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Editoriale

“Palermo chiama Italia” ma “Napoli non risponde”. Nessuna commemorazione della strage di Capaci in città

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NAPOLI – Oggi ricorre la Giornata della legalità, in cui si ricordano le vittime di mafia e – in particolare – le vittime della strage di Capaci, che portò alla morte di Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Mentre Palermo non dimentica i suoi beniamini della Magistratura e chiama oltre 40.000 studenti di tutto il Paese, e un centinaio di ragazzi provenienti da Europa e Stati Uniti, unendosi in un unico coro nel ricordo delle stragi di Capaci e via D’Amelio, Napoli si dimentica di loro, Il Governatore De Luca, l’Amministrazione Manfredi così come il resto della città, comprese scuole e associazioni, abbagliate ancora dai successi della squadra di calcio, non fanno registrare commemorazioni degne di nota sul territorio.

L’unico evento a cui prenderà parte la fascia tricolore partenopea è quello che riguarda la conferenza stampa di presentazione delle iniziative in programma a Napoli dal 24 al 27 Maggio nell’ambito della campagna #insiemepergliSDG promossa dal Ministero degli Esteri che si terrà alle ore 13:00 nella sala giunta di Palazzo San Giacomo.

Così mentre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sta partecipando oggi, insieme al presidente del Senato Pietro Grasso, a ‘Palermo chiama Italia’, la manifestazione organizzata dalla Fondazione Falcone in occasione del ventitreesimo anniversario delle stragi mafiose di Capaci e Via D’Amelio partita dalle 11 nell’aula bunker del tribunale del capoluogo siciliano, con la partecipazione di oltre 40mila studenti italiani e stranieri. Al netto di soddisfare la richiesta di partecipazione che ogni anno arriva da centinaia di scuole dove il Miur e la Fondazione Falcone, grazie alla collaborazione con la Rai, hanno deciso di collegare il capoluogo siciliano con sei piazze di altrettante città (Milano, Gattatico, Firenze, Napoli, Rosarno, Corleone), l’Amministrazione Manfredi, la Regione Campania e altri enti pubblici non organizzano nulla che possa condurre al ricordo della strage di Capaci.

“Palermo chiama Italia” ma “Napoli non risponde”.

AGGIORNAMENTO delle h 13:16
La nostra redazione è stata raggiunta da una comunicazione da parte dell’Amministrazione Comunale di Napoli dove si precisa che in data odierna, in città, c’è stata almeno una manifestazione che ricordi la strage di Capaci (leggi qui)

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Caivano

CAIVANO. Il prete Patriciello a La7 sul crollo di Scampia ma non parla degli stessi problemi di stabilità del Parco Verde

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CAIVANO – Basta far parlare l’ignoranza. Il degrado di una comunità passa anche attraverso la creazione di falsi miti. Non è accettabile, nel 2024, che la stampa nazionale, abbia come punto di riferimento la demagogia e il populismo e non le competenze. Allora la domanda che mi pongo è: Perché su una tragedia come il crollo del ballatoio della vela celeste a Scampia, si interroga il prete Maurizio Patriciello e non uno strutturista, un ingegnere o un Ministro di riferimento?

Premesso che la domanda della collega al prete non era la richiesta di fare similitudini tra il Parco Verde e Scampia – un intervento del genere l’avrei anche compreso – ma la domanda che viene fatta al prete è: “Dove era la politica per Scampia?”. Non sapevo che Patriciello fosse un personaggio politico, deputato, senatore o meglio ancora Premier. Dato che parecchi suoi adepti che si riversano sotto i post del sottoscritto, come anche lui a più riprese verso chi lo incalza, tengono a precisare che non si occupa di politica. Allora perché la Stampa tende ancora a dargli quel ruolo? Ma non è finita qui!

L’ “Armand-Jean du Plessis de Richelieu” in salsa nostrana esordisce con la sua risposta denotando una ignoranza storica e architettonica da paura, asserendo che le vele di Scampia, forse erroneamente paragonandole al Parco Verde, vivono un peccato originale, quello in cui la politica ha scelto di ammassare in questi luoghi tutta la povertà e che poi in questi luoghi lo Stato è andato via, non c’è mai stato, tanto è vero che “qui”, credo si riferisca al Parco Verde, non si è mai visto un vigile urbano o un’assistente sociale.

Allora, mi domando, se le cose non si conoscono, perché rilasciare interviste su temi con i quali si potrebbero fare delle figuracce se non finire di affibbiare etichette errate a quartieri già di per sé problematici?

Quindi. Sempre per amore della verità ma soprattutto per amore della verità storica, quella che manca a parecchi. Ricordiamo sempre che su un falso storico si è costruiti una falsa unità d’Italia per la quale le genti del sud stanno ancora pagando le conseguenze.

Le vele di Scampia nascono a seguito della legge n. 167 del 1962, facevano parte di un progetto abitativo di larghe vedute dell’Arch. Francesco Di Salvo che prevedeva anche uno sviluppo della città di Napoli nella zona est, ossia Ponticelli. Esse restano, nonostante tutto, l’opera realizzata che meglio rappresenta la poetica architettonica del progettista.

Furono costruite tra il 1962 e il 1975 su un progetto ispirato all’Existenzminimum, una corrente architettonica per la quale l’unità abitativa del singolo nucleo familiare avrebbe dovuto essere ridotta al minimo indispensabile, con una spesa costruttiva contenuta, ma con spazi comuni dove la collettività si integrava. Di Salvo realizzò il progetto ispirandosi ai vicoli del centro storico di Napoli che, nelle sue intenzioni, sarebbero dovuti essere ricreati in un condominio.

Nel progetto ispirato ai princìpi delle unités d’habitation di Le Corbusier, alle strutture «a cavalletto» proposte da Kenzo Tange e più in generale ai modelli macrostrutturali, erano previsti centri aggregativi e spazi comuni, uno spazio di gioco per bambini e altre attrezzature collettive. La mancata realizzazione di questo «nucleo di socializzazione» è stata certamente una concausa del suo clamoroso fallimento.

L’idea del progetto prevedeva grandi unità abitative dove centinaia di famiglie avrebbero dovuto integrarsi e creare una comunità, grandi vie di scorrimento e aree verdi tra le varie vele. Una vera e propria città modello, ma varie cause hanno portato a quello che venne poi definito un ghetto, in primis il terremoto dell’Irpinia del 1980, che portò molte famiglie, rimaste senzatetto, a occupare anche abusivamente gli alloggi delle vele.

A questo intreccio di eventi negativi si è associata la mancanza totale di presidi dello Stato: il primo commissariato di Polizia fu insediato solo nel 1987, a quindici anni dalla consegna degli alloggi. La situazione ha allontanato sempre di più una parte della popolazione, lasciando il campo libero alla delinquenza. I giardini sono divenuti luogo di raccolta degli spacciatori, i viali sono piste per corse clandestine, gli androni dei palazzi luogo di incontro di ladri e ricettatori.

Quindi, una volta compresa la genesi delle vele e appurato che esse non nascono col peccato orginale, si può ricostruire perbene la storia, in maniera tale da non ripetere gli stessi errori.

Perché, ancora una volta, se di mancanza delle istituzioni si può parlare e non di inciviltà da parte di primati autoctoni che credono che occupare un alloggio non sia un reato ma un diritto, essa è sempre causata dallo stesso motivo: l’emergenza continua e costante, quella per la quale non si riesce o non si vogliono risolvere i problemi del Parco Verde.

Cosa ben diversa, invece, si registra con la genesi del quartiere degradato caivanese, nato in occasione del terremoto dell’Irpinia – causa del degrado delle progetto avvenieristico delle vele di Scampia – ma fatto di case in cemento e amianto prefabbricato e dovevano avere un compito abitativo di natura temporanea

Oggi, a distanza di 40 anni dalla sua nascita, l’intero parco vive un problema di stabilità ancora più pericoloso di quello delle vele di Scampia, quindi mi domando: ignoranza per ignoranza, perché il prete Patriciello, nello specificare alla collega che Giorgia Meloni deve essere presentata con l’appellativo “capo del governo” e invitare la Premier a fare di più per Scampia rispetto a quanto fatto per il Parco Verde, davanti alle telecamere di La7 non ha parlato del problema di stabilità degli edifici del Parco verde, delle fondamenta infradiciate dall’acqua sorgiva e del pericolo di crollo che quella gente vive ogni giorno? Perché continuare a lasciar pensare all’Italia intera che la Meloni ha risolto i problemi di Caivano? Quali sono gli interessi del prete Patriciello, difendere la povera gente, quella stessa gente che pur ritenendoli occupanti abusivi, difendeva il loro diritto alla casa o l’immagine del partito della Meloni e di questo governo? Ai posteri l’ardua sentenza.

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Caivano

CAIVANO. A Settembre scade il mandato di Ciciliano. Tutto il non lavoro del nuovo Capo della Protezione Civile

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CAIVANO – È notizia di ieri quella della promozione del Commissario Straordinario di Governo per il risanamento e la riqualificazione del territorio di Caivano Fabio Ciciliano a capo della Protezione Civile Nazionale. Certo. Una promozione del tutto meritata, se questo governo bada più alla fedeltà di regime che alla meritocrazia, perché io due conti e qualche riflessione alla gestione Ciciliano, al di là degli encomi dei soliti dinosauri abituati all’assistenzialismo e a svendere la propria dignità, li vorrei fare.

Caivano, assurta agli “onori” della cronaca, dopo le preghiere del prete Patriciello all’indirizzo della Premier Giorgia Meloni, appare al resto del mondo come un territorio degradato, devastato dalla camorra, dove le adoloscenti vengono stuprate e nella migliore delle ipotesi vendute al primo “Pacciani” di turno, che presenta un centro internazionale di smistamento e commercio di stupefacenti di ogni tipo con tanto di insegna psichedelica a neon con qualche lettera cadente e fulminata riportante la scritta “Parco Verde” e dopo le ore 18:00, si assiste allo scenario delle serrande rigorosamente abbassate perché il commercio, oramai, travolto dal fenomeno delle estorsioni, dove per strada rotolano solo steppicursori, mentre di notte minorenni, che nel frattempo disertano la scuola, vanno in giro in sella a delle moto a scassinare vetrine e vandalizzare parchi pubblici.

Logico che con questa “splendida” cornice la Premier Meloni si precipita per attuare un serio piano “Marshall” denominato “Decreto Caivano”. La leader di FdI viene accompagnata dal prete al Centro Delphinia devastato dai vandali e le viene venduto come location degli orrori. La Premier non si degna neanche di entrare all’interno del Parco Verde, figuriamoci al Rione IACP cd Bronx – vero scenario degli stupri – ma decide di colloquiare con i due “professionisti” dell’antimafia – come amava definirli Leonardo SciasciaMaurizio Patriciello e la dirigente scolastica dell’ITI Eugenia Carfora. Credendo a tutto quanto le raccontano i due decide di tornaresene a Roma e di affidare il risanamento del territorio a Fabio Ciciliano che fino ad allora aveva ricoperto il ruolo di Medico della Polizia di Stato presso la segreteria del Dipartimento di Pubblica sicurezza.

Gli si offre il compito di gestire 54 milioni di euro in deroga a qualsiasi norma di diritto civile e codice appalti. 40 messi a disposizione con i fondi FSC 2021-2027 e altri 14 milioni già trovati nella pancia dell’ente comunale grazie all’intercettazione dei fondi FSC 2014-2021 cosiddetti CIS.

Tanti soldi. Tanta roba, e come minimo ci si aspetta una seria riqualificazione a partire dal Centro Delphinia che, così come dichiarato dal prete Patriciello, sarà restituito gratuitamente ai bambini del Parco Verde. Un Piano Casa per gli abitanti del Parco Verde che non solo sarà in grado di regolarizzare la posizione di tanti irregolari e occupanti abusivi che da anni vivono in un limbo giuridico ma che donerà a costoro anche dignità offrendogli una casa nuova evitando di continuare ad esporli al rischio di contrarre un cancro per il solo fatto di vivere in casermoni di cemento e amianto. Una riqualificazione totale della cultura e del senso civico dei bambini e ragazzi degli addensamenti di povertà presenti a Caivano attraverso un’educazione territoriale capillare da parte dei servizi sociali. L’apertura delle scuole, grazie anche alla collaborazione dei dirigenti scolastici, fino a tarda sera dei plessi ricadenti vicino agli agglomerati sensibili alla criminalità organizzata e un ascolto continuo e costante del territorio affinché quei fondi fossero spesi in maniera oculata e utile alla collettività.

Invece no! Di tutto questo non è stato fatto nulla! 13 milioni spesi per un centro sportivo che grazie o per colpa della gestione affidata a Sport e Salute e alle Fiamme Oro è diventato un centro per l’elite, dove solo chi può permettersi di spendere il fitto di un campo sopra la media può avere l’onore di calcare quell’erbetta o quella terra rossa. Qualsiasi caivanese che osa avvicinarsi al Parco Livatino o ai campi esterni gratuiti si sente un estraneo o un potenziale vandalo vigilato a vista.

3,2 milioni di euro investiti per abbattere il Teatro Caivano Arte e far spazio ad un Polo della Cultura con un auditorium di 250 posti in meno rispetto al teatro di prima, spendendo più soldi per analisi, indagini e abbattimento che per la costruzione del nuovo immobile. E se all’1,7 milioni di euro già menzionati nell’interrogazione parlamentare dell’onorevole Francesco Emilio Borrelli, aggiungiamo altri € 242’959,95 affidati a Promedia srl per un nuovo progetto di fattibilità tecnico economica (PFTE) e del progetto esecutivo (una rarità vedere che costa di più il piano di fattibilità – 677mila euro affidati a due tecnici di Roma – che il progetto esecutivo) per la realizzazione del Nuovo Polo della Cultura, arriviamo a 1,95 milioni senza ancora costruire il nuovo teatro.

La scelta di donare alla comunità caivanese un campo sportivo in quel di Sant’Arcangelo, è stata l’unica scelta sensata a mio avviso. Solo che però, non ascoltando le associazioni del territorio, ovvero non ascoltando quelle associazioni che non si sono prostrate, inginocchiate e che non hanno subito il fascino del potente di turno, il Commissario di Governo non ha previsto, in tutto questo sperpero di denaro pubblico, la costruzione di un palazzetto dello Sport per attività sportive indoor.

Ha preferito sottrarre 2,5 milioni di euro di fondi CIS ai cittadini caivanesi per donarli alla Federico II per un centro di Competenza che dovrà sorgere ad Afragola, 3,2 milioni di euro stanziati per la ristrutturazione della “Chiesa di Santa Maria degli Angeli” presso il Tribunale di Napoli Nord ad Aversa e altri fondi donati a Frattamaggiore, nello specifico all’Ambito n.17 per un centro per le famiglie che dovrà sorgere in alcuni locali della Stazione RFI, su questi ultimi, tra l’altro la decisione è stata presa in corso d’opera, tanto è vero che queste uscite non sono state menzionate nel suo Piano Straordinario.

Fatto questo bilancio del lavoro del Commissario Ciciliano, si deve dire che sul territorio c’è anche chi lo osanna e lo apprezza per il lavoro fatto e allora delle due una: queste persone o non sanno ciò che ho elencato o loro hanno beneficiato di qualcosa che io non conosco!? Ai posteri l’ardua sentenza.

Da caivanese libero e mai prono al regime però, sento di fare il mio in bocca al lupo per il nuovo incarico al dott. Fabio Ciciliano con l’augurio, terminato il suo incarico qui da Commissario Straordinario, di non rivederlo mai più a Caivano se non per un semplice caffè offerto dai caivanesi che non si sono mai piegati a nessun potere e che non hanno ricevuto nulla in termini di risanamento del proprio territorio ma soprattutto che la pensano diversamente dalla Premier Meloni che ha ritenuto opportuno premiare il non lavoro di un suo fedelissimo e chissà per quale scopo. Questioni di POV, come dicono gli inglesi.

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Caivano

CAIVANO. “Modello Caivano” è solo uno spot del Governo. A Castellammare si fanno i fatti. Abbattimento e ricostruzione delle case popolari

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CAIVANO – Con molta umiltà e oggettività, da semplice cittadino caivanese, osservatore del territorio, vorrei tracciare un piccolo bilancio sul risanamento di Caivano, a dieci mesi di distanza del varo del famoso Decreto Caivano.

Mentre tutti i politici caivanesi, intenti a godersi o a progettare le proprie vacanze, chi da una località esotica o chi da una rinomata italiana senza disdegnare di ostentare il proprio tenore di vita sui social, si disinteressano completamente della gestione amministrativa della loro città, dato che dalla botte della terna commissariale e del Commissario Straordinario, scorre poco se non addirittura niente e mentre il deputato grillino caivanese pensa più ad applaudire le cose malfatte di questo governo nella città gialloverde, tacciando di mistificazione chi tenta di mettere alla luce azioni e decisioni di quest’Amministrazione dispotica a lui sfuggite, nella calura estiva e nella assoluta distrazione della massa, i quattro commissari di Caivano, insieme all’Università “Federico II” attuano lo “scippo” alla città di 2,5 milioni e mezzo di euro per l’istituzione di un Centro di Competenza universitario che dovrà sorgere ad Afragola in un immobile confiscato alla criminalità organizzata, quando poteva nascere tranquillamente all’interno del Parco Verde, determinando un insediamento di un presidio di legalità all’interno di un quartiere in preda al degrado e una corretta riqualificazione del territorio.

L’ultima scelta discutibile attuata dai Commissari caivanesi è stata proprio quella di regalare 2,5 milioni di euro e meriti indirettamente all’Amministrazione afragolese che come vicesindaco presenta proprio il sottosegretario al Consiglio dei Ministri Pina Castiello leghista e fedelissima dell’ex Senatore Vincenzo Nespoli, condannato in appello a sei anni e mezzo di reclusione per bancarotta fraudolenta e vero dominus della politica afragolese.

Una riqualificazione di Caivano, tanto paventata e sponsorizzata dalla Premier Meloni, in primis, dai media nazionale e dal prete Maurizio Patriciello, in realtà non è mai avvenuta, almeno per quello che si aspettava la gente, ossia il risanamento del Parco Verde.

All’interno di questo agglomerato urbano nulla è stato fatto se non delle piccole operazioni che si possono leggere sul sito del Commissario Ciciliano. Chi si aspettava che la Premier Meloni fosse venuta qui a Caivano a debellare totalmente la criminalità, lo spaccio di stupefacenti e ridare dignità con case nuove e costruite a norma agli abitanti del Parco Verde è rimasto deluso.

È notizia di questa mattina invece che, come riporta l’edizione de Il Mattino, il modello Caivano insieme ad un’ingente fetta di fondi del Pnrr serviranno per far rinascere un quartiere simbolo del degrado, alla stregua del Parco Verde, in quel di Castellammare di Stabia, dove l’alveare delle palazzine popolari del rione Savorito dovrà essere demolito e ricostruito nel giro di poco più di un anno e mezzo, almeno per quanto riguarda il primo lotto di quasi cento alloggi. Addio ai prefabbricati nati per ospitare i terremotati, che dovevano essere temporanei e sono stati abitati per oltre quarant’anni per creare – nelle intenzioni delle istituzioni – un vero e proprio quartiere-laboratorio. Una rivo­luzione che proverà a strappare la triste etichetta, “Bronx”, con cui questo pezzo di città tra il rione Mosca­rella e i ruderi dell’ex stabilimento della Faito è conosciuto.

Ma come? A Castellammare si e a Caivano no? E attraverso i mezzi di comunicazione nazionali e regionali si lascia pure intendere che tale modello è stato preso da Caivano? Ma lo sanno tutti – Premier, commissari e mass media – che al Parco Verde regna ancora il degrado? Che la raccolta differenziata è ai numeri relativi? Che all’interno del parco si spaccia ancora droga? Che la gente qui vive ancora in case di cemento e amianto dove permea acqua quando è cattivo tempo? Che in alcune zone le fognature sono scoppiate e che la gente è assuefatta dal lezzo di sterco?

E allora! Perché questo governo ha deciso di non riqualificare il Parco Verde? Perché ha deciso di dislocare l’Università ad Afragola e non crearla all’interno del Parco Verde così come chiesto dalla neonata Associazione culturale “Caivano Legalitaria”?

Per non parlare dell’enorme emorragia di denaro speso per la riqualificazione dell’ex Centro Delphinia, usato come spot della riqualificazione ma che in effetti non ha giovato alla comunità caivanese in termine di cura al degrado, dato che si era detto che tale centro sportivo potesse servire affinché i ragazzini sbandati degli addensamenti di povertà potessero praticare sport gratuitamente e occupare le loro giornate, togliendo così manovalanza alla microcriminalità, messaggio, questo, tanto sponsorizzato anche dal prete Patriciello dopo la venuta della Premier Giorgia Meloni e poi alla fine si scopre che in quel centro sono stati spesi circa tredici milioni di euro per avere dei campi sportivi, piscina e palestre sempre vuote, con prezzi per il fitto sopra la media locale, riempiti dai radical chic caivanesi solo quando il Commissario Ciciliano ha pensato bene di sponsorizzarsi, attraverso le associazioni del territorio dichiaratesi disponibili e funzionali al progetto di governo, con dei tornei gratuiti offerti alla cittadinanza. Praticamente da centro sportivo per gli indigenti del Parco Verde, quel posto, con la gestione di Sport e Salute e le Fiamme Oro è diventato una location sportiva per l’elite a nord di Napoli, dove solo chi è disposto a pagare cifre sopra la media, può permettersi il lusso di calcare quell’erbetta sintentica o terra rossa.

Un’altra nota dolente è quella che riguarda il Teatro Caivano Arte. Una perdita d’acqua mai vista, mai filmata e mai pubblicata a mezzo social da cittadini, dagli ex gestori o da qualche organo di vigilanza, mai nessuna denuncia menzionata a tal riguardo ma solo documentata attraverso le decisioni a contrarre del Commissario Ciciliano, ha fatto in modo che si spendessero più soldi per analisi, indagini e abbattimento che per la costruzione del nuovo immobile.

Infatti la decisione discutibile di abbattere un teatro che comprendeva una sala teatrale da 750 posti, un palcoscenico 16 Mt x 14Mt, una cabina regia con canali di ritorno a servizio di service tecnologico, 30 Camerini per capienza n° 100 persone tutti con bagni e docce, 1 sala prove in parquet mt 6 x mt 12, con camerini per n° 10 Persone, con annessi bagni e docce. Un Bar centrale zona foyeur, una sala conferenza e formazione in parquet e servita da Ascensore, una sala laboratorio, una sala informatica, un’infermeria, uffici, una sala insonorizzata, un foyer zona ingresso con servizi, un’altra sala teatrale con 90 posti con palcoscenico 3 Mt x 4 Mt. Una struttura Arena Esterna da 1200 posti con palcoscenico 6 Mt x 12Mt, un bar esterno, servizi esterni, un’area giardino e area parcheggio Interna ed Esterna è costata ai caivanesi € 1.703.278,54 dei circa tre milioni e cento dedicati alla riqulificazione del Polo della Cultura.

In poche parole sono serviti più soldi per abbattere un teatro con tutte quelle caratteristiche che per costruirne uno di dimensioni di gran lunga inferiori. E lasciateci pure il beneficio del dubbio che con il restante € 1.416.267,86 si possa restituire alla comunità caivanese un bene altrettanto funzionale.

Ma la ciliegina sulla torta è rappresentata dagli € 3.200.000,00 dedicati alla progettazione restauro ed adeguamento funzionale redatto dal Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria, del Personale e dei servizi – Direzione Generale delle
Risorse Materiali e delle Tecnologie – Ufficio VI – Gestione Immobili concernente la riduzione del rischio sismico con contestuale intervento di consolidamento strutturale, restauro architettonico e valorizzazione della struttura dell’ex edificio religioso “Chiesa di Santa Maria degli Angeli” attiguo al tribunale di Napoli nord ad Aversa in provincia di Caserta, da adibire ad aula magna al fine di rendere disponibili ulteriori spazi operativi nell’edificio principale del tribunale.

Se questi ultimi li aggiungiamo ai 2,5 milioni dell’Università di Afragola, abbiamo la “modica” cifra di 5,7 milioni di euro che dovevano servire alla riqualificazione del territorio di Caivano ma che escono fuori dal comune di Caivano. Praticamente scelte incommentabili.

Ma in tutto questo baillame mi accorgo sempre più che fa caldo, le temperature sono alte, moglie e figli della classe dirigente caivanese recriminano ferie estive e viaggi lussuosi. L’argine al sacco del territorio può aspettare. Le elezioni sono lontane e quando ci sarà da acchiappare per i caivanesi allora e solo allora, vedremo il “coraggio” pavido dei nostri “giustizieri” politici. Ai posteri l’ardua sentenza.

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