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CARDITO. L’uscita dei quattro di FI dalla maggioranza era un processo che andava consumato

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CARDITO – Questione di tempo! Questa è la sintesi giusta che si possa fare a chi da tempo cerca di strumentalizzare attaccando con pochi e futili argomenti l’Amministrazione Cirillo sull’obbrobrio politico che si stava consumando in maggioranza, facendo registrare contestualmente due partiti che ideologicamente e storicamente sono sempre stati agli antipodi, ossia PD e Forza Italia.

La stortura ovviamente non è nata dalla volontà del Sindaco Cirillo ma dalle scelte politiche, seppur legittime, di quattro consiglieri comunali che eletti in diverse liste civiche di sinistra che appoggiavano la candidatura del Sindaco Cirillo, scelgono un altro percorso politico, tradendo di fatto l’elettorato, andandosi a rifugiare sotto l’effige azzurra del partito di Silvio Berlusconi. Ma questa oramai è storia nota all’ombra di Palazzo Mastrilli. Veniamo adesso ai giorni nostri.

Ai quanti volevano strumentalizzare sulla coesistenza in maggioranza dei due partiti PD-FI si può solo rispondere che bisognava che maturassero i processi. La scissione è arrivata in maniera fisiologica, un po’ come avviene all’Università con la selezione naturale di chi porta al termine il proprio percorso di studi, così i quattro consiglieri Giovanni Aprovidolo, Orlando De Simone, Giuseppe Mirone e Andrea Russo hanno scelto il modo e il momento più sbagliato possibile per comunicare alla città la loro volontà di passare all’opposizione e di non condividere più le scelte dell’Amministrazione.

Le motivazioni che danno nel documento redatto e pubblicato ieri a mezzo social – contestualmente all’evento della Festa della Liberazione che l’Amministrazione stava svolgendo all’interno di un altro evento riuscitissimo sul territorio della quattro giorni della 29^ edizione della Sagra delle Fragole e degli Asparagi e dell’avvio della promozione social dell’evento del concerto del primo maggio che vedrà come special guest la band musicale “The Kolors” quando si è registrato, forse, l’apice più alto della popolarità del Sindaco Cirillo e della sua Amministrazione – lasciano il tempo che trovano apparendo come degli stucchevoli e futili tentativi di destabilizzazione atti solo a creare un peso, che nei fatti, i quattro hanno dimostrato di non possedere e passo subito all’illustrazione dei fatti.

I quattro consiglieri nella missiva scrivono che i due assessori Michele Fusco (delega al personale) e Avv. Angela D’Agostino (delega al bilancio) pur confermando al primo cittadino il loro voto favorevole alla proposta di bilancio, chiedevano al Sindaco e ai colleghi di giunta di posticipare l’adozione dell’atto al giorno successivo, al solo fine di approfondirne il contenuto, essendone i proponenti.

Da qui già tutte le stranezze del caso. A cosa serve chiedere un giorno in più di valutazione se già si è dichiarato di voler votare a favore? Ma poi. Chi meglio dell’Assessore al bilancio potrà mai conoscere il bilancio? Perché chiedere di posticipare un giorno? Ma soprattutto. Cosa sarebbe cambiato in un giorno se già si sa che bisogna votarlo?

In realtà quello che sarebbe cambiato in un giorno l’abbiamo scoperto raccogliendo alcune indiscrezioni in esclusiva. Aspettare qualche giorno, voleva dire arrivare ad alcune scadenze burocratiche per le quali si rischiava di finire sotto la scure del sollecito prefettizio e contestualmente diventare causa e soluzione dello stesso problema, con la speranza di aumentare un peso politico che fino ad allora non si possedeva. Un peso che avrebbe consentito loro di continuare a tirare la giacca del Sindaco, ancor di più rispetto a quanto fatto finora.

Siccome il primo cittadino, conquistandosi i galloni sul campo, prima da Sinadco autorevole e poi da vicesindaco metropolitano, non se l’è sentita di subire ulteriori ricatti e siccome il processo di scissione era già stato avviato dagli stessi protagonisti scegliendo di ripararsi sotto l’ala protettiva del cavaliere d’Italia, ha ritenuto opportuno, dopo un serio faccia a faccia con gli assessori in questione, avvertire che visti i tempi ristretti e se non si fossero ravveduti dalle futili motivazioni dichiarate, si sarebbe visto costretto a revocare loro le deleghe per motivi politici. I loro consiglieri di riferimento, evidentemente non ci hanno creduto e la fascia tricolore ha dovuto far proseguire i fatti alle proprie parole.

Alla fine il primo cittadino prende due piccioni con una fava. Si divincola dall’imbarazzo di avere in un’Amministrazione targata centrosinistra una rappresentanza di Forza Italia e relega all’opposizione, scrollandoseli di dosso, quattro consiglieri dediti alle continue richieste.

Ancora una volta il dato politico che si registra è quello di avere a che fare con una classe dirigente personalistica e sprovveduta. Quello che hanno guadagnato i quattro consiglieri con la loro azione politica è un pugno di mosche, con la conseguente perdita dei due assessori mai più riproponibili anche laddove gli stessi consiglieri facessero un’azione di apertura per un nuovo rientro in maggioranza. Michele Fusco e l’Avv. Angela D’Agostino, che secondo regole non scritte della politica, si sarebbero potuti salvare se solo avessero rimesso le loro dimissioni nelle mani del Sindaco che, dichiaratosi già garante politico, avrebbe avuto l’obbligo morale di intavolare una riflessione col partito di appartenenza con il probabile rientro della discussione con tanto di dichiarazioni formali da dare in pasto all’opinione pubblica. Invece no, da puri esperti sprovveduti, hanno voluto alzare un fronte, facendo un affronto alla fascia tricolore perdendo, come si dice in gergo, “a Filippo e il paniere”.

Secondo altre indiscrezioni dell’ultim’ora pare che i quattro siano già pentiti delle scelte fatte e della strategia adottata, e che a tutti i costi vorrebbero ricucire con la maggioranza, anche perché consapevoli che il Bilancio è stato condiviso anche con loro.

Non solo pentiti, in realtà avrebbero già un piano di rientro, sul come accordarsi col Sindaco Cirillo e indicando altri due nomi di assessori, il primo è quello di Pompeo D’Agostino, papà dell’Assessora al bilancio dimissionario, nome questo atto a mantenere in piedi gli accordi pre-elettorali con Andrea Russo e il secondo quello di una donna che sostituirebbe nei fatti Michele Fusco e contestualmente andrebbe a riempire la casella della quota rosa prima occupata proprio dall’ex Assessora D’Agostino. Su questa ipotesi, a quanto pare, ha già fatto sentire la propria voce con i suoi l’ex vicesindaco Michele Fusco che attenendosi agli ordini di scuderia si è visto fuori da tutti i giochi. Vi terremo aggiornati sulla vicenda.

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CARDITO. Il Sindaco Cirillo smentisce una sua eventuale candidatura tra le fila di Manfredi alle prossime elezioni regionali.

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CARDITO – Da ieri attraverso una testata locale la cui linea editoriale affonda le sue radici nella destra estrema ha diramato una notizia inerente una presunta candidatura del Sindaco Giuseppe Cirillo alle prossime elezioni regionali tra le fila di una civica messa su dal trio Manfredi-Mastella-Cesaro. A dire del collega la motivazione ricade su una scelta di corrente fatta dal Consigliere Mario Casillo che preferendo il Sindaco di San Giorgio a Cremano Giorgio Zinno e il Consigliere di Napoli Salvatore Madonna e l’uscente consigliera regionale Loredana Raia come candidati del PD, la candidatura di Cirillo nelle file della civica di Manfredi sarebbe utile per due motivi, per non disperdere ulteriormente consensi della corrente casilliana e con le sole sue forze elettorali il Sindaco di Cardito rappresenterebbe, nei fatti, il quarto uomo del duo Casillo-Topo che dovrebbe assicurare la poltrona di assessore allo stesso Casillo.

Insomma un quadro da fantapolitica ma che potrebbe anche raccontare qualche fondo di verità, allora per saperne di più abbiamo contattato direttamente il Sindaco di Cardito Giuseppe Cirillo che davanti ai nostri taccuini dichiara: “Siccome si parla della mia candidatura credo che il primo ad essere interpellato dovrebbe essere il sottoscritto e io non ho deciso ancora nulla. Una eventuale decisione di scendere in campo passa attraverso una condivisione del gruppo politico a cui sono legato da più di vent’anni e qualsiasi scelta si farà sempre insieme, ma ad oggi non c’è nulla da sapere sulla mia candiatura né tanto meno una candidatura tra le fila del Sindaco Manfredi, persona che stimo politicamente. Io mi sento un uomo di partito e la mia disponibilità ad una eventuale candidatura sarà sicuramente ad appannaggio degli interessi del gruppo politico di cui faccio parte. Ci tenevo a precisare anche che una mia eventuale discesa in campo alle prossime competizioni elettorali non inficerebbe la stabilità della mia maggioranza al Comune di Cardito dato che è più solida che mai e non andrà certo in frantumi con la mia assenza, anzi essa sta crescendo ancora di più perché composta da tanti uomini e donne che hanno come obiettivo il bene comune per il proprio territorio, pertanto non permetterò mai a nessuno di strumentalizzare le mie scelte sovracomunali per un mero tornaconto locale, volendo, appunto, approfittare di una mia eventuale assenza dagli scenari locali per puntare il dito contro tutto quanto di buono si è fatto nell’arco di questi dodici anni insieme ai miei amici di amministrazione”.

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CARDITO. Familismo e salsicce. Il futuro va deciso lontano da qui…

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CARDITO – Le vacanze di Pasqua sono finite ma la politica locale è ancora in ferie semplicemente perché non sa che pesci prendere. L’opposizione ha tentato un’iniziativa, un tavolo mille colori. Fallita. Con Nunzio Raucci che si è posto solo il problema di spiegare che quella fuga in avanti fosse stata coordinata da Francesco Desimone e non da altri. Probabilmente quando è iniziata la riunone non ha capito che i saluti sono toccati al coordinatore del gruppo di Peppe Barra, Desimone appunto, ma lo stesso coordinatore ha detto a chiare lettere che l’introduzione sarebbe toccata all’unico vero leader seduto a quel tavolo: Peppe Barra, appunto. Il quale ha già dichiarato di non volersi candidare a sindaco. Ed è vero. Si candiderà alla Regione. Una verità acclarata. Ed è anche vero che molti soggetti politici e cittadini comuni vedono in lui, nell’ex sindaco, ancora l’unico soggetto credibile capace di organizzare qualcosa di serio e di competitivo lontano da Giuseppe Cirillo. E su questo Raucci se ne deve fare una ragione, senza vere eventuali complessi di inferiorità perché parliamo del padre della nuova classe dirigente. La stima la si conquistra sul campo, non oscurando i meriti altrui. Se non è chiaro questo, dopo i disastri politici di Raucci degli ultimi 12 anni alla vigilia delle elezioni Amministrative, significa che davvero qui sarà difficile capire persino da dove iniziare almeno per un’alternativa a Cirillo che non è mai riuscita ad affermarsi.

Il problema, però, non è questo. Non è certo Raucci il problema della politica locale. Ci sono questioni più ampie che vanno affrontate e che rendono tutto ancora difficile da interpretare. I punti fermi: Giuseppe Cirillo è l’unico soggetto politico della maggioranza. Lui farà le liste e i consiglieri uscenti semplici candidati alla carica di consigliere comunale. L’unico in quella squadra che assume un ruolo diverso è Antonio Giangrande, capace di comporre una lista e da sempre autonomo nelle scelte politiche ed elettorali. L’unico che con Cirillo avrà voce in capitolo per la scelta del successore. Quindi, per il sindaco in carica tutto molto più semplice avendo un unico interlocutore politico.

E nessuno deve offendersi perché di anomalie ce ne sono tante. Si pensi alla famiglia Desimone. Orlando consigliere di maggioranza e fedelissimo di Cirillo. Francesco, segretario del principale gruppo di opposizione a Cirillo. Sarebbe anche legittimo se alle elezioni si candidassero entrambi nel rispetto delle loro idee. Invece no. Uno di qua, uno di là. E alle elezioni si candida solo uno, quello che in quel momento si ritrova nella coalizione vincente.

Col primo Cirillo si candidò Francesco Desimone, che risulta poi tra i firmatari della sfiducia. E all’elezione seguente, con Cirillo favorito a capo di una super coalizione, Francesco restò a casa per fare spazio ad Orlando al fianco di Cirillo. Arriviamo ad oggi e chi sceglie Orlando come assessore del suo “gruppo”? Una parente. Un fratello in maggioranza, un fratello all’opposizione e una parente in giunta. Poi si lamentano se l’unico soggetto politico, da non confondere col soggetto elettorale, si chiama Cirillo. Né tantomeno i soggetti politici possono essere considerati gli assessori che nel loro settore partecipano a concorsi per il posto fisso dimostrando di volersi sistemare. Di cosa parliamo? Né i soggetti politici possono essere consiglieri che si preoccupano durante cinque anni di mandato solo delle eventuali feste e li vedi sbracciarsi durante gli eventi nella commercializzazione della carne suina. Cosa c’è di politico in tuto questo? Spiegatelo con onestà ai cittadini.

Le stesse carenze che riguardano l’opposizione. Chi ha governato non ha dimostrato di essere diverso, si pensi al campo sportivo , ai campetti “Lino Romano” oppure alla gestione dell’Ambito. Non hanno avuto nulla da dire. In questi anni. Come mai? Quale alternativa vorrebbero rappresentare? E poi, se si vuole organizzare un’alternativa, si parte così, mettendo insieme soggetti di tutti i tipi, di tutti i colori, senza collante, senza capire dove si vuole andare, con chi si vuole andare, per fare cosa sapendo?

Allora la verità è solo una. Cirillo organizzerà la sua coalizione e vedremo chi ci sarà e cosa metterà in piedi. L’alternativa non c’è. Arriveranno prima le elezioni Regionali e poi si inizierà a fare sul serio. Ripristinando ruoli e gerarchie. E soprattutto mettendo da parte le ambizioni personali, il familismo, che inizia a diventare ridicolo, e le salsicce di polmone.

Dopole Regionali se ne riparlerà. Fino ad allora, l’alternativa è quella di sempre. Quella del silenzio sulle cose serie. Proprio ciò che ha reso invincibile Giuseppe Cirillo.

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CARDITO. Il “precetto pasquale” dell’opposizione: una luce e mille contraddizioni.

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CARDITO – Come annunciato in esclusiva da “Minformo”, ieri sera (venerdì) si è tenuto il tavolo guidato dall’ex sindaco Peppe Barra. Una figura della politica locale, proiettata ad una candidatura alle prossime regionali. Quindi, proprio in virtù di ciò, rappresenta il “regista” di questa coalizione in via di costruzione; una sorta di padre nobile”. E poi c’è un altro dato determinante: la linea politica al tavolo l’ha dettata lui, ritrovando riscontri in tutti gli interlocutori presenti.

La sintesi: un ciclo è finito. Non si parla male di Cirillo, non bisogna fossilizzarsi sugli aspetti amministrativi ma il nuovo corso si costruisce e si fonda sulla condivisione programmatica. E lo stesso Barra, giustamente, ha spiegato che a nulla servono le riunioni settimanali. Ogni cosa a suo tempo e soprattutto ogni riunione deve avere sempre un senso, partorire una proposta, compiere passi in avanti sul percorso. Senza l’ “ammuina” degli anni scorsi che ha rafforzato solo la leadership di Cirillo.

Peppe Barra ha fatto valere il suo peso e gli è stato pure riconosciuto da tutti. Adesso entriamo nei dettagli della riunione, sulle cose buone emerse, sulle incoerenze, che non sono mancate, e sui retroscena.

Innanzitutto, partiamo dai presenti. Peppe Barra ha portato al tavolo una “mini-delegazione” del suo folto gruppo: Cristofaro Salvato, già consigliere comunale; l’amico di tante battaglie, Biagio Soritto; il coordinatore del gruppo Francesco Desimone e i due consiglieri comunali, Nunzio e Andreina Raucci.
Per “Europa Verde” presente il consigliere Luigi Iorio, per Forza Italia Giovanni Aprovidolo e Giuseppe Mirone; per Fratelli d’Italia Giuseppina Tignola, ex consigliere comunale a Cardito e attuale consigliere del partito della Premier Meloni ad Afragola; e poi la “new entry” di Ferdinando Fusco, medico carditese, espressione del movimento “Itinerario” in rappresentanza anche dell’avvocato Vincenzo Mormile.

Alla riunione hanno partecipato anche due esponenti della “vecchia guardia”, Biagio Auriemma e Biagio Garofalo, più l’ex presidente del consiglio comunale durante il primo mandato di Cirillo, Pasquale Barra. Quest’ultimo, è stato l’unico ad entrare su delicati argomenti amministrativi riservando parole di fuoco nei confronti del primo cittadino.

Unico assente di “peso”, l’ingegnere Luigi Credendino di “Cardito libera”. Ha annunciato ai suoi fedelissimi che il movimento tornerà in campo alle prossime Amministrative ma, scottato da quanto accaduto negli anni precedenti, vorrà vederci chiaro prima di legittimare i suoi interlocutori.

I consiglieri di maggioranza, pure invitati da Barra in piena trasparenza e a dimostrazione che si programma un nuovo ciclo, non hanno partecipato. Certificando ciò che “Minformo” ha ricostruito nei giorni scorsi, ossia che in maggioranza l’unico vero soggetto politico ed interlocutore resta proprio il capo dell’amministrazione.

Come detto, la linea l’ha spiegata Peppe Barra, nei contenuti e nei tempi. Con calma, senza ansia. Ed è giusto così. Prima la Regione poi si pensa alla prossima scadenza elettorale carditese.

Un altro dato che emerge riguarda l’incoerenza dei partiti di centrodestra. Cosa ci fanno Forza Italia e Fratelli d’Italia al tavolo con gruppi di centrosinistra e addirittura con un partito come “Europa verde” che dovrebbe rappresentare la sinistra? E come fa Luigi Iorio, consigliere dei “Verdi”, a dialogare con la destra della Meloni e col partito di Tajani? Questo elemento dà il senso dell’accozzaglia.

Inoltre, non passa inosservata nemmeno la scomoda posizione di Giovanni Aprovidolo, consigliere “azzurro”. Ha passato 12 anni alla corte di Giuseppe Cirillo e non basta qualche mese di opposizione per purificarsi con l’acqua santa. E nessuno si stupirà se da qui a qualche settimana, lo ritroveremo di nuovo al fianco del sindaco in carica in quanto non ha ancora spiegato i motivi della rottura col primo cittadino. Giochi vecchi quanto il mondo che ormai non sorprendono più nessuno.

Il racconto della riunione finisce qui. Tutti a casa e nulla di fatto. Peppe Barra ha dato dignità al “precetto pasquale” di soggetti che in 12 anni hanno rappresentato la maggioranza, l’opposizione e persino entrambe le partiti contemporaneamente, i migliori alleati di Cirillo. Non sono mai riusciti ad affrontare un tema serio dimostrando incapacità o, nel caso di Forza Italia, totale condivisione dell’esperienza che sta per terminare. Tutti, da destra a sinistra, hanno il dovere di impegnarsi nella costruzione di un nuovo ciclo. Ma la storia, nel bene e nel male, prima di Cirillo, durante Cirillo e dopo Cirillo non va dimenticata per costruire il futuro.

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