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Fort Alamo, il nuovo libro di Sergio Nazzaro sulla prima maxi-inchiesta sulla mafia nigeriana in Italia

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Roma, mercoledì 23 marzo 2022. Esce in libreria giovedì 24 marzo il nuovo libro di Sergio Nazzaro, FORT ALAMO, La criminalità nigeriana e la tratta degli esseri umani (Città Nuova, 2022).

Il racconto della prima grande inchiesta sulla criminalità organizzata nigeriana in Italia. Lì dove tutto ha avuto inizio. A Castel Volturno in provincia di Caserta.

Nel reportage Nazzaro ricostruisce tutte le tappe di “Restore Freedom”: la prima indagine, datata anno 2000 ovvero 22 anni fa, per mafia sulla criminalità nigeriana, un’operazione congiunta delle forze dell’ordine (polizia, magistratura fino al coinvolgimento dei Servizi Segreti) che ha svelato il potere, la brutalità e le ramificazioni della mafia nigeriana in Italia e in Europa.

Tutto questo accade a Castel Volturno, dove un manipolo di donne e uomini del commissariato di polizia fronteggia la tratta di esseri umani tra spaccio di droga, nuove realtà mafiose e sanguinose guerre di camorra. Le vittime sono giovani donne, molto spesso minorenni, vendute sul mercato del sesso delle strade italiane. Il Commissariato di Polizia di Castel Volturno è una sorta di Fort Alamo, il luogo in cui i ribelli texani di David Crockett affrontarono l’esercito regolare di Santana.

Sergio Nazzaro spiega: “Questa inchiesta parte da dove tutto è cominciato dimostrando che la mafia nigeriana è presente nei nostri territori da decenni. È il racconto di come un manipolo di poliziotti si sia immerso nella tratta degli esseri umani. E abbia scoperto l’inferno”.

In Fort Alamo, la criminalità nigeriana e la tratta degli esseri umani riprende le trame di Mafia nigeriana. La prima indagine della Squadra antitratta (da cui è stata tratta la docuserie Black Mafia, trasmessa su Rai 3) e ricostruisce le premesse della presenza e del proliferare dell’attività criminale nigeriana in Italia.

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Malasanità, morto di epatite C dopo trasfusione: la situazione

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L’ospedale Piemonte e Regina Margherita di Messina è stato condannato al risarcimento dei danni per una grave patologia epatica evoluta a seguito di un intervento chirurgico, a favore degli eredi di una vittima di malasanità.

Stando alle prime informazioni, il paziente durante la sua degenza presso l’ospedale, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico di emicolectomia destra e ha ricevuto un’emotrasfusione che gli ha fatto contrarre il virus HCV, che si è poi evoluto in cirrosi epatica.

Nonostante le precedenti decisioni sfavorevoli del Tribunale di Palermo e della Corte d’Appello, ritenendo prescritto il diritto al risarcimento, la Corte di Cassazione ha ribaltato tali sentenze, riconoscendo la non prescrizione del diritto al risarcimento dei danni.

Infatti nel caso del paziente, i sintomi clinici dell’infezione da HCV si sono manifestati solo dopo circa 20 anni dalla degenza, con un progressivo aggravamento della patologia che ha portato al decesso. Pertanto dopo una lunga battaglia legale ingaggiata dal danneggiato e dai suoi eredi, è stato riconosciuto il risarcimento di oltre un milione di euro.

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Giugliano, denunciato per aver usufruito dell’auto del padre morto per falsi ricorsi: i dettagli

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Maxi operazione della Polizia locale di Giugliano, che ha denunciato per falso e sostituzione di persona un cittadino del posto, in quanto firmava ricorsi alle contravvenzioni degli agenti per conto del padre deceduto.

In particolare è emerso che l’uomo usufruiva non solo dell’auto del defunto, ma presentava anche ricorsi ai verbali con firme false. Inoltre gli è stata ritirata anche la carta di circolazione e inviata alla Prefettura.

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Mafia, la Polizia diffonde un nuovo identikit di Giovanni Motisi: è il latitante più pericoloso d’Italia

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La Polizia di Stato ha diffuso il nuovo identikit di Giovanni Motisi, l’ultimo grande latitante protagonista della fase stragista di Cosa Nostra.

In particolare, sfruttando le professionalità e le tecnologie del servizio di Polizia scientifica della Polizia, sono state attualizzate le immagini del latitante risalenti agli anni ’80 ed alla fine dei ’90, con la tecnica della ‘age progression’, grazie alla quale si è riusciti a costruire un prototipo con alcune variazioni degli attuali connotati del viso di Motisi.

L’uomo è nascosto dal 1998 ed è inserito nella lista dei latitanti di ‘massima pericolosità’ del ‘programma speciale di ricerca’ del Ministero dell’Interno.

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