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Vertenza rifiuti a Capaccio Paestum: gli operatori ottengono le spettanze arretrate grazie alla Csa Fiadel Salerno Sud

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La Csa Fiadel Salerno Sud ha ottenuto il riconoscimento dei diritti vantati dai lavoratori della Sarim impegnati sul cantiere di Capaccio Paestum. Il pagamento delle spettanze retributive dei dipendenti impegnati nel servizio di igiene ambientale nel territorio comunale di Capaccio Paestum è arrivato dopo l’attivazione della procedura di raffreddamento da parte del sindacato Fiadel di Salerno. “Finalmente i lavoratori hanno ottenuto quanto gli spettava e ciò dimostra che il sindacato, se fatto bene, può davvero difendere i diritti delle maestranze”, ha detto Davide Sapere, dirigente della Csa Fiadel Salerno Sud.”

La Csa Fiadel Salerno Sud ha inoltre richiesto, attraverso una lettera ufficiale, un incontro urgente alla Sarim e alla stazione appaltante, al fine di ottenere rassicurazioni sul pagamento degli stipendi di novembre e della tredicesima mensilità. La richiesta evidenzia la preoccupazione della sindacato Fiadel per la stabilità finanziaria dei lavoratori Sarim del cantiere di Capaccio Paestum. “Chiediamo un incontro tempestivo con la presenza della stazione appaltante per ottenere chiarezza sulla situazione finanziaria del cantiere di Capaccio. La tranquillità dei lavoratori è la nostra priorità, e vogliamo assicurarci che i pagamenti siano effettuati in modo tempestivo e regolare”, ha concluso Angelo Rispoli, segretario generale della Csa Fiadel Salerno.

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Il riscatto storico di Maria Amalia di Sassonia nel libro di Nadia Verdile.

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Napoli – Tra le figure femminili che hanno lasciato un segno indelebile nel panorama storico e artistico del Meridione, poche sono state così influenti e, al tempo stesso, così sottovalutate come Maria Amalia di Sassonia (1724-1760). È proprio a questa regina, sposa di Carlo di Borbone, che la scrittrice e storica Nadia Verdile dedica il suo saggio illuminante: “Portami a Napoli. Maria Amalia di Sassonia. Due regni e una città nel cuore”. Il lavoro della Verdile non è solo una biografia, ma un vero e proprio atto di giustizia storica che riporta Maria Amalia dal ruolo di semplice consorte a quello di protagonista assoluta della rinascita napoletana del Settecento. Il libro di Nadia Verdile enfatizza come la principessa sassone, giunta a Napoli nel 1738, abbia portato con sé non solo un forte carattere, ma anche una profonda cultura e un’irrefrenabile energia. Se il marito, Carlo, era il sovrano, Maria Amalia ne fu l’instancabile regista culturale e politica, Tra i meriti che il saggio le attribuisce, spiccano i contributi che hanno ridefinito il volto del Regno:

La Reggia di Caserta: Fu la sua ambizione e la sua insistenza a spingere Carlo a commissionare l’immenso progetto della Reggia, concepita come una sfida architettonica a Versailles.

Capodimonte e le Arti: Maria Amalia fu la vera madrina della Real Fabbrica di Porcellane di Capodimonte e di altre manifatture reali. La sua passione per l’artigianato artistico elevò la produzione napoletana a un livello internazionale.

La sua corte divenne un faro di mecenatismo, contribuendo a dare impulso agli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano, rendendo Napoli un crocevia intellettuale per tutta Europa. Nadia Verdile, autrice da sempre attenta alle storie delle donne che hanno agito nell’ombra o che sono state ridimensionate dalla storiografia maschile, restituisce a Maria Amalia la sua piena dimensione di leader. Attraverso una ricerca meticolosa, il libro dimostra che l’oro, il tufo e il marmo del regno borbonico non furono solo il frutto del potere di un re, ma l’espressione della volontà ferrea e della visione a lungo termine di una regina che scelse di dedicare il proprio cuore e il proprio ingegno alla città che l’aveva accolta. L’opera è un invito a riscoprire una figura che ha letteralmente modellato il territorio, lasciando un’eredità che i napoletani, grazie al lavoro della Verdile, possono ora riconoscere e celebrare con rinnovato orgoglio.

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I Campi Flegrei e la minaccia del bradisismo

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Mentre il Vesuvio è universalmente riconosciuto come il vulcano più famoso d’Italia, a pochi chilometri di distanza, nel Golfo di Napoli, si cela un’entità vulcanica di tutt’altra natura e potenzialmente più pericolosa: i Campi Flegrei.

I Campi Flegrei non sono un singolo vulcano con un cratere evidente, bensì una vasta caldera vulcanica (un enorme cratere formatosi per il collasso della crosta terrestre dopo eruzioni catastrofiche) con un diametro di circa 15 chilometri. Quest’area, nota fin dall’antichità per la sua vivace attività sismica ed eruttiva, interessa direttamente diversi Comuni, tra cui Napoli, Pozzuoli, Bacoli e Quarto.

I Campi Flegrei sono classificati come vulcani potassici, una tipologia rara ma estremamente pericolosa, nota per aver prodotto alcune delle eruzioni più violente della storia, paragonabili a quelle di supervulcani come Yellowstone o il Tambora. Il nome “Flegrei” deriva dal greco phlègra, che significa “ardente, che brucia”. La sua natura violenta ha dato origine anche a miti che la identificavano come il luogo di battaglie tra Dei e Giganti. La sua storia geologica è dominata da due eruzioni titaniche che hanno formato due caldere “nidificate” (una dentro l’altra):

Ignimbrite Campana (39.000 anni fa): L’eruzione più antica e vasta, che coprì gran parte della Campania con uno spesso strato di tufo.

Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni fa): Eruzione successiva che causò un ulteriore e minore sprofondamento della caldera.

    L’ultima eruzione significativa è stata la formazione del Monte Nuovo nel 1538, avvenuta dopo circa 3.000 anni di quiescenza. Oggi l’area è caratterizzata da intensa attività geotermica (come la Solfatara e Pisciarelli) e dal bradisismo, un fenomeno geologico di lento ma periodico sollevamento e abbassamento del suolo.

    La crisi più nota si verificò tra il 1982 e il 1984, quando l’area subì sciami sismici con picchi di 500 scosse al giorno e un sollevamento del suolo di quasi due metri, costringendo migliaia di abitanti di Pozzuoli ad evacuare.

    Dal 2005 è in atto un nuovo, lento sollevamento del suolo. Gli scienziati hanno lanciato allarmi, indicando che la pressione dei gas rilasciati dal magma ha raggiunto un livello critico, aumentando il rischio di una nuova eruzione. Gli studi indicano che, in caso di eruzione, le conseguenze per l’Italia e potenzialmente per il clima globale (a causa delle enormi emissioni di cenere) potrebbero essere catastrofiche. È opinione diffusa nella comunità scientifica che, per il livello di energia potenziale e la natura esplosiva, i Campi Flegrei rappresentino un pericolo maggiore da fronteggiare rispetto al Vesuvio. Sebbene la probabilità di un’eruzione nei prossimi 100 anni sia stimata solo all’1%, in rapporto al grado di pericolosità, tale probabilità è considerata estremamente elevata.

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    Napoli, arriva il tram del mare.

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    È arrivato a Napoli, direttamente dalla Turchia, il nuovo «tram del mare». Prodotti presso le officine Bozankaya di Ankara, i mezzi avranno l’obiettivo di ripristinare la linea tranviaria collegando Piazza Municipio a Piazza Sannazaro, passando per la zona di Piazza Vittoria. Ad annunciare la notizia con orgoglio, nelle scorse ore, è stato l’Assessore alla Mobilità Edoardo Cosenza con un post su Facebook: «Il tram azzurro corre verso Napoli».

    Successivamente è arrivato il commento di Augusto Cracco, consulente storico di ANM, già Ceo di C.T.P. – Compagnia Trasporti Pubblici. Con una nota social ha spiegato: «Il primo tram Bozankaya si muove nel deposito San Giovanni in marcia autonoma, possibile per un paio di chilometri a batteria».

    Contestualmente alla realizzazione dei convogli, già nei mesi scorsi sono partiti i lavori sull’asfalto per ripristinare la linea, con pulizia e manutenzione delle rotaie, montaggio della linea aerea, che comprende i cavi elettrici. La deadline era prevista inizialmente per la fine del 2025 ma non è escluso che il servizio possa entrare in funzione a inizio 2026. Intanto l’arrivo del «tram azzurro» è stato accolto con favore dai pendolari. 

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