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Può il contratto di impegno francese essere un’alternativa al reddito di cittadinanza?

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ROMA – Un assegno mensile fino a 500 euro per i giovani “neet”. Il governo francese ha presentato il nuovo “contratto di impegno” che lo Stato verserà ai ragazzi che non lavorano e non studiano. Il pagamento del sussidio è riservato ai 16-25 anni e sarà condizionato all’impegno a una formazione (tra 15 e 20 ore settimanali).

L’annuncio è stato dato da Emmanuel Macron con un messaggio su Facebook: “È una misura semplice: impegno, assiduità, motivazione e uno Stato che ti accompagna”. L’obiettivo, ha spiegato il presidente francese, è aiutare i ragazzi che sono lontani dal mercato del lavoro a “scoprire un mestiere, formarsi, trovare un apprendistato o un lavoro”.

Se i giovani francesi “neet” (Not in Education, Employment or Training) sono circa un milione, l’iniziativa del governo è diretta a quelli che sono da più tempo lontani da formazione e lavoro: circa 400 mila persone.

Per accedere i giovani devono avere un reddito mensile inferiore a 497,50 euro. Il sostegno pubblico durerà fino a un anno, ma può essere esteso per altri sei mesi in alcuni casi specifici. Il “contratto di impegno” sarà invece interrotto in caso di “non rispetto degli impegni” o di “rifiuto ingiustificato” di un’offerta di lavoro o di formazione.

In Italia, invece, il reddito di cittadinanza ha creato più sconsensi che altro, in particolar modo a seguito delle ultime vicende di cronaca e degli ormai coniati “furbetti del reddito”. Non sono in pochi, dunque, a propendere per una valida alternativa che possa ridimensionare o sostituire completamente tale strumento. Potrebbe il “contratto di impegno” essere una valida alternativa?

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