GIUGLIANO IN CAMPANIA – Sul destino della consiliatura pende ancora la “scure” dell’Antimafia, con il rischio dello scioglimento anticipato degli organi elettivi dietro l’angolo. Il nuovo sindaco Diego D’Alterio ha avuto una partenza burrascosa con alcuni casi a ripetizione da gestire: lo scontro finito in tribunale tra i quadri di Azione sulla regolarità o meno della raccolta delle firme nella fase della presentazione della lista, lo scontro in maggioranza con Azione sulle deleghe che ha ritardato la nomina dell’assessore del partito di Calenda, la diatriba con la civica di fascia costiera sempre sul mancato accordo con l’assessore e la questione dei due consiglieri di maggioranza con problemi personali da rimuovere per restare in Assise legati a debiti pregressi col Comune da estinguere. Non proprio il massimo se si analizza il contesto e si prende atto della necessità di offrire segnali seri sul tema della legalità, della trasparenza, dell’efficienza.
Nemmeno il primo consiglio comunale ha offerto spunti positivi. Dibattito monco, una politica che cerca di non aprire un dibattito serio sui temi reali che andrebbero affrontati con maggiore incisività e un ordine del giorno presentato dal Pd sulla Palestina mettono in evidenza quanto sia caduto in basso il livello del dibattito e la qualità della classe politica. Sul piano formale, a norma di regolamento, così come presentato, quell’ordine del giorno sulla Palestina non poteva essere votato ma da rinviare alla seduta successiva. Quando i consiglieri del Pd si sono resi conto di aver sbagliato tutto, al posto di chiedere venia per la “gaffe” dovuta a un’ansia da prestazione sulla politica internazionale, verificato che sul locale il campo è minato e si preferisce evitare di affrontare i temi più scottanti, al posto di chiedere collaborazione all’opposizione hanno iniziato a lanciare strali e ad inveire contro chi chiedeva solo il rispetto dei regolamenti.
Corto circuito totale. Alla fine si trova un’intesa grazie all’intervento del primo cittadino e alla responsabilità di Francesco Mallardo, consigliere di minoranza. L’ordine del giorno passa senza nulla togliere e nulla mettere alla guerra in Palestina mentre Giugliano attende che qualcuno apra bocca su Terra dei fuochi, campi Rom, discariche illegali di rifiuti, insicurezza, fascia costiera abbandonata, piano spiagge inesistente da anni, caos in centro e tanto altro. Nulla di tutto ciò emerge in aula e si preferisce, per dare un senso all’attività politica, di spostare lo scontro su una sterile ideologia utilizzando la Palestina e Israele come strumento per coprire l’assenza di contenuti e di idee sui temi reali. Poca roba davvero.
Sul fronte del Presidente del Consiglio, la maggioranza sceglie una figura di esperienza e anche di garanzia, Luigi Guarino, verificato che alle ultime elezioni il rappresentante della fascia costiera si è candidato nel centrosinistra ma resta uno dei volti storici e più forti del centrodestra. L’unico soggetto politico che ha fatto il Presidente del Consiglio con una maggioranza di destra e adesso lo fa con una maggioranza di centrosinistra. La Vicepresidenza è stata affidata a Michela Fato, prima eletta della civica “Noi con Giugliano”, avvocatessa molto attiva sul fronte del sociale e della disabilità. E anche su questa nomina, il centrodestra ha dato il peggio di sé, soprattutto sul ruolo di Fratelli d’Italia che tenta di dettare legge senza che nessuno gli riconosca una leadership. Due casi rilevanti. Pianese, il candidato a sindaco sconfitto, propone in riunione il gruppo consiliare unico. E a questa proposta ci stavano lavorando, nei giorni precedenti l’incontro, anche alcuni esponenti del partito della Meloni.
A sorpresa, poi, durante l’incontro, proprio il primo eletto di FdI, Francesco Iovinella, fa saltare il gruppo unico in modo da non riconoscere la leadership a Pianese. Smentendo i colleghi di partito per quanto detto nei giorni precedenti e sancendo il primo strappo interno. Strappo che si ripete sulla nomina della Vicepresidenza dove Fratelli d’Italia fino all’ultimo ha cercato di far saltare l’elezione di Fato, senza riuscirvi. E infine l’ultima “gaffe” di un comunicato congiunto delle forze di centrodestra sul caso Azione firmato con tutti i simboli delle liste della coalizione ma elaborato e diffuso senza coinvolgere tutti i partiti al punto che alcuni di essi sono stati costretti a pubblicare una smentita di quel comunicato.
A dimostrazione di quanto la politica sia caduta in basso e molti cercano di accaparrarsi una leadership senza comprendere nemmeno le regole elementari della politica. Poco coraggio a metterci la faccia e molti giochi sott’acqua subdoli minano alle fondamenta un centrodestra che senza Alfonso Sequino e senza lo spessore di Anna Russo, emerso in tutta la sua forza durante gli anni dell’opposizione ad Antonio Poziello, sta dimostrando di non avere né contenuti, né consensi e nemmeno una classe dirigente all’altezza delle aspettative. Tanti capetti che si autoproclamano senza esercito e senza prospettiva. Tralasciando la dinamica dei “fake” tipica dei contesti mediocri che caratterizzano solo la bassa qualità del contesto.
L’inizio di questa consiliatura non lascia ben sperare. La città guarda al futuro con estrema preoccupazione. Continueremo ad aggiornarvi puntuali con approfondimenti durante le trasmissioni di MinformoTv.