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CAIVANO. Il Sindaco “a ppane ‘e ppuparuole” rimasto senza numeri in aula fa vergognare un’intera città

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CAIVANO – Se non c’è miglior sordo di chi non vuol sentire, non c’è neanche miglior cieco di chi non vuol vedere, così come non c’è Sindaco più duraturo di chi è attaccato alla poltrona e alla fascia, facendo finta di non vedere l’assenza dei numeri.

È il caso del Sindaco Enzo Falco che si ostina ad andare avanti, caricandosi di responsabilità non sue – al limite di finire nelle indagini della Magistratura – pur di non vedere la realtà di non avere più i numeri né in aula e né in città per governare. La sua unica fortuna è quella di non avere consiglieri comunali di alto profilo politico e umano. Quel tipo di politico che quando si sente mortificato per non aver potuto dare le risposte che il suo elettorato si aspetta, saluta, alza i tacchi e chiude i rapporti. Invece questi tentano sempre di beccare qualcosa, al punto da far capire alla fascia tricolore che vanno bene anche le briciole di pane, ma non per dimostrare qualcosa ai suoi elettori ma per dimostrare ai propri colleghi, addetti ai lavori, che qualcosa sono stati pur in grado di prendere.

Oramai i Pippo Ponticelli, i Mimmo Falco e i Gaetano Lionelli che si spingono, perfino, ad aprire ring per strada ma non in aula, abbiamo imparato a conoscerli ma quelli che ci sorprendono sono i consiglieri scafati come Antonio De Lucia e Raffaele Del Gaudio che aprono scenari inquietanti circa l’andamento del settore edile in città ma poi non danno seguito alle loro parole in termini di fatto.

Ci meravigliano anche i 5 stelle, che oramai si sono talmente assuefatti al “sistema” che la luce dell’onestà che brillava tra il 2015 e il 2017 si è spenta al punto tale che le stelle sono diventate cadenti. Il Consigliere Francesco Giuliano con la sua assessora Maria Pina Bervicato non vedono i due milioni di euro spesi per manutenzioni fantasma? E dire che nel 2016 per molto meno (lavori di riqualificazione del centro storico) fu chiesta addirittura interrogazione parlamentare, ma all’epoca tra le loro fila militava gente con le palle. Il deputato Pasqualino Penza, oggi non interroga il Parlamento sui motivi che hanno spinto un delinquente del territorio a chiedere il pizzo alla ditta che si accingeva a fare i lavori di riqualificazione di strade? Non interroga il Ministro su alcune frequentazioni che alcuni segretari di partito tendono a trattenere? Non ci si interroga sui posti di lavoro elargiti all’interno dell’organico della ditta di igiene urbana, facendo registrare anche qualche assunzione di parente o affine di qualche pregiudicato-boss del territorio? L’onorevole grillino, insieme al suo Consigliere non chiedono al Ministro come mai un vetro di una porta a Caivano costa 45mila euro? Come mai i finanziamenti ricevuti per un canile non vengono investiti? E perché non si censiscono gli abitanti del Parco Verde e non si alienano più le case di quel rione? Eppure lì la Corte dei Conti è stata chiara! Eppure nel programma del Sindaco c’era l’abbattimento del Parco Verde in stile Vele di Scampia. Come mai i grillini, i possessori dell’onestà non chiedono spiegazioni alla fascia tricolore del perché è stato naufragato il project financing sul Delphinia che prevedeva la riqualificazione interamente con soldi privati?

Siamo sicuri che pur di restare a galla tutti, a queste domande non si ascolteranno mai risposte ma da caivanese, la cosa che più mi rattrista è vedere la mia città rappresentata da gente, incolta, triste, arrogante, supponente e ignorante e l’apice di tutto questo si è intravisto ieri sera durante i festeggiamenti dello scudetto organizzati dal Club Napoli Caivano.

Prima di illustrare tutta l’arretratezza dei personaggi più in vista di questa città, voglio prima fare i miei complimenti al Club Napoli Caivano, al suo Presidente in pectore Pio Brianese e a tutti quelli che hanno reso possibile una serata come quella di ieri, che forse, a queste latitudini, non si è mai vista.

La presenza di personaggi del calibro di Antonio Careca e dei colleghi giornalisti sportivi ha inorgoglito una città intera, tranne quella di quei pochi privilegiati che hanno scelto di discriminare il resto della popolazione con una poltroncina in più.

Bene ha fatto Peppe Iodice che col suo sarcasmo e la sua ironia ha saputo suonargliele di santa ragione a chi ha pensato che qualche “riccone” caivanese, solo perché ha messo mano alla tasca e ha aiutato i ragazzi del club a sostenere le spese, dovesse, in qualche modo, tracciare una linea di differenza tra il volgo e la borghesia, godendo dello spettacolo stando comodamente seduto nelle prime file.

Roba da medioevo, come da medioeva era l’outfit e la metacomunicazione usata dal primo cittadino, anch’essi finiti nel mirino del talentuoso cabarettista. Ieri sera, il primo cittadino col suo modo di voler essere pauperista a tutti i costi, ha fatto vergognare la parte sana, nobile e professionale della città per essere rappresentata da gente così cafona. Il sottoscritto tutto questo lo anticipò già in campagna elettorale (leggi qui)

Emblematico è stato lo sfottò del comico napoletano che vedendo un uomo seduto in prima fila, abbigliato in stile rurale, bucolico e pauperistico, alla stregua di un bracciante – con tutto il rispetto per il nobile mestiere – con camicia fuori dai pantaloni e jeans usurati, stentava a credere che un uomo vestito così fosse il Sindaco della città che lo stava ospitando tanto da etichettarlo: “O sindaco a ppane ‘e ppuparuole!”. Una scena surreale quella vissuta dai circa settemila caivanesi presenti, accorsi tutti per festeggiare più che lo scudetto, il riscatto culturale della propria città. Riscatto svanito subito dopo le prime battute dello showman, quando ha evidenziato tutta la cafonaggine e la spocchia dei maggiori esponenti della città.

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