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Napoli. Procuratore Riello: “Il buonismo delle norme è criminogeno soprattutto sui minori”

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Una depenalizzazione camuffata “: il procuratore generale della corte d’appello di Napoli Luigi Riello nel suo intervento alla inaugurazione dell’anno giudiziario nello storico tribunale di Castel Capuano definisce così la legge Cartabia. E dalle prime battute si intuisce che due saranno gli argomenti del giorno: la riforma appena entrata in vigore e il tema delle intercettazioni.  “Non è certo una conquista di civiltà – prosegue Riello riferendosi alla Cartabia – rendere perseguibili  a querela di parte reati gravi come addirittura il sequestro di persona  e la gran parte delle fattispecie di furto aggravato.  Non è un segnale positivo  il sostanziale disinteresse dello Stato  che abbraccia la concezione civilistica del diritto  penale che non tiene conto della rottura del patto sociale che a sua volta si realizza  attraverso condotte gravi e violente “. Un duro affondo alla riforma appena entrata in vigore. 

“Io – sono sempre parole del Pg – credo che ricorrere a una legge spazzafascicoli o a una strisciante amnistia sia una strada più comoda e facile  che procedere ad una effettiva razionalizzazione del processo. Le nuove disposizioni hanno complicato  in modo incredibile gli adempimenti settimanali delle Procure della Repubblica nei confronti delle Procure Generali  in tema di avocazione. Grandi assenti in questa riforma continuano a essere le persone offese, le vittime del dovere, le loro famiglie e la loro dignità, il loro dolore e i loro diritti”. Fornito dal presidente della Corte d’Appello Eugenio Forgillo il quadro della situazione in cui versa la giustizia nel distretto di Napoli e l’andamento dei reati: calano omicidi e tentati omicidi di matrice mafiosa  ma si registra una impennata di furti e rapine, come pure di tentati omicidi finalizzati alla commissione di tali reati. E aumenta in maniera più che preoccupante il ruolo dei minori che delinquono: “Il buonismo normativo nei confronti dei minorenni che delinquono – prosegue Riello  – è contrario all’interesse del minore  ed è anzi criminogeno”.

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