Un normale controllo di routine della Polizia Locale di Afragola, diretta dal Colonnello Antonio Piricelli, ha portato all’arresto di un giovane con l’accusa di maltrattamenti e percosse nei confronti della fidanzata.
Gli agenti hanno notato un veicolo a bordo del quale i due occupanti discutevano in modo concitato. Poco dopo, l’auto si è fermata e la ragazza è scesa in evidente stato di difficoltà. Fermata dagli agenti, la giovane è scoppiata in lacrime e ha chiesto aiuto, rivelando di aver subito percosse e maltrattamenti da parte del fidanzato, violenze che, secondo il suo racconto, andavano avanti da tempo.
Mentre la ragazza veniva messa in sicurezza negli Uffici della Polizia Locale, gli agenti sono riusciti a fermare il ragazzo. La vittima, che presentava un ematoma alla tempia per un colpo ricevuto con un oggetto, è stata assistita dal 118 e presa in carico dal Centro Antiviolenza e dai Servizi Sociali del Comune.
Il fidanzato è stato trovato anche in possesso di hashish ed è stato tratto in arresto per maltrattamenti e percosse. È stato successivamente tradotto presso il carcere di Poggioreale. Il Comandante Piricelli ha immediatamente allertato tutte le strutture di supporto necessarie per la protezione della vittima.
Un grave episodio di violenza si è verificato nella notte tra sabato e domenica al Pronto Soccorso del Vecchio Pellegrini di Napoli. Un uomo in stato di forte ebbrezza ha aggredito il personale sanitario e di sicurezza, rendendo necessario l’intervento delle Forze dell’Ordine per sedare la situazione.
L’episodio ha avuto inizio quando un equipaggio del 118 è intervenuto presso la Stazione Centrale per soccorrere un cittadino marocchino di 35 anni, trovato in forte stato di agitazione e sotto l’effetto dell’alcol.
Nonostante le difficoltà, l’uomo è stato trasportato al Pellegrini. Una volta a destinazione, la situazione è degenerata rapidamente:
L’uomo ha afferrato l’estintore dell’ambulanza e ha mandato in frantumi un vetro del mezzo. Ha minacciato gli operatoridel 118.
Hasputato in faccia a una guardia giurata che era intervenuta in soccorso del personale medico.
L’intervento tempestivo della Polizia ha permesso di bloccare l’aggressore e di evitare conseguenze più serie per il personale. Dopo aver ricevuto le cure necessarie in ospedale, l’uomo è stato accompagnato in commissariato per gli accertamenti.
L’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate” ha denunciato l’accaduto, evidenziando la gravità del fenomeno. Questa è la 45esima aggressione registrata solo nel 2025 presso il Vecchio Pellegrini.
L’ASL Napoli 1 Centro e la Napoli 2 Nord sommano un totale di 59 episodi di violenza contro operatori sanitari dall’inizio dell’anno. L’associazione ha criticato la risposta delle ASL, chiedendo solidarietà concreta anziché semplici messaggi motivazionali sui social network.
CAIVANO – L’ombra lunga della competizione elettorale si allunga sulla città e, puntuale come un fisco che non funziona, arriva il circo Barnum della propaganda selvaggia. La scena? Un duello rusticano tra il candidato di Caivano Conta, che sostiene la candidatura a Sindaco di Antonio Angelino, e la sua antagonista Rosaria Peluso. Il campo di battaglia? Non le idee, non i programmi, ma i sacrosanti e giganteschi poster 6×3.
Assistiamo all’ennesimo, imbarazzante, sipario di quello che, una volta, si chiamava “politica” e che oggi è poco più di una recita dell’asilo, dove la regola più basilare è: si fa quel che si vuole, finché non si viene beccati.
Il 6×3, lo ricordiamo ai neofiti della democrazia: è un impianto fisso, figurativo e pubblicitario. Tradotto dal burocratese all’italiano corrente: è vietato usarlo per propaganda elettorale fuori dagli spazi ufficiali assegnati dal Comune, vietato come rubare l’acqua potabile al vicino, e per giunta sanzionato penalmente. Ma per la nostra classe dirigente di domani, la legge è evidentemente un optional, una di quelle noiose clausole scritte in piccolo che nessuno legge, figuriamoci rispetta.
“È vietata la propaganda elettorale luminosa o figurativa a carattere fisso in luogo pubblico,” dice la norma (Legge n. 212/1956).
Una norma talmente basilare che la conosce anche il piccione che, giustamente, preferisce sporcare un manifesto ufficiale.
L’affissione di manifesti elettorali al di fuori degli spazi assegnati dai Comuni è regolata principalmente dalla Legge n. 212 del 4 aprile 1956 e dalle sue successive modifiche, integrate dalle sanzioni previste dal Codice Penale e dal Testo Unico delle Leggi Elettorali (D.P.R. 361/1957).
Praticamente è vietata l’affissione di qualsiasi materiale di propaganda elettorale negli spazi destinati dai Comuni alle normali affissioni a pagamento (spazi commerciali o non elettorali).
Gli impianti fissi come i 6×3, se fanno parte del normale circuito di pubblicità commerciale o delle pubbliche affissioni a pagamento, non possono essere utilizzati per la propaganda elettorale. Le violazioni in questo campo hanno una doppia natura sanzionatoria: amministrativa e penale.
Nel caso ipotetico citato a Caivano, l’affissione di un poster 6×3 con messaggio elettorale in un impianto fisso non assegnato comporterebbe per i candidati/comitati: Una multa amministrativa salata (da € 103 a € 1.032) per aver affisso fuori dagli spazi. La possibile denuncia penale (Arresto da 1 a 6 mesi e ammenda) per aver fatto propaganda figurativa fissa in periodo vietato. L’obbligo di rimuovere immediatamente il manifesto a proprie spese o il costo della rimozione coattiva da parte del Comune.
In sintesi, l’uso del 6×3 non è solo una “leggerezza” o una “furbizia”, ma una seria violazione che può portare a conseguenze sia pecuniarie che penali.
L’Estinzione del Formato Politico
Cosa rivela questo scempio della cartellonistica? Non l’audacia, non la furbizia, ma il dramma dell’assenza di formazione politica. Un tempo, nelle segreterie di partito, vere e proprie fucine di conoscenza civica, un candidato apprendeva il mestiere. Gli insegnavano la storia, l’economia, e soprattutto, gli ingegneri del consenso gli inculcavano a suon di ceffoni sulla nuca: dove si può e dove non si può affiggere. Era la differenza tra un politico e un venditore di aspirapolveri.
Oggi, invece, il percorso è accelerato: si passa dal like su Facebook alla candidatura, dal gruppo WhatsApp alla lista, senza transitare per la scomoda stazione della Legge. Il risultato è una generazione di aspiranti Sindaci-manager che non riescono a gestire nemmeno un secchio di colla e un pennello in modo legale.
Si presentano come i paladini della legalità, ma il primo atto che compiono è un abuso edilizio elettorale. Promettono ordine e decoro urbano, ma inondano la città di cartaccia fuorilegge.
Questo non è cinismo: è ignavia civica elevata a metodo di lavoro. Non sono furbetti del quartierino: sono semplicemente sprovveduti, ignoranti delle più elementari norme del vivere democratico. E se già falliscono nel rispettare le regole per un manifesto – il loro biglietto da visita – come pensano di governare la complessità di una città intera?
Antonio Angelino – permettendo ai suoi e non formandoli politicamente – e Rosaria Peluso – pur con le loro diversità politiche – si incontrano sulla comune piattaforma dell’illegalità decorativa. Un abbraccio fraterno nel segno della violazione, uniti da un gigantesco poster 6×3 che è, al tempo stesso, il loro messaggio elettorale e il loro atto d’accusa.
Perché, vedete, chi viola una norma base per un manifesto, lo fa per un solo, tristissimo motivo: pensa di non dover rendere conto a nessuno. E questo, cari elettori di Caivano, è il vero programma politico: l’assenza di rispetto per le regole.
Forse, a Caivano, la gente non conta; conta solo l’ingombro visivo. E intanto, la legge, incollata su un 6×3 abusivo, viene coperta dalla solita, stanca, promessa elettorale. Un capolavoro di inciviltà a cielo aperto.