

Editoriale
SANT’ANTIMO. La giunta di Buonanno dimostra la sua incapacità amministrativa nelle risposte alle interrogazioni
SANT’ANTIMO – Si è appena conclusa la seduta del Consiglio Comunale dove si doveva discutere della relazione redatta dai Revisori dei Conti sul Bilancio Stabilmente Riequilibrato, della nomina del Garante dei Disabili e di alcune interrogazioni consiliari presentate dal gruppo consiliare Nuova Sant’Antimo.
In questa sessione è emersa tutta la sprovvedutezza di quest’Amministrazione specialmente in merito alle risposte date alle interrogazioni ma più che altro ai tentativi di svicolare le domande in maniera, a volte, anche kafkiana.
I ritardi denunciati dai Revisori dei Conti nella relazione, tali rimarranno anche in vista dell’approvazione in Consiglio e quindi da questo si può benissimo comprendere l’incapacità ma forse l’impossibilità di mettere i conti in regola con la conseguente distanza temporale che aumenta in vista del pareggio di bilancio. Anche se c’è qualcuno che asserisce che l’Amministrazione Buonanno stia anche pensando a dichiarare un nuovo dissesto. Praticamente il dissesto nel dissesto è possibile ma sarebbe un’ulteriore sconfitta per i cittadini santantimesi.
Per quanto riguarda le numerose interrogazioni sollevate dal Consigliere Edo D’Antonio di Nuova Sant’Antimo le risposte, secondo l’avviso di chi scrive, sono state tutte insoddisfacenti. A partire dagli imbarazzanti tentativi dell’Assessore Vergara di scaricare il barile all’ex Responsabile di Settore Dr. Paolo Calabrò. Infatti l’Amministrazione sapeva benissimo la modalità di scelta della ditta WCD Events srl sull’appalto nepotistico di 98mila euro e non è venuta a conoscenza solo all’indomani della relazione del dirigente come asserito in aula dall’Assessore. E comunque in altre sedi, così come nel talk show “L’Assise City Focus” condotta dal sottoscritto su Minformo TV (guarda qui), il Sindaco ha confermato che secondo l’Amministrazione la determinazione era legittima. Di qui la presa d’atto della sprovvedutezza di questa gestione politica dell’ente santantimese.
Morale della favola? Ad oggi l’Assessora non è stata in grado di spiegare alla città che tipo di provvedimento intende attuare nei confronti del dirigente se in lui è stato individuato il colpevole né quali decisioni sono state prese in merito a questi fondi né è stata chiara nell’assicurare alla città se tali fondi sono andati persi o se si hanno le capacità e/o le intenzioni di recuperarli.
Il culmine, con tanto di dimostrazione in merito all’impreparazione di questa giunta si è avuto nel momento in cui si doveva rispondere in merito ad alcune lamentele sollevate dal personale della Polizia Locale. Interrogazione estesa poi, in aula, dal Consigliere D’Antonio, sulla revoca della nomina a vicecomandante dell’Agente Filomena Puca. Nel tentativo di evitare all’Assessore Vergara una risposta che avrebbe testimoniato la sua impreparazione sul tema, il Consigliere Gabriele Pappadia fa peggio. Volendo “insegnare” il “mestiere” di Presidente del Consiglio al Presidente Domenico Carlea, ammonendolo del fatto che non aveva ancora ripreso il leader di Nuova Sant’Antimo sull’estensione dell’interrogazione e informando il vertice dell’aula consiliare che suo ruolo impone invitare l’oppositore ad attenersi alla natura dell’interrogazione presentata in data 16 Marzo c.a. A parte il fatto che la parola dopo aver esposto un’interrogazione è riservata solo ed esclusivamente all’Assessore competente e quindi nessuno dei Consiglieri ha diritto di intervenire. Era chiara l’intenzione del Pappadia, scaltro e scafato, buttarla in caciara e il Consigliere Peppe Italia gli ha dato man forte perdendo la pazienza e ammonendolo, a ragion veduta, tacciandolo di fascista e di voler mettere il bavaglio ad un Consigliere comunale. Insomma volano gli stracci in aula e l’occasione è buona per fare un intervallo di cinque minuti – proposta non votata in aula ma decisa dal Sindaco ma questa, arrivati a questo punto, è una bazzecola – e indottrinare perbene l’Assessora che anche dopo la pausa non è che recupera alla grande, testimoniando di essere impreparata sul tema ma dimostrando che nei fatti la questione della revoca della nomina di vicecomandante della Polizia Locale è solo una mera questione politica. Un’Amministrazione volta al contrasto all’illegalità e alla criminalità diffusa sul territorio non declassa un’agente che i “galloni” ha dimostrato di esserseli guadagnati sul campo. Non si mette di nuovo in strada chi, in questi mesi, ha dimostrato di avere capacità manageriali e investigative superiori anche a chi viene nominato in base ad una letterina posta su una busta paga. Insomma l’Amministrazione Buonanno con la questione dell’Agente Puca ha dimostrato che è più importante misurare il lavoro espletato da una persona attraverso la burocrazia piuttosto di attenersi ai fatti dimostrati negli anni di integerrimo lavoro.
Sulle questioni “Buoni Spesa” – è meglio chiamarli come ha tenuto a precisare l’Assessore, come se alla fine cambiasse qualcosa – stendiamo pure un velo pietoso. L’Assessore Brunaccini ci deve spiegare cosa ha di sociale e quanto appare equa la volontà di quest’Amministrazione di aver voluto allargare la platea degli aventi diritto innalzando la soglia ISEE a 12 mila euro e facendo arrivare al Comune 3700 domande risultate idonee. L’Assessore Brunaccini deve spiegare alla gente perché una famiglia con zero redditi, che non può comprare il pane il giorno dopo, deve percepire le stesse 120 euro che percepisce una famiglia che ne guadagna 1000 € al mese e che magari quei 120 € piuttosto che comprare il latte, al figlio gli hanno comprato un giocattolo per Pasqua. L’Assessora Brunaccini, piuttosto di pregare il Consigliere D’Antonio e qualcun altro – non si sa chi – di aiutare quest’Amministrazione – come se dalle ultime elezioni si fosse scelto il D’Antonio o qualcun altro per amministrare la città – cosa ci sarebbe di equo in tutto questo!?
Ma se la Vergara e la Brunaccini appaiono come le veline dell’Amministrazione Buonanno, l’Assessore Pirozzi non è da meno. All’interrogazione sollevata dal Consigliere D’Antonio circa l’incompatibilità del Dirigente alla Ragioneria sul fatto che al tempo della nomina possedesse o meno ancora partita iva e quindi risultasse operante in maniera privata mentre veniva assunto come dipendente pubblico. L’Assessore Pirozzi si trincera, dimostrando palese imbarazzo per la sua impreparazione, sul fatto che il leader di Nuova Sant’Antimo non è stato dettagliato nella sua interrogazione. Allora, per chi legge e per l’Assessore che dietro la richiesta di una nuova interrogazione cerca di prendere tempo, vorrei spiegare una cosa. Interrogazione la fa, di solito chi non sa, ed è per questo motivo che domanda. Di conseguenza chi redige un’interrogazione consiliare la può anche formulare con due parole, come ad es. “Sig. Assessore, è vero che al tempo in cui è stato assunto il Dirigente alla Ragioneria era ancora in possesso di Partita iva? Secondo lei questa non è sinonimo di incompatibilità? Se la risposta è si, lei è sicuro che tutti i documenti firmati dal dirigente, comprese le bollette dell’IMU e TARI non siano da invalidare?” Ecco, credo di averla fatta ancora più semplice del Consigliere D’Antonio e un Assessore bravo che in 32 giorni ha avuto tutto il tempo di studiarsi il caso, sarebbe venuto in aula con date, istanze, determine e norme che testimoniano la legittimità dell’assunzione, mettendo a tacere una volta e per tutte i dubbi dell’opposizione senza invitare quest’ultima, sbagliando, a formulare nuove interrogazioni.
Volendo fare una riflessione a questa breve cronaca dei fatti, questa sera l’Amministrazione Buonanno ha fatto tutto fuorché rincuorare i cittadini sul futuro della città soprattuto dal punto di vista contabile e come recita il titolo si un film di Sergio Martino: “Se tutto va bene, siamo rovinati”.
Caivano
A CAIVANO il ripristino della vetrata della biblioteca abbandonata di Pascarola verrà fatto con cristallo di boemia

CAIVANO – La manutenzione, oltre tutte le polemiche, le stranezze, i dubbi e le ombre, continua la sua opera di depauperimento delle casse comunali e il suo ruolo determinante nell’emorragia di denaro pubblico di cui l’ente gialloverde è affetto da anni.
L’andamento malato del settore non può fermarsi, le bocche da sfamare sono tante e al diavolo chi vuole far luce sulla questione. A tal proposito, dato che due milioni di euro spesi con manutenzioni stradali inesistenti è stata una strategia già adottata e fin troppo usurata, si è pensato bene di virare su affidamenti, anche qui molto discutibili, per lavori totalmente inutili a prezzi esorbitanti.
L’ultima trovata dell’Amministrazione Falco e dell’Assessore ai Lavori Pubblici il Sindaco Enzo Falco – è bene ricordare sempre chi detiene la delega – riguarda i lavori di manutenzione e messa in sicurezza di una vetrata dell’ex biblioteca di Pascarola per una cifra blu di € 44.870,03 compreso IVA affidati prima alla ditta vincitrice con € 3.385,774 in meno Società Gruppo Elsa srl, poi estromessa dall’appalto, i lavori vengono affidati alla ditta Società Zeus Constructions srl con sede in Gricignano di Aversa (CE) – Caivano è una città attenzionata dalle ditte dell’agro aversano e la cosa ci fa piacere – con una motivazione bislacca, oseremo dire, infatti dalla determinazione di affidamento si legge che l’esclusione della prima ditta che aveva offerto maggiore ribasso è scaturita da una comunicazione della stessa ditta che con nota prot. n. 13021 del 21.04.2023 la suddetta Società comunicava che per vari ed eventuali motivi interni non poteva presentarsi presso gli Uffici per la firma del verbale consegna lavori.
Ora, premesso che il Gruppo Elsa ha sede legale ed operativa a Caivano e fermo restando che con il DPR 10 novembre 1997, n. 513 è stata introdotta in Italia la firma digitale e pertanto non c’è più bisogno di presenza fisica per apporre una firma su un contratto, appare molto strano che una ditta caivanese rinunci ad un lavoro fatto in casa propria per favorire una ditta proveniente dall’agroaversano. Ma sicuramente è il sottoscritto che vede mostri ovunque ma lasciategli pure il beneficio del dubbio.
Quindi, al di là di chi deve fare o non fare i lavori per ripristinare la sicurezza nella biblioteca pascarolese, dato che è un bene pubblico abbandonato da anni, giusto per osservare anche la spending review, non si farebbe prima ad interdire, per sicurezza, l’ingresso a tutta l’area interessata e solo in vista di un indirizzo poltico concreto da offrire a quel bene, capire in che modo e con quali soldi può essere ripristinato? Non è che si voglia fare i polemici a tutti i costi ma oggettivamente 45mila euro per un vetro, a meno che non sarà posto cristallo di boemia, ci sembrano un po’ eccessivi. Ai posteri l’ardua sentenza.
Editoriale
“Palermo chiama Italia” ma “Napoli non risponde”. Nessuna commemorazione della strage di Capaci in città

NAPOLI – Oggi ricorre la Giornata della legalità, in cui si ricordano le vittime di mafia e – in particolare – le vittime della strage di Capaci, che portò alla morte di Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Mentre Palermo non dimentica i suoi beniamini della Magistratura e chiama oltre 40.000 studenti di tutto il Paese, e un centinaio di ragazzi provenienti da Europa e Stati Uniti, unendosi in un unico coro nel ricordo delle stragi di Capaci e via D’Amelio, Napoli si dimentica di loro, Il Governatore De Luca, l’Amministrazione Manfredi così come il resto della città, comprese scuole e associazioni, abbagliate ancora dai successi della squadra di calcio, non fanno registrare commemorazioni degne di nota sul territorio.
L’unico evento a cui prenderà parte la fascia tricolore partenopea è quello che riguarda la conferenza stampa di presentazione delle iniziative in programma a Napoli dal 24 al 27 Maggio nell’ambito della campagna #insiemepergliSDG promossa dal Ministero degli Esteri che si terrà alle ore 13:00 nella sala giunta di Palazzo San Giacomo.
Così mentre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sta partecipando oggi, insieme al presidente del Senato Pietro Grasso, a ‘Palermo chiama Italia’, la manifestazione organizzata dalla Fondazione Falcone in occasione del ventitreesimo anniversario delle stragi mafiose di Capaci e Via D’Amelio partita dalle 11 nell’aula bunker del tribunale del capoluogo siciliano, con la partecipazione di oltre 40mila studenti italiani e stranieri. Al netto di soddisfare la richiesta di partecipazione che ogni anno arriva da centinaia di scuole dove il Miur e la Fondazione Falcone, grazie alla collaborazione con la Rai, hanno deciso di collegare il capoluogo siciliano con sei piazze di altrettante città (Milano, Gattatico, Firenze, Napoli, Rosarno, Corleone), l’Amministrazione Manfredi, la Regione Campania e altri enti pubblici non organizzano nulla che possa condurre al ricordo della strage di Capaci.
“Palermo chiama Italia” ma “Napoli non risponde”.
AGGIORNAMENTO delle h 13:16
La nostra redazione è stata raggiunta da una comunicazione da parte dell’Amministrazione Comunale di Napoli dove si precisa che in data odierna, in città, c’è stata almeno una manifestazione che ricordi la strage di Capaci (leggi qui)
Afragola
AFRAGOLA. Le delibere sul Piano Casa fanno emergere l’inconsistenza politica di Antonio Caiazzo

AFRAGOLA – Al centro del dibattito pubblico questa volta finiscono le delibere di rigenerazione urbana votate in aula lo scorso 5 maggio nel Consiglio Comunale passato alla storia per la maglietta indossata dal Consigliere Gennaro Giustino che ammoniva il comportamento opportunistico del Sindaco juventino Pannone nell’illuminare Palazzo Moriani d’azzurro e pubblicizzare la sua decisione con tanto di foto insieme al Consigliere milantista Giacinto Baia.
Le delibere in questione trattano la materia urbanistica e si rifanno ad una decisione di quest’Amministrazione sul famoso concetto di abbattimento e ricostruzione degli immobili del centro antico di Afragola, attenendosi però al vecchio Piano Casa del 2009.
Considerando che il centro di Afragola presenta solo cemento, pietre e zero verde, si è pensato bene di colmare la mancanza di verde da dover donare all’utilità pubblica con il famoso strumento di monetizzazione o attraverso convenzioni stipulate tra ente comunale e proprietario che intende riqualificare il proprio immobile. Fino a qui nulla quaestio.
Le varie inquietudini ma soprattutto dubbi sulla genuinità di tali decisioni insorgono principalmente quando si pensa che il 30 Giugno è il termine ultimo per presentare il PUC pena il commissariamento. A tal proposito già trattammo l’argomento tre anni fa (leggi qui).
E partendo proprio dalla Delibera votata dalla giunta Grillo, dove erano presenti gli attuali Consiglieri Giuseppe Affinito e Biagio Castaldo, cominciano le nostre riflessioni.
L’attuale delibera votata in Consiglio Comunale prevede uno schema di convenzione tipo – valida per tutti i casi che si presenteranno all’Ufficio Urbanistica – le cui autorizzazioni verranno gesttite direttamente dal Dirigente al Settore Urbanistica Ing. Nunzio Boccia, evitando, così, di fatto, di passare per il Consiglio Comunale come regola, finora, prevedeva.
Allora qui i dubbi sono due. Questa attuale delibera annulla, di fatto, gli indirizzi stabiliti dalla giunta Grillo nella sua vecchia delibera? Se è si perché? Perché per Affinito e Castaldo valevano gli indirizzi di Grillo votando le autorizzazioni in aula mentre a distanza di tre anni, con la incombente scandenza del PUC, si decide di passare la palla al dirigente? Poi. Considerando che da Dicembre 2022 fino ad ora sono state istruite solo tre pratiche edilizie, mantenendo in caldo tutte le altre e facendo pensare che tutta quest’urgenza non ci fosse. A questo punto la domanda è: quante pratiche saranno istruite fino al 30 Giugno con questo metodo, sicuramente meno burocratico ma più facilmente permeabile? Ma soprattutto, in queste delibere e col potere demandato in mano al dirigente, dove risiederebbe il bene per la città tanto paventato dal tecnico Consigliere di opposizione Antonio Caiazzo? E su Caiazzo vorrei aprire un capitolo a parte!
È noto a tutti gli addetti ai lavori che il centro sinistra afragolese da alcune settimane è solito riunirsi in tavoli programmatici per discutere del futuro della città ma soprattutto della linea di opposizione da adottare in aula. Il Consigliere Caiazzo, finora non si è perso un appuntamento e fino a quel famoso Consiglio del 5 maggio scorso si è sempre dichiarato in linea con le idee del centrosinistra afragolese.
“Ei fu siccome immobile” così comincia l’opera di Alessandro Manzoni dedicata alla morte di Napoleone Bonaparte che avveniva proprio il 5 maggio 1821 presso l’Isola di Sant’Elena, a distanza di 202 anni esatti, in aula ad Afragola moriva l’idea politica del Consigliere Caiazzo dinanzi ai propri interessi di tecnico edile, ammesso che abbia mai avuto una visione concreta della politica. Ma veniamo ai fatti.
Il dato politico di Caiazzo viene meno quando da un lato siede al tavolo con i Consiglieri di sinistra Iazzetta, Salierno e Russo per poi votare in maniera contraria e quindi favorevole alle delibere di cui sopra, insieme alla maggioranza, nell’aula consiliare. Giustificando la sua scelta come una votazione utile per il bene della città. Ma non solo. Il paradosso di Caiazzo lo si percepisce soprattutto quando pur di giustificare la sua scelta di votare a favore, dichiara che i dubbi dell’opposizione vengono fugati dal fatto che gli imbrogli si sono sempre fatti e si continueranno a fare anche con una delibera dubbiosa. Quindi cosa vorrebbe comunicare il consigliere metropolitano: che anche a lui queste delibere parrebbero presentare profili di dubbiosità ma la necessità di votarla a favore è più alta di qualsiasi altro interesse pubblico? Intanto da legislatore, il Caiazzo si dovrebbe preoccupare che un provvedimento da lui votato non presenti né bachi né lacune che facilitassero facili raggiri da parte di chi è intenzionato ad imbrogliare cercando di mantenere così il potenziale imbroglione nel recinto del violatore di regole e non legittimare il suo imbroglio!
Ma il modus operandi del Caiazzo che dice e fa tutto e il contrario di tutto è noto a tutti. Il Consigliere metropolitano, anche per mantenere quest’ultimo status, ci ha abituato anche a cose ben più gravi del semplice smentire accordi fatti ad un tavolo di opposizione ed è giusto che in questo scritto si faccia anche una breve cronistoria.
Caiazzo è colui che quando il Sindaco Tuccillo, all’atto dell’approvazione del suo ultimo bilancio – quello dell’esercizio 2017 – mentre rischiava la tenuta del suo mandato, da Consigliere di opposizione si andò a nascondere proprio nella stanza del Sindaco pur di non prendere parte alla votazione e non essere costretto a votare contrario così come il suo ruolo gli obbligava. All’epoca il bilancio passò grazie all’astensionismo di Caiazzo e al voto in più dell’allora ex Presidente del Consiglio Nicola Perrino che grazie alla scaltrezza di Gennaro Giustino fu impelagato in un discorso futuristico per le amministrative che di lì a poco si dovevano effettuare, convincendolo di votare a favore il bilancio.
Caiazzo è colui che nella campagna elettorale delle Amministrative 2018 fu il promotore del tavolo del centro civivo con Nicola Perrino Sindaco, salvo poi il giorno prima della presentazione delle liste, fare dietrofront, accettare la presentazione del simbolo “Forza italia” a sostegno di Claudio Grillo, ottenendo la propria elezione e quella di Aniello Baia, Tommaso Bassolino e Raffaele Fusco. Da capogruppo del partito azzurro, in quella consiliatura fu capace di sfasciare il gruppo primo eletto della coalizione di Grillo per andare a rifugiarsi in un gruppo civico a tre con Arcangelo Ausanio – dopo un fatto di aggressione verbale e fisica avvenuto sulle scale di Palazzo Moriani con lo stesso – e Biagio Montefusco.
Caiazzo è colui che nella scorsa Campagna elettorale del 2021 ha cominciato a sedersi ai tavoli da portavoce della candidatura a Sindaco di Gennaro Giustino, salvo poi andando ad elemosinare una candidatura tra le file nespoliane a supporto di Antonio Pannone e solo dopo aver incassato il rifiuto categorico dell’ex senatore cominciò a sedersi ai tavoli di Antonio Iazzetta del centro sinistra, decidendo, anche qui in extremis, di fare dietrofront e prendere la decisione di ritornare all’ovile, stavolta da ultimo arrivato, tra le file di Giustino nella lista “A Viso Aperto” gruppo politico da cui, ufficialmente, non ha ancora preso le distanze, nonostante i fatti dimostrino il contrario.
Dato il modus operandi appena illustrato del Caiazzo, non c’è da meravigliarsi se oggi vota in aula in maniera contraria a quei consiglieri che lui stesso reputa compagni di percorso e posso asserire, senza tema di smentita, che il dato politico sulle scelte di Caiazzo è pressoché inesistente, come è inesistente qualsiasi logica adottata dal consigliere metropolitano a meno che il tutto non si traduca in due motivazioni. Il suo lavoro da tecnico edile sul territorio e il suo interesse spasmodico di conservarsi la cadrega a Piazza Matteotti.
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