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CAIVANO: Ad alcuni giornalisti piace la pasta e fagioli della moglie del Sindaco

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Avrei potuto iniziare con una frase ad effetto, oppure con una citazione famosa, un detto, un fatto o una barzelletta se ci fosse da ridere e non da piangere.

Avrei voluto iniziare citando Bennato e scrivere, tutti intorno al capezzale di un malato molto grave anzi già qualcuno ha detto che il malato è quasi morto.

Il problema è che il seguito della canzone diventa un feroce attacco alla mediocrità di chi, pensandosi saggio e studiato, crede di avere la soluzione in tasca e allora, al protagonista, non resta che scappare (prima che sia troppo tardi).

Ma veniamo al dunque.

Questa, invece, è la storia triste di un giornalista in cerca della sua pasta e fagioli, di una fashion blogger in cerca di incarichi e di un trickster blogger in cerca di  guai.

Il primo è da sempre in cerca di un posto a tavola e talvolta ci riesce. Ciò che stupisce e che ama, forse a causa dei suoi traumi infantili, sputare nel piatto in cui mangia.

Il giornalista in questione, da quello che mi hanno raccontato, amava la cucina della Signora Monopoli (oddio cosa ho scritto?) ed era avvezzo sedersi a tavola e gustarla in compagnia del Sindaco e, magari, sorseggiare il buon vinello messo a disposizione dal padrone di casa.

Voglio precisare che non gliene sto facendo una colpa, ma mentre lo scrivo mi corre un brivido lungo la schiena procurato dall’invidia di non aver potuto godere della famosa pasta e fagioli della signora Ambrosio.

A questo punto, se non fosse altro per la novella amicizia con suo marito, la nobildonna dovrebbe estendere l’invito anche a noi di Minformo.

Io desidero, anzi pretendo, di essere ufficialmente invitato all’assaggio, ricambierò con la cheesecake che piace al marito.

L’attento Giornalista però, prima di convogliare a nozze comunicative con il medico più famoso di Caivano, mangiava una pasta e fagioli molto più SEMPLICE, di quella che al posto della cotica ci si mettono le ecoballe, quelle portate nella cittadina a nord di Napoli dal suo precedente finanziatore gastronomico. Mai una volta scrisse della monnezza accatastata, mai una volta protestò per prebende date e ricevute, niente in merito a un dissesto della partecipata che è costato l’attuale dissesto in cui ci ritroviamo.

La storia di oggi racconta di un uomo arrabbiato con se stesso per non aver potuto approfittare, forse grazie anche all’intelligenza acuta del suo interlocutore, ancora della destrezza culinaria di cui aveva goduto in tempi non sospetti.

Leggenda vuole che lo si immagini accomodato sul divano ad analizzare la partita del Napoli mentre sorseggia un digestivo per aiutare la chilificazione del fagiolo che, si sa, è molto ostico da digerire.

Forse alcune persone amano strisciare per poco o per niente, spesso per un piatto di fagioli che, seppur sublime, rimane quello che è.

Ora non vorrei che questo lungo discorso abbia distolto l’attenzione della signora Ambrosio dall’invito, mettiamo le cose in chiaro!

La fashion blogger è una tipa che ho avuto l’onore di conoscere per la prima volta durante un incontro da lei condotto presso la struttura pubblica della biblioteca di Caivano. Ricordo che l’argomento era il “Bon Ton” e ne uscii convinto di essere uno zotico e un incorreggibile maschilista del cavolo. La lezione mi servì per rimanere quello che ero, tanto era stata convincente la bella signorinella.

Giorni dopo cancellò la mia amicizia su Facebook perché riteneva che mia figlia fosse una pazza dato che si era permessa di giudicare il suo fascino per lo shopping.

Evvabbè, fa niente mi dissi, una persa cento trovate… poi ne ho trovate duecento, ma questa è un’altra storia.

La “fassionblogger” scrive una lettera ai cittadini caivanesi per pronunciarsi sulla sfiducia data al “suo Sindaco” dicendosi delusa dal comportamento di questi per cause dispotiche.

Lei lo conosceva bene, lei sapeva con chi aveva a che fare, lei ci aveva creduto, poi tutto a un tratto, scesa dalle scale con la coda tra le gambe per aver appreso la nomina a portavoce di un professionista più quotato di lei, un vero professionista, sbatte la porta e, in un lampo, si perde anche lei la famosa pasta e fagioli (che forse non avrà mai nemmeno mangiato, poveretta).

Fatto sta che qualche cosa l’aveva tirata su per la comunicazione “esterna” e forse, delusa proprio dal fatto che un sorriso, in risposta a una sua richiesta, ha trafitto il suo fragile cuoricino.

Il ringraziamento, alla fine della lettera, va praticamente a tutti, dotti, medici, sapienti, preti, dipendenti e funzionari, questi ultimi famosi perché anziché rispondere alle richieste del Sindaco, rispondono agli articoli di Minformo che pubblicano le richieste del Sindaco. Roba da mettersi le mani nei capelli e a chi non li ha costringerli a comprarsi una parrucca per poi metterseli.

Dio buono, una lettera ai caivanesi, manco fosse il sindaco, il curato, il patriota di ritorno da una battaglia in terra straniera. L’ego di alcune persone è senza fine, che a studiarlo si sarebbe pure in grado di spiegare l’infinito nella sua grandezza e nella sua microscopica misura.

Andiamo avanti.

Il trickster blogger al tempo provò un approccio anche con me, consigliandomi l’affare del secolo, scrivere per il suo giornaletto letto da lui e forse sua moglie.

L’ingaggio proposto era buono se si pensa che a Caivano alcuni pennivendoli si lasciano tentare da 50/40 euro e a me era stato proposto 20 volte di più.

Anche lui amico del Sindaco, che condivideva anche momenti medici, che si affacciava di tanto in tanto al suo studio per orecchiare a chi, Monopoli, facesse la visita gratis per sua convenienza o per il disagio economico del paziente, per poi andare a casa di questi per riscuotere l’obolo a nome del medico. Le faccine che si usano su Facebook in un articolo sono vietate dal buon senso, ma immaginate voi quale ci starebbero bene.

Cacciato in malo modo, rivolge la sua frustrazione prima nei confronti di qualche consigliere, poi si accaparra il diritto di cronaca per le vicende eroiche degli stessi, che al confronto una bandiera al vento gli avrebbe fatto un baffo.

Fedele servitore del primo che capita e che è disposto a dargli qualche spicciolo, perché giustamente, anche lui tiene famiglia.

Termino questo cazzeggio anche perché gli episodi sarebbero davvero tanti, che a raccontarli mi ci vorrebbe un libro e dato che il mio vecchio editore è impegnato in altro, dovrei rivolgermi a Beyond Edizioni per farmelo pubblicare, ma ci sarebbe conflitto di interessi, o forse no… ma quest’ultima è solo una marchetta, pubblicità occulta per garantirmi la possibilità di divertirmi con il niente come ho fatto oggi.

 

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