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CAIVANO. Il degrado sociale derivante dalla scarsa qualità politica ha un solo “Salvatore”.

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CAIVANO – In ogni editoriale o articolo giornalistico che mi ritrovo a scrivere sul mio territorio vi si rinnova una ferita al cuore. Questa città, forse durante il suo antico splendore, quando ancora rappresentava la necropoli dell’antica Atella, avrà fatto torto a qualche dio, forse su queste terre si è consumata una delle più terribili efferatezze ai danni di qualche dio al punto tale da meritarsi tutte le sciagure a cui stiamo vivendo nel ventunesimo secolo, perfino la qualità politica e umana degli amministratori attuali del comune gialloverde. Ma veniamo ai fatti.

Era il 3 maggio scorso quando il sottoscritto, attraverso queste pagine (leggi qui), denunciava la totale assenza di bandi di gara ad evidenza pubblica e continui affidamenti diretti, deframmentazione dei lavori e somme urgenze.

Finalmente dall’Amministrazione qualcuno si è cominciato a destare e tutti possono ricordare l’intervento in Consiglio Comunale del Consigliere Gaetano Lionelli che in occasione della votazione sul Bilancio consuntivo denunciava proprio questa malsana pratica messa in atto dall’Amministrazione Falco con conseguente estraneità di partecipazione da parte del gruppo Noi Campani. Ecco. Finalmente quello che denuncio da anni è diventato reale, adesso ci vuole solo che qualche organo sovracomunale intervenga e punisca in maniera esemplare i colpevoli.

Tuttavia, sul territorio caivanese non si registra solo questa anomalia. A mettere in risalto la bassa qualità umana e culturale degli amministratori gialloverdi è l’ultima vicenda riguardante il tema Ambiente, la protesta sollevata al di fuori delle mura del campo rom di via Cinquevie, dove, stranamente, il Consigliere Francesco Giuliano e la vicesindaco Maria Pina Bervicato – dichiarandolo davanti alle telecamere – svestono, all’occorrenza, i panni di amministratori per vestire quelli di semplici cittadini. Ma vi pare una cosa normale? Abbiamo gli amministratori “Superman” a cui basta una cabina telefonica e un paio di occhiali per non essere più riconosciuti come tali. Ma torniamo seri.

In quell’occasione si è potuto registrare la totale assenza di concezione di democrazia insita nella mente di alcuni Consiglieri comunali come si evince dalle parole del Consigliere Francesco Giuliano che riferendosi al Presidente di un’Associazione ambientalista accorso sul posto per protestare, redarguisce una collega giornalista diffidandola dal continuare a dare parola a chi, secondo lui, è un perfetto imbecille. Insomma, secondo il consigliere pentastellato, noi giornalisti prima di intervistare chicchessia dobbiamo prima ascoltare il suo pensiero e stabilire, in base a ciò che è la sua opinione su una persona, se è meritevole o meno di esercitare un proprio diritto sancito dalla Costituzione Italiana.

Ma non si è raggiunto ancora l’apice dell’idiozia, almeno fino alle parole prima pensate e poi scritte sui social dall’ Assessore alla Salute Pubblica Pierina Ariemma in risposta ai vari cittadini che si lamentano della condizione disastrata in città si legge: “Sembrate tante pecore che rispondono belando all’unisono la stessa litania. Avete un po’ d’orgoglio? Venite al Comune, chiedete incontri con il Sindaco e gli Assessori e collaborate. È facile criticare, più difficile operare”. Non aggiungo altro in qualità di cittadino caivanese e per rispetto della mia intelligenza e del mio buon senso che mi pone in una posizione ben superiore a quella in cui è presente la vicesindaco, non intendo soffermarmi sull’idiozia di tali affermazioni.

Quello che mi preoccupa, invece, come sempre è il vuoto che queste istituzioni creano sul nostro territorio. Un vuoto a cui puntualmente qualche personaggio illustre non perde tempo a cercare di colmarlo come fatto da colui che io ritengo oggi sia l’uomo più influente e potente nella fascia a nord di Napoli: Maurizio Patriciello.

Infatti, all’indomani di questa polemica, il prete della Parrocchia di San Paolo Apostolo, riscalda i suoi polpastrelli per correre sul proprio pc a scrivere, sempre a mezzo social, il seguente pensiero: “La signora Ariemma ha commesso un grande errore di comunicazione nel pubblicare parole che hanno potuto offendere i cittadini di Caivano.

Non entro nel merito dei problemi atavici che affliggono il nostro paese e i nostri concittadini. Se la litania, però, è la stessa forse è perché gli stessi sono, da anni, i nodi da sciogliere. È chiara a tutti la differenza che c’è tra un semplice cittadino e un qualsiasi Amministratore: il primo ha diritto ai propri diritti anche quando, rassegnato, non li reclama. Il secondo ha il dovere di impegnarsi perché questo avvenga.

È sempre bene, però, resistere alla tentazione dell’ offesa. Le risposte dei caivanesi, a riguardo, sono state molto eloquenti. Mi dispiace. Per chi volesse, sono disponibile ad ospitare un pubblico dibattito – civile e democratico- nel cortile della nostra parrocchia. Il dialogo, anche se difficile, è sempre da preferire. A tutti un grande abbraccio. Padre Maurizio Patriciello”.

Da comunicatore non posso aver perso alcuni passaggi. Premesso che l’occasione per il prete anticamorra di periferia sia stata ghiotta, si può benissimo capire come egli stesso voglia sminuire il personaggio svestendolo proprio dal ruolo di assessora apostrofandolo con il solo appellativo di signora, così come tra una riga e l’altra si può leggere la critica che lo stesso muove all’attuale amministrazione stigmatizzando e promuovendo, così come giusto che sia, il comportamento di chi lamenta la presenza di problemi annosi e mai risolti.

Ma la cosa preoccupante, almeno per me, è quella che, oltre al fatto che un prete intervenga nella vita politica di una città facendo proseliti tra i suoi seguaci e fedeli anche in termini di opinione politica, lo stesso cerca di colmare i vuoti lasciati dalle istituzioni locali, come già avvenuto svariate volte sul territorio. Basti pensare che lo stesso prete è promotore di un progetto di circa 2,5 milioni di euro presentato in ATI col Comune di Caivano, come scrive “Il Mattino”, per i fondi CIS promossi dalla Ministra Carfagna proprio nella sua chiesa in occasione del patto sulla “Terra dei Fuochi” quando sono stati stanziati 200 milioni di euro in 52 comuni campani.

Allora faccio una proposta al prete Patriciello: al posto di promuovere dibattiti, criticare l’operato dell’uno e dell’altro politico. Al posto di organizzare passerelle a vari parlamentari, di stringere le mani a prefetti e generali, visto che come scritto prima, attualmente è il personaggio pubblico più influente a nord di Napoli, visto che in base al diritto costituzionale italiano, anche gli ecclesiastici possono candidarsi alle elezioni – ciò si deduce dal fatto che non c’è alcuna norma che espressamente lo esclude. Le cause di ineleggibilità e incompatibilità con la carica di politico sono ben altre e non contemplano la figura dei preti o delle suore – e visto che in base alle norme della chiesa cattolica, è espressamente vietato a un sacerdote fare attività politica partitica e, di conseguenza, candidarsi alle elezioni ma questo non significa che, se lo facesse, l’eventuale candidatura o addirittura l’elezione sarebbe nulla. L’unica conseguenza è che il parroco verrebbe sospeso, non potrebbe cioè più esercitare il suo ministero. 

Perché non si mette in gioco e scende nell’agone politico della nostra città per risolvere, una volta e per tutte i problemi del nostro territorio? Sono sicuro che Maurizio Patriciello rappresenti a pieno il voto liquido, quello di protesta e sono sicuro che nessuna lobby sul territorio sarebbe in grado o avrebbe voglia di opporsi. Da addetto ai lavori, dico di più, secondo il mio modesto parere alle prossime elezioni se Maurizio Patriciello si candidasse avrebbe la strada in discesa, sarebbe di sicuro il miglior sindaco della storia caivanese e sono sicuro che riuscirebbe a risollevare le sorti di questa dannata città, anche perché, vista la sua posizione di rilievo in certi ambienti, potrebbe parlare direttamente con gli “dei” e far togliere finalmente questa annosa maledizione. I caivanesi, così, avrebbero preso due piccioni con una fava: da un canto scacciato via i politici di mestiere e dall’altro esaudito il desiderio, forse neanche tanto velato, del prete anticamorra.

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