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Quando la lotta per il bene comune non ha bisogno di costituirsi in associazioni

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Le associazioni ONLUS caivanesi che hanno richiesto l’adesione al 5 per mille

Anch’io sono una persona che, come tutti, nella vita ha sofferto, e non è detto che non vedrò più la sofferenza, eppure c’è stato un progetto che mi ha ammaliato, dove mi sono riconosciuto sin da subito e dove le mie idee combaciavano al massimo con i principi fondamentali di quel progetto. Le idee principali di quel progetto sono racchiuse in un documento chiamato “non statuto”, il nome è studiato apposta per non essere considerato un documento registrato o riconosciuto dallo stato italiano e dall’agenzia delle entrate, perché il messaggio principale, subliminale, deve essere quello che lo scopo del progetto non deve essere influenzato dal dio denaro. I seguaci di questo progetto si riconoscono arbitrariamente sotto un’unica bandiera e per il principio descritto prima, nessuno di essi può ambire ad una posizione di prestigio che possa portare vantaggi economici, proprio perché il “non statuto” non permette di aderire a nessun fondo nazionale od europeo e pertanto chi sposa le idee del progetto, deve far di necessità virtù e operare in nome del bene comune solo ed esclusivamente con le proprie capacità e mezzi economici, i più creativi si inventano qualsiasi evento per raccogliere fondi spontanei.

Sfortunatamente, non tutti la pensano allo stesso modo, non tutti fanno parte di quei 10 milioni di italiani che credono che fare del bene non dipenda solo ed esclusivamente dal denaro. C’è gente che lotta per il bene comune attraverso associazioni, fondazioni ed Onlus e riescono a raggiungere vette incredibili con traguardi eccezionali, e questi dovrebbero essere gli esempi da seguire, ma l’essere umano si sa, è un animale sociale ed opportunista, non sempre le associazioni nascono con fini nobili, ovvero nascono con fini nobili, ma poi il tintinnio della moneta sonante, talvolta fa perdere di vista la vera meta o lo scopo per cui si è costituiti.

A Caivano, nel mio paese, ci sono diverse Onlus che, almeno da come si legge sui loro atti costitutivi, dovrebbero operare per il bene comune o fini nobili, io non conosco nessuna attività degna di nota, fatta da queste associazioni, ovvero sul territorio non ce ne sono tracce. Sono però convinto che dopo la lettura di quest’articolo, ci sarà qualcuno che dirà: “il bene va fatto ma non va detto”, peccato però che quel bene, a volte anche artificioso, venga detto alle agenzie delle entrate, quando si fa richiesta per essere iscritto nell’albo degli aventi diritto del 5 per mille.

Il “5 per mille” è uno strumento indetto dal governo italiano, introdotto, già dal 2015 col patto di stabilità che decide la destinazione, in base alla scelta del contribuente, di una quota pari al 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche a finalità di sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle fondazioni e associazioni riconosciute; finanziamento della ricerca scientifica e delle università; finanziamento della ricerca sanitaria; attività sociali svolte dal Comune di residenza del contribuente; sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal Coni.

La natura della legge è giusta e pensata bene, ma come per ogni legge, c’è sempre qualcuno che la sfrutta per tornaconti personali, a Caivano, per esempio, ci sono associazioni che raccolgono fondi, grazie alla registrazione dei loro atti costitutivi e grazie all’acquisizione della denominazione ONLUS, per uno scopo ben descritto e ben articolato nei progetti di adesione, ma che nei fatti diventano progetti che non prendono mai vita o che sul territorio nessuno si accorge della loro efficienza.

L’Associazione “Un’infanzia da vivere” che dona una maglietta al parroco dopo aver ricevuto fondi privati

Le Onlus caivanesi che hanno fatto richiesta di essere inseriti nel programma “5 per mille” (vedi foto) nella minor parte non posseggono un sito internet istituzionale e i siti di quelle che lo posseggono, sono privi di una sezione Trasparenza, dove dovrebbero essere illustrati costi e incassi, lo so benissimo che non è obbligatorio farlo, ma l’etica morale e i principi fondamentali che spingono un numero di persone a costituirsi come ONLUS lo impongono, poiché, anche se volontari, i soldi del 5 per mille, restano sempre soldi pubblici, perché tolti, volontariamente dall’imposta sul reddito, e se son soldi provenienti dai redditi caivanesi, sono tolti alla nostra comunità e di conseguenza, potevano essere spesi diversamente o in modo migliore.

Diceva un noto politico: “A pensar male è peccato, ma tante volte si azzecca” e se le mie riflessioni sono giuste, posso asserire con certezza che se davvero si vuole il bene comune e se davvero si vuole aiutare qualcuno o una categoria nello specifico, non c’è fondo o bonifico che tenga, basta solo l’amore verso il prossimo, valore quest’ultimo, perso anche da chi dovrebbe insegnarlo.

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