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POLITICA

Pica, l’antesignano di Hitler in versione italiana

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LPica[1]La legge Pica permise la repressione senza limiti di qualunque resistenza: si trattava, in pratica, dell’applicazione dello stato d’assedio interno. Senza bisogno di un processo si potevano mettere per un anno agli arresti domiciliari i vagabondi, le persone senza occupazione fissa, i sospetti fiancheggiatori di camorristi e briganti.

Volete mettere che gli italiani abbiano unito l’Italia prima ancora che fosse Italia? Anticipare i tempi, leggere nella mente delle future generazioni, convertire un paio di regni in un’unica nazione, non è cosa da tutti e gli italiani, appunto, non sono il “tutti”. Gli abitanti dello stivale, che si sa, se non ti lavi spesso i piedi comincia a puzzare, hanno precorso i tempi, preavvertita l’esigenza di un calzare intero, i mocassini non andavano più di moda e bisognava intervenire!

In sostanza fu organizzata una maratona che partiva dal nord, precisamente dal Piemonte, dove furono forzatamente reclutati un migliaio di contadini intenti a mungere vacche e  spalare la merda dei porci,  riforniti di giubbe rosse per confonderli con i comunisti anticlericali del tempo, e fatti partire per la nobile idea di un’Italia unita.

A qualcuno per errore fu data una camicia verde e fu espulso dalla gara. Per ripicca, tutti gli esclusi, fondarono la lega nord e proclamarono imperatore a vita un certo Bossi, tramandandolo di generazione in generazione fino al suo rincoglionimento completo avvenuto ai nostri giorni.

Ma torniamo alla maratona.

Quando lo starter diede via alla gara, con uno scatto fulmineo Garibaldi, detto l’eroe degli immondi, prese la guida e nessuno riuscì più a superarlo fino alla Sicilia, dove, con l’aiuto di alcuni inglesi capitati laggiù per caso, tagliò il nastro di arrivo con un centinaio di ore di anticipo sugli avversari.

Fu l’inizio dell’unità politica, culturale ed economica dell’Italia.

Ora, che al sud ci siano sempre stati malfattori di ogni genere, era cosa risaputa e appena si toccò il tasto economico -quando cioè furono trasferiti soldi dalle banche sudiste a quelle nordiste- questi insorsero mettendo a dura prova la pazienza di Camillo, penso, conte di Cavour, uno che in fatto di denaro ne sapeva una in più del diavolo.

La rabbia del Conte era ormai senza freni, ma non riusciva a trovare sfogo in nessuna azione concreta che servisse per riportare alla ragione quei farabutti dei briganti, furfanti senza pari, manigoldi e canaglie come mai il mondo aveva conosciuto.

Camillo, penso, conte di Cavour, allora, considerò di ricorrere all’arma dei cartoni animati, perché, secondo la sua idea, questi ultimi possono far di tutto senza farsi male. Lo statista, infatti, aveva visto diversi episodi di Billy il Coyote e sei era sempre meravigliato del fatto che non morisse mai nonostante le pericolose cadute dagli altissimi precipizi.

Un coyote in zona non riuscì a trovarlo, così pensò di cambiare cartone animato e inserì nel videoregistratore una cassetta che gli aveva regalato il suo amico cinese Teng Ni Dea.

Il piccolo animaletto giallo suscitò il suo stupore, quell’esserino tenero era capace di prodigi mai visti. Dopo qualche istante di smarrimento si convinse che doveva assolutamente trovarlo e non ci volle molto.

Pica abitava nel parco nazionale dell’Abruzzo, in una riserva protetta, in quanto bestia rara. Pica era l’abbreviazione di Pikachu, nome che gli era stato dato dai genitori di origine giapponese, emigrati subito dopo lo sgancio della prima bomba atomica su Hiroshima, partorito nel clima radioattivo della metropoli, il poveruomo aveva subito modificazioni genetiche significanti come quella di essere metà animale a metà cartone, proprio come il noto personaggio dei cartoni animati.

Per farla breve, lo strano essere pensò ad una legge che impedisse agli schiavi sudisti di avere il benché minimo accenno di rivolta.

Questa legge permise ai piemontesi, buoni di cuore, di rinchiudere entro i loro stessi confini gli indigeni delle regioni meridionali, per evitare che potessero farsi male. Inoltre diede licenza ai fratelli d’Italia di squartare, stuprare, uccidere, sgozzare, migliaia di altri fratelli d’Italia.

Dal sito dei fedelissimi dei Savoia su può leggere testimonianza di ciò che significò questa legge per il meridione.

Riporto integralmente:

La legge Pica permise la repressione senza limiti di qualunque resistenza: si trattava, in pratica, dell’applicazione dello stato d’assedio interno. Senza bisogno di un processo si potevano mettere per un anno agli arresti domiciliari i vagabondi, le persone senza occupazione fissa, i sospetti fiancheggiatori di camorristi e briganti. Nelle province dichiarate infestate da briganti ogni banda armata di più di tre persone, complici inclusi, poteva essere giudicata da una corte marziale. Naturalmente alla sospensione dei diritti costituzionali (il concetto di diritti umani di fatto ancora non esisteva) si accompagnarono misure come la punizione collettiva per i delitti dei singoli e le rappresaglie contro i villaggi.

Cosa altro dire?

Il videoregistratore non ce l’ho più, le cassette dei manga Giapponesi sono ormai perse, non mi resta che continuare a guardare le ultime gare delle olimpiadi.

La speranza che la lega nord possa compiere una riparazione all’ingiustizia, è sempre viva nel mio cuore.

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POLITICA

Regionali, Tajani: “”Credo che in Campania si debba puntare su una scelta civica”

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“Credo che in Campania si debba puntare su una scelta civica”.

Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani parlando a margine di una conferenza stampa alla sede del partito delle prossime elezioni Regionali e amministrative.

“Bisogna aggregare – ha osservato – e non sempre gli uomini di partito riescono a farlo. A me interessa vincere, non mettere una bandierina”. Lo stesso, a suo avviso, ha detto, vale per Milano. “Credo che in Campania e a Milano – ha osservato – per vincere si possa puntare su un nome civico”.

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Afragola

Afragola, uomo freddato in un negozio, Francesco Silvestro (FI): “La risposta dello Stato deve essere ferma!”

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“Quanto accaduto ad Afragola è un fatto gravissimo che conferma una realtà da tempo segnalata: la pressione criminale nella zona è fuori controllo. La risposta dello Stato deve essere ferma, coordinata e visibile, come lo è stata a Caivano. Nessun territorio e nessuna comunità va lasciata sola.”
Lo dichiara il Senatore di Forza Italia, Francesco Silvestro, in merito all’agguato mortale nei confronti di un 45enne avvenuto nella serata di ieri ad Afragola, che aggiunge: “Faccio i miei complimenti al prefetto di Napoli, Michele di Bari, per il suo tempestivo intervento e per la decisione di intensificare i controlli delle forze dell’ordine. E’ importante – prosegue il Senatore – che il Governo garantisca per Afragola la stessa attenzione, lo stesso rigore e lo stesso impianto operativo che sono stati messi in campo a Caivano. Non si può tollerare che la criminalità organizzata si riorganizzi spostandosi di pochi chilometri. Lo Stato deve dimostrare di esserci, con atti concreti e presenza continua.”

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Politica

Regione Campania, Assessorati: rinnovati i vertici delle direzioni generali

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Regione Campania, rinnovati gli incarichi dei direttori generali degli assessorati.

Nino Postiglione, attuale direttore generale dell’unità Tutela della salute e coordinamento del Sistema sanitario regionale viene confermato nel ruolo grazie a una proroga di tre anni consentita dal Pnrr e comunque in ragione del nuovo limite di età fissato a 70 anni.

Gli altri incarichi attribuiti, quasi tutti nel segno della continuità, sono quello di Maria Messina confermata a capo delle Risorse umane. Una conferma arriva anche per Rosanna Romano alla direzione Politiche culturali e turismo e Massimo Bisogno confermato alla direzione Ufficio per l’amministrazione digitale, Antonietta Mastrocolaalle Risorse finanziariee Pasquale Manduca che continuerà al vertice delle Risorse strumentali. I due fratelli Dario e Paolo Gargiulo sono assegnati rispettivamente a capo delle Politiche sociali, politiche giovanili e sport e dell’area Lavoro e formazione professionale.

Luigi Riccio che proviene dall’area edilizia sanitaria dell’assessorato alla Salute viene nominato a capo della direzione Politiche agricole, alimentari e forestali. Daniela Michelino assume le redini della direzione generale dell’area Sviluppo delle attività produttive e Vito Merola all’ Istruzione, università, ricerca e innovazione. E poi Giuseppe Carannante è il nuovo direttore generale per la Mobilità, Rosario Manzi direttore generale ciclo integrato delle acque, Massimo Bisogno è direttore generale dell’ufficio per l’amministrazione digitale, Giovanni Diodato è direttore dell’ufficio appalti-Centrale di committenza regionale, Fabrizio Manduca va al vertice dell’ufficio opere pubbliche ed interventi strategici, Liberato Russo a quello legalità e sicurezza integrata, sistemi territoriali, immigrazione, Maria Somma all’Autorità di gestione Fondo sociale Europeo-Autorità responsabile piano per lo sviluppo e la coesione. Sergio Negro infine va alla direzione Autorità di Gestione Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) mentre Almerina Bove resta al timone dell’Avvocatura. 


(fonte: ilMattino)

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