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AFRAGOLA. Non è sfida allo Stato. Se esiste la camorra la colpa è nostra

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AFRAGOLA – “Se la camorra esiste è soprattutto colpa nostra”. Queste sono state le parole del magistrato della DDA di Napoli Catello Maresca, pronunciate nella biblioteca comunale giovedì scorso in occasione della presentazione del suo libro “La Mafia è buona”.

In quell’occasione Catello Maresca faceva riferimento a quanto le mafie si siano evolute e al fatto che oggi arrivano anche a non commettere atti efferati ma permeano direttamente nelle istituzioni attraverso le azioni politiche dei cosiddetti colletti bianchi.

Ad Afragola invece la camorra, o mafia che dir si voglia, non si è evoluta. Qui c’è ancora quel tipo di camorra che per far capire che oggi i fondi provenienti dal racket devono essere dirottati verso altre casse, usa ordigni primordiali, mezzi risalenti all’epoca della NCO per incutere timore sul territorio e fare del terrorismo l’arma di estorsione verso gli esercizi commerciali.

Ma anche questo, come diceva Catello Maresca è colpa nostra!? Ieri sera in Corso Vittorio Emanuele è scoppiata l’ottava bomba in ventitré giorni. Un’escalation che ha fatto ricordare i tempi bui di Cutolo. Cosa si pensa non importa. Una cosa è sicura, gli inquirenti evidentemente brancolano ancora nel buio. Se dopo tre blitz fatti tutti all’interno delle Salicelle non si è riusciti a debellare il fenomeno, allora vuol dire che c’è bisogno dell’altro.

L’esistenza del racket ai giorni nostri è soprattutto colpa nostra, anche perché delle otto bombe installate non sono arrivate altrettante denunce e quelle poche fatte parlano solo dell’evento dinamitardo e nessuna di minacce o richieste particolari ricevute da volti noti o ignoti. E questo è il fenomeno che rafforza la criminalità organizzata, perché è come il cane che si morde la coda. Lo Stato non può nulla se non ha elementi chiari su dove poter indagare e dal canto suo il cittadino vuole sentirsi prima tutelato perbene per poi poter denunciare un caso così efferato. Allora che si fa?

Niente! A meno ché non sia la politica a far leva sugli elementi idonei. Quella stessa politica che a fatti finora non ha dimostrato nulla. Afragola non è un territorio anonimo. Qui vive la sottosegretaria al Ministero del Sud Pina Castiello e la deputata del Movimento 5 stelle Iolanda De Stasio. Entrambe, seppur si siano interessate al problema, sono rimaste inascoltate. Una breve e concisa letterina scritta di polso e portata in aula a mo’ di interrogazione parlamentare, certamente non poteva scalfire chi nella sua mente ha solo la meta del profitto a tutti i costi, ma quella stessa interrogazione poteva azionare forti leve se solo la stessa deputata sarebbe stata pesata in maniera diversa. Purtroppo per lei chi ha dichiarato che la mafia sarebbe stata sconfitta in pochi mesi non è del suo stesso partito e forse, a questo punto, dovrà essere proprio la Castiello a farsi carico del fardello di responsabilità e ad andare a parlare col suo leader per cercare soluzioni alternative.

Una cosa è certa. Afragola non può attendere oltre. I cittadini devono pretendere risposte chiare e limpide, ma soprattutto responsabilità anche da chi dalle quinte vuole a tutti costi far sapere che è lui a manovrare la politica sul territorio e che attualmente detiene ancora il potere della destra in Campania. Questo è un momento dove tutte le forze politiche devono fare quadrato e se davvero c’è qualcuno che detiene il potere politico in Campania, bene, questo è il momento di dimostrarlo, perché quello esibito nelle campagne elettorali non è potere ma opportunismo e compravendita di candidati.

Non c’è tempo da perdere, con questo andazzo, Afragola ben presto resterà una landa desolata. Non siamo più negli anni 80 dove le attività commerciali si potevano permettere il lusso di pagare due Stati. Oggi, in Italia, abbiamo già la pressione fiscale che in alcuni casi supera anche il 60% ed è impensabile che un piccolo commerciante riesca ad elargire qualche altro punto percentuale a dei delinquenti. Sicuramente si preferirà chiudere bottega o emigrare il proprio negozio in altri territori. Alla fine chi ci avrà guadagnato? Sicuramente non i cittadini e tanto meno lo Stato.

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