Mentre il Vesuvio è universalmente riconosciuto come il vulcano più famoso d’Italia, a pochi chilometri di distanza, nel Golfo di Napoli, si cela un’entità vulcanica di tutt’altra natura e potenzialmente più pericolosa: i Campi Flegrei.
I Campi Flegrei non sono un singolo vulcano con un cratere evidente, bensì una vasta caldera vulcanica (un enorme cratere formatosi per il collasso della crosta terrestre dopo eruzioni catastrofiche) con un diametro di circa 15 chilometri. Quest’area, nota fin dall’antichità per la sua vivace attività sismica ed eruttiva, interessa direttamente diversi Comuni, tra cui Napoli, Pozzuoli, Bacoli e Quarto.
I Campi Flegrei sono classificati come vulcani potassici, una tipologia rara ma estremamente pericolosa, nota per aver prodotto alcune delle eruzioni più violente della storia, paragonabili a quelle di supervulcani come Yellowstone o il Tambora. Il nome “Flegrei” deriva dal greco phlègra, che significa “ardente, che brucia”. La sua natura violenta ha dato origine anche a miti che la identificavano come il luogo di battaglie tra Dei e Giganti. La sua storia geologica è dominata da due eruzioni titaniche che hanno formato due caldere “nidificate” (una dentro l’altra):
Ignimbrite Campana (39.000 anni fa): L’eruzione più antica e vasta, che coprì gran parte della Campania con uno spesso strato di tufo.
Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni fa): Eruzione successiva che causò un ulteriore e minore sprofondamento della caldera.
L’ultima eruzione significativa è stata la formazione del Monte Nuovo nel 1538, avvenuta dopo circa 3.000 anni di quiescenza. Oggi l’area è caratterizzata da intensa attività geotermica (come la Solfatara e Pisciarelli) e dal bradisismo, un fenomeno geologico di lento ma periodico sollevamento e abbassamento del suolo.
La crisi più nota si verificò tra il 1982 e il 1984, quando l’area subì sciami sismici con picchi di 500 scosse al giorno e un sollevamento del suolo di quasi due metri, costringendo migliaia di abitanti di Pozzuoli ad evacuare.
Dal 2005 è in atto un nuovo, lento sollevamento del suolo. Gli scienziati hanno lanciato allarmi, indicando che la pressione dei gas rilasciati dal magma ha raggiunto un livello critico, aumentando il rischio di una nuova eruzione. Gli studi indicano che, in caso di eruzione, le conseguenze per l’Italia e potenzialmente per il clima globale (a causa delle enormi emissioni di cenere) potrebbero essere catastrofiche. È opinione diffusa nella comunità scientifica che, per il livello di energia potenziale e la natura esplosiva, i Campi Flegrei rappresentino un pericolo maggiore da fronteggiare rispetto al Vesuvio. Sebbene la probabilità di un’eruzione nei prossimi 100 anni sia stimata solo all’1%, in rapporto al grado di pericolosità, tale probabilità è considerata estremamente elevata.