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Sanità. In Italia c’è una drammatica voragine di infermieri, ma la politica pensa a formare nuovi medici. 

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Siamo di fronte ad un gap pesante, pesantissimo da colmare, una matassa sempre più intricata, che non può attendere ancora per essere sbrogliata, quella di circa 100mila infermieri in meno rispetto agli standard dei paesi di una sanità europea post-Covid che corre veloce verso il futuro, pienamente consapevole delle sfide da dover affrontare. Per tutta risposta, il nostro Governo, apparentemente per nulla scosso dalla gravità di questo deficit di professionisti, attraverso un intervento ufficiale del nostro Ministro dell’Università Bernini, poco prima di ferragosto, ha lasciato intendere apertamente, attraverso dichiarazioni ufficiali programmatiche, che la priorità, adesso, è addirittura quella di aumentare i posti disponibili ai test di Medicina, inserendo da subito oltre 4mila posizioni in più, per poi arrivare addirittura a 30mila entro il 2030.

Cosa succede? Rimaniamo ancora una volta basiti e interdetti. Siamo di nuovo di fronte all’ennesimo paradosso nel modus operandi di una classe politica che, nasconde pericolosamente la testa sotto la sabbia e ignora i contenuti di report autorevoli che nel 2022 ci hanno fatto letteralmente sobbalzare dalle sedie. Ocse, Agenas, Corte dei Conti, nonché , se dovesse servire altro ed a livello mondiale, la stessa Oms, evidenziano, all’unisono che, a mancare principalmente, non sono i certi medici, ma sono infermieri e ostetriche. Siamo di fronte ad una popolazione di pazienti, se guardiamo in particolare in casa nostra, la cui età media si innalza sempre di più, con tutte le conseguenze legate alle patologie croniche che il nostro sistema sanitario dovrà affrontare, “armandosi” di professionisti specializzati nell’assistenza anche e soprattutto al di fuori delle realtà ospedaliere, come indicato dai contenuti della Missione 6 del nuovo Pnrr». 

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up. «Ascoltando proposte come quelle del Ministro Bernini, viene da pensare che quelli che stiamo per affrontare, nei mesi residui che ci accompagnano da qui alla fine del 2023, saranno ancora una volta tempi di forti tensioni, legate al modo di agire di una politica che non vuole saperne di prendere il toro per le corna, correndo il grave rischio che la carenza di infermieri e ostetriche, perni dell’assistenza del presente e del futuro, si aggravi ancora di più, ricadendo come un pesantissimo macigno sulla qualità dei servizi sanitari destinati alla collettività.

Con una media di oltre 4.1 medici ogni 1000 abitanti, i recenti dati del Cergas e di Sda Bocconi hanno confermato che il numero dei camici bianchi in Italia è perfettamente in linea con gli standard della sanità dei Paesi europei più evoluti, a differenza di una realtà, quella di infermieri e ostetriche, la cui professionalità giocherà un ruolo sempre più decisivo per l’assistenza ai pazienti, e che già oggi, alla luce degli allarmanti dati Oms, ci racconta che, indiscutibilmente, in quei paesi dove la carenza di professionisti dell’assistenza  pesa come un macigno, aumentano addirittura di netto il tasso di mortalità dei pazienti.

Sempre l’Oms rivela che esiste una carenza globale di operatori sanitari, in particolare infermieri e ostetriche, che rappresentano oltre il 50% dell’attuale carenza di operatori sanitari. Per tanto, e lo ha confermato anche l’Ocse, in Italia e nel mondo, non sono i medici a mancare, ma prima di tutto gli infermieri.   Insomma, affinché tutti i paesi raggiungano l’obiettivo di sviluppo sostenibile su salute e benessere, l’OMS stima che il mondo avrà bisogno di altri 9 milioni di infermieri e ostetriche entro il 2030. E se l’Oms corrobora in modo autorevole le nostre denunce, la Corte dei Conti evidenzia, senza mezzi termini, che la “cattiva politica”, in Italia, quella dei tagli, quella dell’immobilismo, quella dell’austerity, ha contribuito a mettere in ginocchio, da tempo il nostro sistema sanitario. 

Siamo di fronte a report incrociati che qualcuno continua volutamente a ignorare, gettando fumo negli occhi alla collettività. L’Italia è uno dei Paesi con il tasso di anzianità più elevato d’Europa (gli over 65 sono il doppio degli under 15, ovvero il 25% della popolazione), quindi, come detto, prevalgono patologie croniche e fragilità, che richiedono poche e puntuali prestazioni cliniche e lunghe stagioni assistenziali, che necessitano maggiormente di infermieri e operatori socio-sanitari e meno medici. Mancando questi ultimi o non riconoscendone il ruolo, ingaggiamo impropriamente i medici, e lasciamo intendere, ancora più  impropriamente, che sono i medici a mancare all’appello. 

Non smetteremo mai di ribadire, sostiene ancora De Palma, che siamo di fronte alla necessità dell’indispensabile ricostruzione della sanità territoriale, “predicata” fortemente dal nuovo DM 77, laddove, nella prima giornata dei lavori del Tavolo Tecnico voluto da Schillaci, il nostro sindacato ha confermato che solo una equilibrata comunicazione e una ritrovata sinergia tra professionisti della salute, seppur nel pieno rispetto dei differenti ruoli, può giovare all’innalzamento della qualità dei servizi sanitari mesi a disposizione dei cittadini nell’ambito dei nuovi modelli organizzativi richiesti. 

E non è certo ignorando la realtà o confutandola, o continuando a creare squilibri tra le professioni sanitarie, facendo pendere l’ago della bilancia dalla parte di talune professioni a discapito di altre, che la nostra politica ci permetterà di intravedere la luce in fondo al tunnel buio di una sanità che non può permettersi più di lasciare che la crisi da carenza di personale infermieristico ed ostetrico rimanga drammaticamente irrisolta», chiosa De Palma.

Ambiente

Incendi boschivi, Regione Campania dirama tutti i divieti nel periodo di ‘grave pericolosità’: ecco quali sono

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E’ entrato in vigore il 15 giugno il periodo di “grave pericolosità” per gli incendi boschivi in Campania. Lo ha stabilito la Protezione Civile della Regione Campania, con atto del Direttore Generale, Italo Giulivo, sulla base delle valutazioni sul quadro climatico. 

Tale stato di allerta dovrebbe terminare, salvo proroghe, il 20 settembre prossimo.

Al fine di salvaguardare il patrimonio boschivo, durante il periodo di grave pericolosità scattano cinque importanti divieti:
Divieto di combustione dei residui vegetali agricoli e forestali;
Divieto di abbruciamento delle stoppie ed erbe infestanti, anche negli incolti (già in vigore dal primo giugno);
Divieto di compiere le seguenti attività nei boschi e nei pascoli (art. 75, c. 4, Reg. regionale tutela patrimonio forestale n. 3/2017): usare motori o fornelli che producano faville o brace; usare apparecchi a fiamma od elettrici per tagliare metalli; far brillare mine; fumare o compiere ogni altra operazione che possa creare comunque pericolo mediato o immediato di incendio come, ad esempio:  sostare con autoveicoli su viabilità non asfaltata all’interno di aree boscate fatta eccezione per i mezzi di servizio e per le attività agro-silvo-pastorali nel rispetto delle norme e dei regolamenti vigenti.gettare fiammiferi o sigarette accese.
Divieto di accendere fuochi d’artificio, lanciare razzi di qualsiasi tipo e/o mongolfiere di carta, meglio note come “lanterne volanti”, dotate di fiamme libere, nonché altri articoli pirotecnici a una distanza non inferiore a 1 km dalle superfici boscate.

La Protezione Civile della Regione Campania richiama l’attenzione dei Sindaci, sulla necessità di rafforzare le attività di ricognizione, sorveglianza, avvistamento e allarme per incendi boschivi sul proprio territorio, anche avvalendosi delle associazioni di volontariato di protezione civile, nonché di sensibilizzare i cittadini e le associazioni di categoria degli agricoltori e degli allevatori, promuovendo la cultura di protezione civile e le corrette norme di comportamento per la salvaguardia dell’ambiente.

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‘Fondi Coesione’: il Consiglio di Stato dà ragione alla Campania

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Il Consiglio di Stato ha accertato con una sentenza l’obbligo del Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnnr “di definire il procedimento di stipula dell’Accordo di coesione con la Regione Campania per la destinazione dei fondi”.

La Regione Campania aveva fatto ricorso lo scorso gennaio lamentando il ritardo nella conclusione dell’accordo, stipulato invece con la maggior parte delle altre Regioni e Province autonome.

Il Tar per la Campania accolse il ricorso con sentenza oggi confermata dal Consiglio di Stato. “Si tratta dei fondi già assegnati alla Regione Campania con delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile”.

(fonte: Ansa.it)

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Nicola Caputo candidato alle Europee resta seduto sulla poltrona di Assessore Regionale

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NAPOLI – È già cominciata la campagna elettorale per i candidati al Parlamento Europeo e tra i candidati della Campania si può scorgere il nome di Nicola Caputo tra le file di Stati Uniti d’Europa la lista nata dalla fusione di Renzi ed Emma Bonino.

Nicola Caputo, ad oggi rappresenta i voti del Presidente della Regione De Luca, dato che il Governatore ha deciso di “pesarsi” come si dice in gergo, per una sfida a sfondo regionale, proprio contro il suo partito che, come tutti sanno, è stato l’artefice dei primi bastoni messi tra le ruote alla sua lotta per il terzo mandato.

Quindi De Luca contro il PD di Raffaele Topo, altro elemento di spicco della Campania, preferito dal PD insieme alla Picierno, Decaro e Sandro Ruotolo.

Ieri è stata la giornata del primo annuncio di Nicola Caputo attraverso i social, dove informa i propri fan del cambio strategico della Comunicazione, col quale si è deciso di usare i propri social solo ed esclusivamente per comunicazioni elettorali, accantonando per adesso la comunicazione istituzionale dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania.

“Le istituzioni sono una cosa seria, alta, solenne e vanno rispettate, così come le elezioni sono il momento più alto dell’esercizio della democrazia: per questo ho inteso come deontologicamente corretto interrompere l’attività di comunicazione istituzionale relativa all’Assessorato.

Ho servito le istituzioni sempre – prosegue l’Assessore – con il massimo della passione e della abnegazione, cercando di rendicontare quanto facevo tutti i giorni. L’ho fatto sia da Parlamentare europeo che da assessore regionale (ben 914 Agridiario e 156 AgriWeekReCap) senza mai confondere l’attività istituzionale con quella politica.

Con la stessa trasparenza, senso delle Istituzioni e onestà intellettuale – conclude – ho deciso di non confondere il Nicola Caputo candidato con il Nicola Caputo assessore”.

Queste alcune parole del post pubblicato ieri da Nicola Caputo. L’Assessore parla di deontologia, trasparenza, senso delle istituzioni e onestà intellettuale. Praticamente tutti valori di una perfetta democrazia usati in un solo post. Peccato però che il senso di democrazia vorrebbe che l’Assessore sia messo alla pari dei suoi competitor e non quello di rivestire una carica istituzionale in campagna elettorale, la quale carica, indiscutibilmente determina un vantaggio rispetto ai concorrenti, dato che in questo mese, si potranno continuare a dare risposte “politiche” agli amici e agli amici degli amici come già successo, forse inconsapevolmente, con uno dei suoi staffisti, ma questo ve lo racconteremo in un altro editoriale.

Praticamente l’Assessore Nicola Caputo, sta conducendo la campagna elettorale per le europee stando “seduto a cavallo” – come si dice in gergo politico – e poi parla di democrazia, senso delle istituzioni e trasparenza. Avrebbe fatto davvero questo se si fosse dimesso da Assessore regionale. Tanto é vero che chi comincia a leggere il suo post, nelle prime battute, crede proprio di stare lì a leggere delle sue dimissioni, peccato però che la comunicazione era solo per avvertire che la sua pagina smette di essere istituzionale per diventare promozionale. Peccato per quelli che realmente sperano in un cambio di rotta della politica.

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