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POLITICA

L’italiano non è un popolo di rotonde

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Un vecchio adagio recita, “Si stava meglio quando si stava peggio”, almeno in Italia, dove i cittadini esprimono il meglio del loro comportamento caotico specialmente per quanto riguarda il  codice della strada.

Già sentirsi costretti ai limiti di velocità è una grande sofferenza, figuriamoci poi quando si tratta di prendere la decisione sulla precedenza alle rotonde, da sempre oggetti misteriosi e studiati da ufologi di fama mondiale.

Ma cosa hanno davvero che non funziona queste bestemmiate circolatorie? Quali e quanti misteri inducono amministratori locali, codice della strada, organi di controllo europei, a stimolare la scelta delle rotonde a discapito dei semafori?

La ragione è che questi costrutti, almeno stando alle statistiche, agiscono da fluidificanti per il traffico cittadino evitando, al contrario dei semafori, la sosta a motore acceso e quindi l’inquinamento che inevitabilmente ne deriverebbe.

Ma non c’è statistica che tenga, ogni rotonda è un dramma per qualunque automobilista italiano, l’idea della precedenza a destra non molla mai e così si passano intere giornate tentare di sfuggire alla sua morsa mortale.

La rotonda diviene un buco gravitazionale, chiunque venga risucchiato verso la sua tangente resta attratto dal suo nucleo ad alta concentrazione  da cui è difficile sfuggire.

Ma l’italiano medio è renziano, abituato al semaforo da cui prende ordini.

Il semaforo è un comando netto, non ha bisogno di ragionamenti, si passa con il verde, ci si ferma con il rosso, non da scelte, è risoluto e assolutista.

La rotonda, invece, prevede il rispetto per l’altro, la solidarietà della precedenza contro le normali regole, la pazienza di vederla liberata prima di impegnarla.

L’italiano non è un popolo di rotonde e girotondi, ha bisogno del rosso e del verde e, soprattutto, di chi prende le decisioni al posto suo.

Allora niente rotonde, perché si stava meglio quando al semaforo si aveva il tempo di rifarsi il rossetto e sorridere degli accodati strombazzanti.

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Attualità

Fake news o odio sui social, il Deputato Borrelli propone il Daspo digitale

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Sospendere o bloccare l’accesso ai social media e alle piattaforme digitali per influencer, tiktoker e creatori di contenuti che diffondono messaggi d’odio, disinformazione, contenuti violenti o truffaldini per una rete più sicura, trasparente e civile: è questo l’obiettivo della proposta di legge sul DASPO Digitale, ispirata a un’iniziativa dell’avvocato Angelo Pisani, presidente nazionale dell’associazione Noi Consumatori, che sarà presentata dal deputato dell’Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli.

Nei prossimi mesi si avvierà la raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare, con l’obiettivo di portare il testo all’attenzione del Parlamento e renderlo legge dello Stato.
La decisone è arrivata dopo le gravi accuse diffamatorie, nei confronti delle categorie professionali di medici ed avvocati, lanciate sui suoi canali social dalla tiktoker Rita De Crescenzo e dopo le ennesime minacce lanciate contro il deputato Borrelli l’indomani delle sue denunce sui campi boa abusivi.

La proposta – viene spiegato – prevede sanzioni progressive, che vanno dall’ammonizione con obbligo di rimozione dei contenuti, alla sospensione temporanea dai social, fino all’oscuramento dei profili e al divieto di aprirne di nuovi, anche per interposta persona.

Il DASPO si applicherà a chi ha almeno 10mila follower e genera profitto tramite la produzione di contenuti online. L’iter sarà gestito da AGCOM e da un apposito Osservatorio per l’Etica Digitale, che valuterà le segnalazioni in massimo 30 giorni, garantendo il diritto alla difesa dell’interessato.


(fonte: Ansa)

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Politica

Campi Flegrei, Musumeci: “Stato di emergenza? Non credo che i Comuni abbiano di ché lamentarsi”

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“Intanto mi piacerebbe ne parlassero con me e non attraverso la stampa. Ma non credo che i comuni abbiano di che lamentarsi. Sento alcuni sindaci settimanalmente i quali con grande onestà intellettuale dicono che non hanno mai avuta tanta attenzione da un governo nazionale”.

Lo ha detto il Ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci rispondendo ai giornalisti sui dubbi manifestati da alcuni comuni dell’area flegrea sulla proclamazione dello stato di emergenza per il rischio bradisismo.

“Ho avviato questa macchina – ricorda Musumeci – un anno e mezzo fa, tre giorni dopo aver ascoltato i sindaci. Poi è chiaro che ognuno è libero di esprimere i propri pareri, dei quali io tengo conto, ma anche noi abbiamo i nostri obiettivi da raggiungere.

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Caserta

Piantedosi: “Il Comune di Caserta sciolto per assenza di legalità”

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Alla gestione dei parcheggi pubblici ai servizi socio-assistenziali, dai lavori nelle scuole o nelle strade alla manutenzione del verde: nel Comune di Caserta la camorra o soggetti ad essa contigui si infiltravano per lucrare guadagni negli anni dell’amministrazione targata Pd dell’ex sindaco Carlo Marino, in carica dal giugno 2016 all’aprile scorso, quando il Governo ha sciolto l’ente comunale per infiltrazioni camorristiche.

Un quadro di illegalità e condizionamenti diffusi e profondi che emerge in dalla relazione del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, allegata al Decreto del Presidente della Repubblica in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Il Ministro parla di “una evidente assenza di legalità dell’azione amministrativa e uno stato di precarietà degli uffici comunali, da cui conseguono irregolarità gestionali e un preoccupante livello di compromissione dell’amministrazione comunale”, e di una struttura politico-amministrativa “costantemente orientata ad eludere i principi di legalità, trasparenza, imparzialità e correttezza, tendenza aggravata dai rapporti di collegamento diretto e indiretto tra il sindaco, l’ex vicesindaco e l’ex assessore con la criminalità organizzata”.

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