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Scuola o famiglia?

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“l’assegnazione del personale ai vari ruoli nell’ambito del sistema sociale e i processi di socializzazione dell’individuo sono chiaramente gli stessi processi considerati in prospettive differenti. L’assegnazione è il processo visto alla luce della significanza funzionale per il sistema sociale in quanto sistema; la socializzazione è lo stesso processo sotto il profilo della motivazione del singolo soggetto agente” (Parsons 1981).

Secondo Parsons la famiglia e la scuola sono le principali agenzie di socializzazione, ove il fanciullo si forma e si orienta per iniziare a dar forma alla propria personalità, ossia, ove  acquisisce gli strumenti per immergersi nella  società, costruisce il proprio futuro.

La scuola, da un punto di vista sociale, è la prosecuzione della famiglia; talvolta questo non succede provocando danno e confusione nel fanciullo. I motivi sono vari, ma una delle cause più comuni si esplica nella confusione dei ruoli di genitori ed insegnanti. Negli ultimi anni abbiamo subito dalle cronache nazionali una sorta di vessazione psicologica, questo ha innescato nella mente dei genitori un certo protezionismo a prescindere. Il bambino per crescere sereno ha bisogno di un ambiente tale e di discorsi concreti e rassicuranti, ciò contrasta con un ambiente e discorsi protettivi.

L’insegnante, con notevole frequenza, si trova a doversi quasi difendere o giustificare per aver ripreso il bambino, questo succede perché i genitori vedono nel richiamo una sorta di violenza, senza chiedere il perché di tale azione  si è portati ad identificare la maestra come una persona “cattiva” o peggio “non idonea” alle proprie mansioni. Le sentenze non spettano a noi adulti, bensì credo che bisognerebbe fare un passettino indietro rispettando ognuno il proprio ruolo, con una collaborazione fattiva per il bene comune, ossia il bambino.

Il momento più bello per le insegnanti è quello della lezione in classe. I bambini con la loro spontaneità ed euforia sono i protagonisti del nostro lavoro, che non si esaurisce con la fine delle lezioni; spesso sono proprio i loro dubbi a darci spunti di riflessione ed è proprio per questo, per il rapporto alunno-maestra, che inevitabilmente esiste,  bisogna confrontarsi di più. Non esistono ricette della felicità, ma l’impegno unidirezionale verso il fanciullo, possa permetterci di donare serenità; la quale diventerà luce nei momenti bui della sua crescita nel mondo, dove noi adulti non potremmo difenderlo più, ma solo amarlo in silenzio.

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