cavillo, è questione di rispetto per l’istituzione che si vuole guidare.
Spero vivamente che anche questo quesito non venga disatteso perché le risposte non le deve a un umile cronista ma a una intera comunità quella che lei vorrebbe amministrare. Le ricordo che è già mancante di alcune risposte alla collettività, quelle che le furono fatte in questo editoriale (leggi qui) e mi raccomando sciolga questo dubbio atroce e non creda che il silenzio che l’ha premiato candidato a Sindaco continuerà ad esserle fedele alleato.
Il Regalo Avvelenato di un Sindaco Ineleggibile
Ma la parte più spassosa (e tragica) della vicenda, è cosa accadrebbe se questo “Pioniere della Dimenticanza” venisse eletto. Sarebbe il trionfo della commedia dell’assurdo!
Gli avversari politici, che non vedono l’ora di sgranocchiare un osso così succulento, si fionderebbero dritto al TAR come mosche sul miele. E poi, inevitabilmente, al Consiglio di Stato.
Il risultato? Caivano si ritroverebbe, nella migliore delle ipotesi, per i prossimi cinque anni, con un Sindaco con il titolo appeso a un filo, una sorta di Pinocchio amministrativo sotto indagine permanente. Un’Amministrazione costretta a lavorare con la Spada di Damocle che pende sulla testa di tutti, come un lampadario difettoso. Ogni delibera, ogni atto, ogni promessa, resterebbe sospesa nel limbo della burocrazia giudiziaria.
Caivano, la città che meriterebbe stabilità e certezze, si ritroverebbe condannata a un quinquennio di incertezza giudiziaria, relegata a eterna comparsa in un tribunale amministrativo. Un lusso che, con i problemi che ci sono, francamente non possiamo permetterci.
Quindi, Dottor Angelino: le carte, grazie. Se non le ha, prenda nota: non è ineleggibile solo lei. Sarà ineleggibile, di fatto, tutta l’azione amministrativa che potrebbe nascere da un tale, clamoroso, inciampo iniziale. E questo, per Caivano, sarebbe un crimine politico.
Potrebbe ancora smentire tutto, esibendo la richiesta di aspettativa come un asso nella manica. In quel caso, chapeau. Ma finché non lo fa, la domanda resta, pungente come una puntura di zanzara in campagna elettorale:
“Sindaco sì, ma legale?”