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Cronaca

“Manuale per pedofili”: bambina narcotizzata, violentata e ripresa per poi vendere i filmati

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Creava dei video tutorial per pedofili abusando di una bambina affidata alla sua compagna e vendendo i filmati: l’intenzione dell’orco era quello di creare una sorta di manuale d’istruzione per pedofili.

La terribile vicenda ha avuto luogo a Carate Urio, in provincia di Como.

E’ lì che un 30enne finirà a processo per produzione di materiale pedopornografico, da rivendere su un sito del darkweb, la parte di internet criptata e non direttamene accessibile.

Stefano Taroni, trentenne di Carate Urio, andrà a processo il 5 marzo davanti al Gup di Milano, assieme alla sua compagna, parente della bimba che veniva sedata con un farmaco narcotizzante e abusata, e che ora viene accusata in concorso, con l’ipotesi che non potesse essere ignara di quanto accadeva.

Taroni, tuttora detenuto e accusato anche degli abusi sessuali, era stato arrestato a maggio, quando la polizia postale aveva scoperto un “set cinematogafico“, dove si appartava con la vittima, una bimba di età prescolare affidata alla sua compagna.

Nel suo notebook, erano stati trovati 10 filmati pedopornografici; in un hard disk esterno c’erano 2150 immagini e altri 260 video pedopornografici.

Cronaca

Spari tra la folla davanti al bar: gambizzato un 25enne

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Momenti di terrore nella serata di ieri, giovedì 19 giugno, a Scafati, nella provincia di Salerno: un giovane di 25 anni è stato gambizzato, ferito da colpi di pistola alle gambe tra la folla, mentre si trovava all’esterno di un bar in via Martiri d’Ungheria.

Soccorso dal 118, il giovane – già noto alle forze dell’ordine – è stato trasportato al Pronto Soccorso dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, nella provincia di Napoli, dove è ricoverato: da quanto si apprende, il 25enne non sarebbe in pericolo di vita.

Sulla vicenda indagano i carabinieri che, giunti sul posto, hanno effettuato i rilievi del caso per ricostruire i contorni dietro il raid e identificare il responsabile, o i responsabili.

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Cronaca

Danneggiata la statua di Giògio Cutolo in piazza Municipio a Napoli

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Il monumento posizionato in piazza Municipio a Napoli per ricordare Giovanbattista Cutolo, il ragazzo ucciso in quella zona a colpi di arma da fuoco a soli 24 anni, è stata inaugurata a marzo e seriamente danneggiata a maggio: «Proprio il giorno della mia denuncia sulle videochiamate effettuate dal carcere dal killer di Giogiò», sottolinea la mamma del musicista assassinato nell’agosto del 2023, Daniela Di Maggio.

Da due mesi la targa che raffigurava Giogiò mentre suona il corno è rotta e sistemata momentaneamente con dello scotch.

«I ragazzi che si occupano di pulirla la trovarono a terra, rotta e danneggiata anche nell’effige». Daniela racconta di avere presentato denuncia: «Gli inquirenti mi hanno detto che poteva trattarsi anche di qualche soggetto che, manovrando un monopattino, l’avrebbe potuta rompere. Per me invece siamo di fronte ad un nuovo oltraggio a mio figlio».

Per questo la donna annuncia che provvederà a sostituire le parti rotte: «Perché questa gente non può averla vinta».

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Capua

17enne ucciso nel Casertano: c’è un sospettato

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Ci sarebbe un sospettato per l’omicidio del 17enne gambiano, avvenuto ieri pomeriggio nel ristorante della Masseria Adinolfi di Sant’Angelo in Formis, frazione di Capua: è un altro straniero, un bengalese, che pare lavorasse già da tempo nella struttura, e che avrebbe litigato con la vittima, colpendolo poi più volte al corpo.
I sostituti della Procura di Santa Maria Capua Vetere Mariangela Condello e Gionata Fiore, coordinati dal procuratore Pierpaolo Bruni, hanno aperto un fascicolo per omicidio volontario, ma mantengono, con i carabinieri della Compagnia di Capua delegati alle indagini, il riserbo sugli accertamenti in corso, anche perché il quadro non è stato ancora ricostruito con chiarezza.

Di certo c’è che il lavoratore bengalese e la vittima hanno litigato; la stessa proprietaria della struttura, sentita dagli inquirenti, avrebbe infatti confermato di aver visto il primo brandire un’arma, probabilmente delle forbici, senza però vederlo colpire il gambiano.

Anche il presunto aggressore avrebbe reso delle dichiarazioni, dicendo di aver litigato con il 17enne ma di essere poi svenuto, e di non ricordare dunque nulla.
Sembra inoltre che subito dopo il fatto sia stato chiamato il 118, mentre i carabinieri sono arrivati in un secondo momento, trovando una scena del delitto in cui gli elementi di prova non emergevano con nitidezza; la forbice, che potrebbe essere l’arma del delitto, è stata rinvenuta ma sembra senza impronte. Si tratta di particolari che si apprendono da fonti investigative, che non cristallizzano dunque un quadro chiaro, e che potrebbero anche essere confutati nel prosieguo degli accertamenti.

Importanti saranno anche i riscontri sulla condizione lavorativa della vittima e del presunto aggressore. In particolare la vittima pare lavorasse a giornata e comunque da pochi giorni; sono in corso accertamenti anche sulla presenza di eventuali contratti part-time fatti al 17enne. La famiglia Adinolfi ha dato incarico all’avvocato Mauro Iodice di rappresentarla.

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