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Giustizia

14 anni di carcere per Andrea Bonafede: prestò l’identità a Matteo Messina Denaro

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Condannato a 14 anni di carcere Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara (Trapani), che ha prestato l’identità a Matteo Messina Denaro. La decisione è stata presa dal gup di Palermo. Bonafede era imputato di associazione mafiosa e concorso in falso.

I pm Gianluca De Leo e Piero Padova ha rappresentato l’accusa.

Il ruolo di Bonafede, nipote dello storico boss Leonardo Bonafede, è emerso nel corso delle indagini che hanno portato alla cattura di Messina Denaro. I carabinieri del Ros, che scoprirono che il “padrino” era in cura per un cancro, accertarono che per le terapie usava l’identità del geometra di cui aveva falsificato i documenti.

Bonafede venne arrestato pochi giorni dopo la cattura del boss. L’ultimo appartamento in cui il capomafia viveva a Campobello, sia l’auto che usava per spostarsi, erano stati comprati con i falsi documenti intestati all’imputato.

Con il proseguo delle indagini e dagli elementi raccolti dai magistrati, è venuto fuori che Bonafede fosse a disposizione del capomafia da ben prima del suo arresto.

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Giustizia

Melito, scambio politico-mafioso: assoluzione anche per Rocco Marrone, dopo quella all’ex sindaco Mottola

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Figura anche Rocco Marrone, ex presidente del consiglio comunale di Melito di Napoli, nell’elenco delle persone assolte dal gup di Napoli Fabio Lombardo al termine del processo, celebrato con il rito abbreviato, sul voto di scambio politico-mafioso nel popoloso comune alle porte del capoluogo partenopeo.

Insieme con Marrone è stato assolto anche l’ex sindaco Luciano Mottola (leggi qui) eletto da una coalizione di liste civiche e finito sotto processo a Napoli per voto inquinato dalla camorra.

Nel procedimento giudiziario che si è concluso oggi Marrone è stato difeso dagli avvocati Claudio Parisi del foro di Napoli, Giovanna Iodice e Agostino De Caro.

Il giudice ha condannato a 10 anni di reclusione Giuseppe Siviero; a 8 anni e 8 mesi Francesco Siviero e Francesco Della Gaggia; 8 anni e 4 mesi sono stati inflitti a Luciano De Lucia; 8 anni di carcere a Salvatore Chiariello, Vincenzo Marrone, Antonio De Stefano, Edoardo Napoletano e Luigi Tutino; 5 anni e 4 mesi di reclusione per Antonio Cuozzo e Luigi Ruggiero; 4 anni e 4 mesi a Marco Ascione e un anno e 8 mesi per Rosario Martinelli.

Assolti da due dei capi d’accusa contestati Luigi Ruggiero “per non avere commesso il fatto” e “perché il fatto non sussiste”; assoluzione “perchè il fatto non sussiste” per Rosario Ciccarelli, Antonio Cuozzo, Luciano Mottola, Emilio Rostan, Luigi Ruggiero e Giuseppe Siviero.

(fonte: Ansa)

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Giustizia

Morto per amianto, il Tar del Lazio condanna il ministero della Difesa

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Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di risarcimento del danno morale, esistenziale, biologico, e patrimoniale presentato contro il ministero della Difesa dai familiari del sottoufficiale Ciro Centofanti, originario di Napoli, riconosciuto vittima del dovere e deceduto nel 2020 a 78 anni, dopo alcuni anni di malattia.

Lo rende noto un comunicato.

Alla famiglia, assistita dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona), verrà liquidato un risarcimento di 308mila euro.  Il militare ha prestato servizio nella Marina Militare dal 1960 al 1979, circa 20 anni, in qualità di elettricista di bordo nelle navi, in un periodo in cui l’amianto veniva utilizzato senza alcuna restrizione come si legge nel decreto di riconoscimento dello status di vittima del dovere.

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Giustizia

Melito, scambio elettorale politico mafioso: assoluzione per l’ex sindaco Luciano Mottola

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L’imprenditore Emilio Rostan, padre dell’ex deputata Michela Rostan, è stato assolto dall’accusa di scambio elettorale politico mafioso, per il quale la Procura aveva chiesto 13 anni di reclusione.
Era difeso dai penalisti Alfredo Capuano e Umberto Del Basso De Caro ed era stato coinvolto sulla scorta di alcune intercettazioni condotte per quasi due anni con il sistema Trojan, che – alla luce del processo – non hanno offerto alcun riscontro all’ipotesi di accusa.

Un punto, quello delle intercettazioni, su cui la difesa ha sempre eccepito la inutilizzabilità.
E’ questo il verdetto del gup Fabio Lombardo, nel corso del processo sulle presunte corruzioni elettorali a Melito. Assolto anche il sindaco Luciano Mottola (difeso dal penalista Alfonso Quarto e dal cugino omonimo Luciano Mottola), che era finito in cella per alcuni mesi, fino all’intervento del Riesame (postumo rispetto al provvedimento di annullamento della Cassazione).

Ci sono state condanne al termine del verdetto di primo grado, Giuseppe Siviero è stato condannato a 10 anni, Francesco Siviero è stato condannato a 8 anni e 8 mesi, Francesco Della Gaggia, 8 anni e otto mesi, in quanto presunti esponenti del gruppo Amato-Pagano. Assolto Luigi Ruggiero, all’epoca consigliere comunale. Tutti i soggetti condannati potranno fare appello, mentre la Procura – lette le motivazioni – potrà valutare eventuali ricorsi. 


(fonte: ilmattino.it)

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