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Al di la del mare

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Ci hanno detto che al di la del mare ci sono posti meravigliosi. Gli occhi di mia figlia sono ancora troppo piccoli per poter vedere le storture della guerra, la fame è ancora un’idea allo stato embrionale, anche se l’altro giorno mia moglie non ha potuto allattarla per via della febbre alta.

Ho racimolato dei dollari, pezzi di carta che hanno un valore enorme, sono miracolosi come certe immaginette che ci ha dato il prete il mese scorso. Se sai usarli possono sfamarti, renderti allegro, aiutarti a costruire una casa e a dare un futuro ai piccoli occhi di mia figlia. Ne ho conservati abbastanza per inseguire il sogno, traversare questo mare che ci appare come una linea di demarcazione tra l’inferno e il paradiso.

Non mi spaventa la povertà, per viverla degnamente bisogna conoscerla a fondo. La miseria è come un cagnolino, se lo allevi bene, puoi insegnargli tutto, puoi perfino provare a renderlo un po’ umano. Così ho sempre fatto, così ho imparato e insegnato che il bisogno esiste solo se rendiamo indispensabile ciò che crediamo possa servirsi.

Vorrei che mia figlia avesse mani abbastanza forti da poter, un giorno, carezzare le rughe del mio viso e spianare quelle del cuore. Forse siamo in troppi su questo barcone, probabilmente saremmo molti di più se non costasse così tanto, o forse molti in meno se non ci fosse negato l’indispensabile.

Stanotte qualcuno si è sentito male, ho sentito un peso cadere in mare e stamattina c’è un posto in più sull’imbarcazione. Ho chiesto al capo quando saremmo arrivati, il sole comincia a picchiare forte. Ha scosso la testa e ha spento i motori.

Da lontano si vede la terra, la meraviglia di cui ci avevano parlato, la terra promessa. Mi chiedo perché non si riparte. E’ finito il carburante, l’hanno buttato a mare come il corpo di quel disperato. Dobbiamo attendere i soccorsi e dichiararci clandestini.

E’ strano sentirsi clandestini nel proprio mondo, dove i confini sono disegnati sulle carte come certe storie di fantasia.

Ma gli occhi di mia figlia non li ho immaginati, lei piange con quegli occhi, lei mi guarda con quegli occhi, io posso leggere la sua immatura disperazione, in quegli occhi. E se negassero la nostra esistenza e li vedessi spegnersi minuto dopo minuto?

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Casavatore

CASAVATORE – Scampato il pericolo del mancato ballottaggio, non quello di una nuova débâcle politica.

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Presentate le liste, tra formazioni civiche e classici sodalizi legati ai partiti, il futuro Primo Cittadino di Casavatore sarà deciso tra un mese esatto, tra il primo turno del 25 e 26 maggio e l’eventuale ballottaggio di giugno.

Ben 11 le liste in lizza, cinque facenti capo all’ex Sindaco Vito Marino, denominate “Cammino in Comune” – “Casavatore sei tu” – “Idea Democratica” – “Insieme per Casavatore” e “La voce dei cittadini”, ed altrettante quelle a sostegno del giovane Avvocato Fabrizio Celaj, identificate come “Casavatore civica” – “Casavatore Viva” – “Lista Spinuso in azione” – “Partito Democratico” e la lista dell’ex consigliere del M5S, ormai orfana di simbolo e denominata furbescamente “Movimento per Casavatore”. Assente da tale ultima lista gran parte (oltre i due terzi) degli attivisti del M5S già allontanati dal plenipotenziario ex Consigliere.

Si fa spazio nella competizione anche il partito di maggioranza di Governo Fratelli d’Italia, con il candidato Sindaco Dott. Mauro Muto, già in passato Primo Cittadino di Casavatore e Direttore sanitario di prestigiosa Azienda Ospedaliera Campana.

Numerosi i “figli d’arte” presenti nei tre schieramenti e diversi gli ex politici, tra trombati eccellenti, parenti mascherati e silenti assessori fantasma già distintisi nella passata amministrazione per il loro totale immobilismo, che ha prodotto conseguenze di tutto rispetto, fuorché per i cittadini: è sufficiente pensare alle scuole al collasso, all’ambiente devastato, alla partecipazione popolare ridotta a zero, alle strutture sportive volutamente abbandonate, alle politiche sociali al palo, al solito cemento a go-go, alla TARI sulle pertinenze quadruplicata, alla percentuale della raccolta differenziata in calo ed alla sicurezza del territorio peggiorata, nonostante il miracolo economico del PNRR e i relativi stanziamenti a pioggia, non certo merito dei politici, i cui effetti tuttavia saranno da valutare solo al completamento (ove mai dovesse avvenire) delle opere finanziate, come del resto si è registrato in TUTTI i Comuni.

Non stupisce i più informati la mancata autorizzazione della lista del Movimento Cinque Stelle, dovuta evidentemente all’emorragia di veri attivisti sul territorio ed all’assenza di un gruppo territoriale, volutamente mai costituito allontanando sapientemente i pochi volenterosi. Il simbolo presentato rasenta poi la presa in giro, raffigurando temi da sempre ignorati dal consigliere uscente, che non ha mai sottoscritto personalmente alcuna proposta in merito ad anziani e disabili, né tantomeno per la famiglia e per l’ambiente.

Scomparsi gazebo e banchetti, poi, ogni iniziativa è stata soffocata sul nascere per più di tre anni dallo sparuto gruppetto di imperterriti e sconosciuti fedeli all’unico ormai ex consigliere. Una scelta scontata, quindi, quella della dirigenza del Movimento, per questioni di palese inadeguatezza, almeno per quanto risulta da fonti non ufficiali.

Non bisogna infatti sottovalutare il dettaglio che nessuno dei punti del “patto di sangue” con il Sindaco sostenuto dal PD (poi dallo stesso sfiduciato evidentemente per impedire l’approvazione del P.U.C. ed altri provvedimenti non graditi) sia stato nei fatti raggiunto.

Doveroso pertanto limitare i danni, nella speranza di ricostruire un VERO Movimento Cinque Stelle sulle macerie generate dall’inerzia di un solo portavoce, peraltro mai confrontatosi con gli iscritti se non in riunioni segrete con pochi adepti, e dei numerosi “assessori lampo”, tutti inspiegabilmente calati dall’alto.

Con tali presupposti la lista “scimmiottante” tenterà comunque il colpo gobbo utilizzando un nome simile, nella speranza di attirare i “voti d’opinione” convincendo gli elettori del VERO Movimento a barrare un simbolo con uguali colori ed un titolo fuorviante.

Il tutto nel disperato tentativo di racimolare qualche misera carica, meglio ancora se ben retribuita, una volta smarrita l’identità con l’espresso rifiuto, forse definitivo, di concedere l’ambìto simbolo.

Un copione già visto, patetico leit motiv dominante di pochi personaggi che non hanno mai rappresentato altro che se stessi.

Insieme a tante nuove promettenti risorse, vecchie volpi e giovani lupi travestititi da agnellini si contenderanno tra un mese le tante posizioni di responsabiltà nell’esclusivo interesse del Paese.

Oppure in quello personale. A noi la scelta.

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Caivano

La CAIVANO perbene difficilmente scenderà in campo se a prevaricare sono le minacce e l’arroganza

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CAIVANO non è solo camorra, estorsioni, stupri e spaccio di stupefacenti. Caivano è anche la città delle lettere anonime, degli esposti falsi, dei dossier mistificatori e del fango. Ma è anche la patria delle intimidazioni, quelle che partono da un modus operandi tipico della vecchia classe dirigente, la stessa che ha visto il Comune che amministrava sciolto due volte per ingerenze della criminalità organizzata.

Le principali vittime di queste intimidazioni sono i giornalisti. I politici caivanesi non sono abituati alla cronaca e alla critica giornalistica. Quando una cosa che hanno commesso fa comodo tenerla segreta e invece viene svelata da uno zelante cronista allora si tenta in tutti i modi di mettergli il bavaglio. Come? Con la più ricorrente delle minacce. La querela per diffamazione a mezzo stampa.

È quello che è successo al sottoscritto ieri sera. Vi racconto questa storiella come promesso a mezzo social per fare due riflessioni insieme ai miei lettori. Risparmio di fare nomi per non distrarci dalla morale della storia.

All’indomani dell’articolo redatto al ritorno dall’udienza del processo sulle ingerenze criminali all’interno del Comune di Caivano, dove spiegavo la deposizione della Consigliera Giovanna Palmiero che aveva confermato quanto denunciato dal marito minacciato da brutti ceffi che gli intimavano di comunicare alla moglie di non contraddire i tre consiglieri di maggioranza con tanto di nomi fatti da lei in aula e ripetuti da me nell’editoriale (leggi qui). Vengo raggiunto da un messaggio audio della Presidente del gruppo politico dove dovrebbe essere candidato uno dei tre consiglieri graditi al clan e che in qualità di Presidente del partito e di Avvocato mi intimava, a sua volta, di smentire ciò che avevo scritto nell’articolo perché il coordinatore del suo partito, anche lui fresco di nomina e presente in aula al Tribunale perché anch’egli avvocato e difensore di un altro imputato del processo, le aveva riferito di non aver ascoltato il terzo nome fuoriuscito dalla bocca della Palmiero e che se non l’avessi fatto, l’ex Consigliere – estraneo ai fatti del processo e candidato alle prossime elezioni Amministrative – avrebbe querelato il sottoscritto e io e la sua Presidente, suo Avvocato difensore, ci saremmo ritrovati di nuovo in Tribunale per una nuova battaglia giudiziaria.

E già messa così dovrebbe far ridere. Già, perché l’Avvocato è di per sé già convinta che non si tratti di distrazione del collega coordinatore di partito bensì di malafede del giornalista, dato che il minacciato di querela è stato il sottoscritto.

Istantanea e lapidaria è stata la mia risposta, poiché sicuro di quanto ascoltato in aula e convinto che il coordinatore del partito non abbia la verità in tasca né impersona il verbo di Dio, ho comunicato istantaneamente alla Presidente Avvocato che se il suo cliente-collega di partito fosse convinto della querela si poteva tranquillamente accomodare e sarebbe stato un piacere ascoltare la registrazione dell’udienza o leggere il verbale della stessa davanti ad un giudice monocratico.

Nel frattempo il sottoscritto colleziona e prepara già le prove per un ipotetico confronto ma non passa neanche un’oretta che il sottoscritto viene raggiunto da un altro messaggio, stavolta è il consigliere e futuro candidato in persona che scrive: “Buonasera Mario ho saputo che sei stato contattato per un eventuale smentita dell articolo che mi riguarda . Volevo comunicarti che tale richiesta mi vede del tutto disinteressato e ne fautore . Tu fai il giornalista ed è giusto che fai cronaca”.

Ho dovuto leggere questo messaggio più di una volta, non riuscivo a capire ma soprattutto non credevo a quello che stavo leggendo. Una situazione più kafkiana di questa non mi era mai capitata. Neanche il miglior Scarpetta sarebbe stato capace di cucire addosso al suo Felice Sciosciammocca un copione del genere. Ho pensato subito: ma questi ci sono, o ci fanno? E pensare che sono gli stessi che hanno la presunzione di poter cambiare le sorti della nostra amata Caivano.

Allora in questa situazione ho voluto vederci chiaro e scrivo alla Presidente Avvocato testuali parole: “mi fate capire cosa succede perché credo che a questo punto io debba capire chi mi sta minacciando non credi?” La sua risposta non è stata per nulla rassicurante dato che nel suo audio mi dice che il suo collega ultimamente è un po’ agitato perché anche lui aveva creduto al coordinatore che non aveva sentito il suo nome fatto dalla Palmiero in aula e che lei gli aveva consigliato di andare direttamente alla fonte e se ci fosse qualcuno da accusare sarebbe stato proprio la coordinatrice di Fratelli d’Italia dato che non si può permettere di fare nomi, visto che non è lei a fare le indagini ma a questo ci pensa la Magistratura. Poi mi da il consiglio di stare sereno perché non è successo nulla.

A parte il fatto che non capisco perché trovare a tutti i costi un colpevole su una verità oggettiva grossa quanto una casa. Ma poi per chi non è successo nulla? Per me? Intanto sono stato agitato una serata intera. Questi sono quelli che si apprestano a voler Amministrare – un’altra volta – Caivano. E sono gli stessi che non comprendono che un giornalista, un cronista che cerca di fare bene il proprio lavoro, la sera è a casa con la propria famiglia, in grazia di dio e vorrebbe cenare tranquillo. Invece No! Deve essere raggiunto dalla loro arroganza, spavalderia, presunzione e boria. Deve essere minacciato di querela. Deve essere minato nella propria serenità solo perché ha fatto bene il suo lavoro evidenziando e portando alla luce i nomi di alcuni personaggi che imperterriti, pur di dimostrare la loro innocenza ed estraneità ai fatti, vogliono continuare a rappresentare fumus pericolosi sul territorio, candidandosi comunque nonostante il proprio nome sia presente sui documenti della magistratura e nonostante presentino parentele scomode.

Allora mi domando: come può un caivanese perbene avere il coraggio di scendere in campo per competere contro questi individui che al primo intoppo, senza scrupoli, ricorrono allo strumento della minaccia?

Fino a quando a scendere in campo sono sempre gli stessi. Coloro che volente o nolente, protagonisti o spettatori, colpevoli o ignavi e silenti. Quelli che con il loro modus operandi hanno il demerito di aver fatto sciogliere per ben due volte il Consiglio Comunale per ingerenze della criminalità organizzata, difficilmente la Caivano perbene avrà il coraggio di misurarsi parimenti a cotanta arroganza e prevaricazione, dato che quelli che sono passati per quegli scranni se non sono camorristi, poco ci manca! E, non me ne vogliate tutti, chi è buono si salva da solo!

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Politica

SALERNO. Ritorna il problema dello straordinario al Ruggi di Salerno

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SALERNO – Riceviamo e pubblichiamo: Questa segreteria si rivede costretta a ritornare su un problema annoso quale quello dello straordinario, anche perché ci ritroviamo di fronte ad uno sforamento di 3 milioni di € per il Comparto, a fronte di 18 milioni di € per la Dirigenza Medica. Già a guardare i numeri si evince che probabilmente il problema non è il comparto, ma altro, ma volendo rimanere in tema di comparto, si chiede all’Azienda una volta adottato i criteri minimi di personale, perché continua minacciosa a inviare missive per ridurre ancora lo straordinario del comparto, forse perchè bisogna lavorare sotto organico? O forse bisogna lavorare senza marcarsi per salvare l’Azienda? Ma in tutto questo siamo sicuri che il problema presente in Azienda sia lo straordinario?

Oppure bisogna guardarsi intorno e capire;
 se tutti stanno svolgendo la propria mansione;
 se i progetti obiettivi sono utilizzati per abbattere lo straordinario;
 se i troppi ma veramente esagerati incarichi di funzione e anche tutti ben pagati servono a premiare qualcuno oppure servono per obiettivi precisi;

Probabilmente l’Azienda ha perso di vista quelli che sono gli obiettivi prefissi, sempre che ci siano. Questa segreteria come la massa dei lavoratori che si prodigano giorno dopo giorno per mandare avanti l’Azienda (perché c’è da precisare che l’azienda non viene mandata avanti dalle Direzioni ne dà scartoffie varie ma da coloro che tutti i giorni si prodigano dando il loro contributo, sottraendo del tempo alla loro vita privata e alla famiglia per quattro soldi) sono stanchi di essere sempre imputati di tutti i danni dell’Azienda.

Anche perché probabilmente i danni di un’Azienda non sono da imputare ai lavoratori ma a chi la dirige
Certi di un pronto riscontro
Porgiamo cordiali saluti
Segretario Provinciale Angelo Rambaldi

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