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Cronaca

SANT’ANTIMO. Scuola Don Milani, ritardano i lavori: Borrelli chiede spiegazioni al Comune

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Caos alla scuola Don Milani di Sant’Antimo: i lavori di ristrutturazioni, partiti nel dicembre 2019, non sono ancora conclusi. Ad oggi sono disponibili solo 8 aule con gli alunni che sono costretti a svolgere turni pomeridiani e didattica a distanza.

Le mamme, in un appello alle autorità, hanno scritto una lunga lettere. Siamo esasperate, devono garantire il diritto allo studio in modo dignitoso”. 

Questa la lettera integrale. “Siamo delle mamme di alcuni alunni di una terza elementare della Milani. Siamo esasperate. I lavori sono cominciati nel dicembre del 2019, ora, a febbraio del 2021, ci sono soltanto 8 aule disponibili dove i bambini possono fare lezione con conseguente rotazione di turni pomeridiani e Dad. Questi turni per noi mamme, dato che molte di noi lavorano, non sono più gestibili e sostenibili e crediamo che ad ogni bambino debba essere garantito il diritto allo studio in modo dignitoso. Sono state fatte tante sollecitazione al Comune, anche da parte della Dirigente Scolastica, ma nulla è stato fatto ed i lavori proseguono con estrema lentezza”.

L’appello è arrivato anche al Consigliere Regionale, Francesco Emilio Borrelli che ha inviato una nota al Comune.

“Ci occupammo di questa questione nell’agosto 2019 in previsione delle riaperture scolastiche per il settembre successivo. La situazione invece non è migliorata e troviamo assurdo che in un momento storico come questo, dove c’è esigenza, fame e necessità vitale di spazi, certe questioni, soprattutto se relative ai più giovani, vengano trascurate e fatte impantanare nella lentezza della macchina burocratica. Abbiamo inviato una comunicazione all’Ufficio Tecnico del Comune di Sant’Antimo dall’Ufficio Scolastico Regionale per chiedere spiegazioni”, le parole di Borrelli.

Di seguito le immagini della scuola.

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Cronaca

Incendio Asl di Barra, cambiano sede alcuni ambulatori: i nuovi orari e come prenotarsi

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Con riferimento all’incendio sviluppatosi nel primo pomeriggio di ieri – alle 15:00 circa – presso lo Stabilimento Ospedaliero di Barra della ASL Napoli 1 Centro, situato nella zona Orientale della città, questa mattina la Polizia Municipale ha notificato quanto disposto dai Vigili del Fuoco.

Come si evince dal documento, l’ipotesi è quella che l’incendio è «partito probabilmente durante l’effettuazione dei lavori di manutenzione straordinari sulla copertura del corpo C in adiacenza ai due lucernai di superficie di circa 15mq cadauno».

La struttura Stabilmento Ospedaliero di Barra (corpo A, corpo B e corpo C), nella sua interezza, resta chiusa fino a tutto il 21 aprile 2025; A far data da martedì 22 aprile 2025: sono confermate le attività già ubicate nel corpo A dello S.O. Barra attività direzionali, sono confermate le attività già ubicate nel corpo B dello S.O. Barra, piscina con riabilitazione; ambulatori di Ortopedia, Cardologia, Oncologia

A far data da martedì 22 aprile 2025: le attività – assicurate precedentemente all’incendio – che si svolgevano nel corpo C dello S.O. Barra saranno assicurate come segue:
Centro Unico di Prenotazione l’attività CUP sarà assicurata presso il corpo A dello S.O. Barra; L’attività Cassa Ticket sarà assicurata presso il corpo A dello S.O. Barra; L’attività di laboratorio analisi sarà svolta dal laboratorio del P.O. Ospedale del Mare; Il punto prelievi sarà trasferito presso il Poliambulatorio del Distretto Sanitario di base n°32 (in viale Fratelli Grimm); L’erogazione dei farmaci sarà garantita presso la farmacia dell’Ospedale del Mare dal lunedì al giovedì ore 09,00-13,00; L’ambulatorio visite di Gastroenterologia sarà trasferito presso il Corpo B del S.O: Barra; L’attività di Gastroenterologia per attività Endoscopica sarà trasferita presso il P.O. Ospedale del Mare; L’ambulatorio visite di allergologia sarà trasferito presso il Corpo B dello S.O. Barra.

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Attualità

In Italia saranno ammessi rapporti intimi in carcere ma solo con la porta aperta e per massimo due ore

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Il diritto alla sessualità entra in carcere. A distanza di oltre un anno dalla pronuncia della Consulta, arriva il primo concreto segnale dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Dap, che apre definitivamente la strada alla possibilità di concedere colloqui intimi dietro le sbarre. «Un vero e proprio diritto soggettivo» del detenuto – secondo i giudici – che ora è consentito e stabilito dalle linee guida diffuse dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Ad usufruire di questo tipo di incontri potranno essere soltanto il coniuge o la persona stabilmente convivente del detenuto, in diversi casi anche più di una volta al mese. I numeri dei colloqui potranno sostituire gli stessi di quelli visivi periodicamente concessi e dureranno al massimo due ore.

La priorità sarà data ai detenuti che non hanno permessi premio, né altri benefici penitenziari che consentano di coltivare i rapporti affettivi all’esterno. Inoltre, in questo senso saranno privilegiati i detenuti, compresi gli imputati, che a parità di condizioni con altri devono espiare pene più lunghe e che sono in stato di privazione della libertà da più tempo.

La camera degli incontri, arredata con un letto e servizi igienici e senza la possibilità di chiusura dall’interno, sarà sorvegliata soltanto all’esterno dal personale di Polizia penitenziaria adeguatamente equipaggiato per il controllo dei detenuti e delle persone ammesse ai colloqui intimi.

La scelta ha però avuto anche dei risvolti negativi, in particolare c’è stata una dura presa di posizione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, l’organizzazione più rappresentativa del Corpo, che in una nota inviata ai vertici del Ministero della Giustizia ha dichiarato: “Non possiamo tollerare che la dignità professionale dei poliziotti penitenziari venga svilita fino al punto da renderli, di fatto, custodi dell’intimità altrui. Noi non ci siamo arruolati per diventare “guardoni di Stato”, né accetteremo che tale ruolo improprio venga normalizzato per l’assenza di un progetto credibile, serio e sostenibile.”

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Afragola

Afragola, 34enne precipita dal balcone di casa sua: è gravissima, in codice rosso

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Questa mattina, ad Afragola, una donna di 34 anni è precipita dal primo piano di un immobile, ricoverata in codice rosso.

E’ successo in via Amendola, sul posto la polizia municipale coordinata dal colonnello Antonio Piricelli, di stato che hanno raccolto testimonianze e avviate le indagini e il 118 che l’ha trasportata d’urgenza a Napoli.

Saranno le telecamere di sorveglianza installate in zona a capire se si tratta di un tentato suicidio o una caduta accidentale. 

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