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Oriana Fallaci e l’enigma Mohammed

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E’ difficile trattare la massa critica quando un personaggio celebre viene a mancare.
La pioggia di post in ricordo del mito, il rimpianto per non averlo mai conosciuto, la sensazione che qualcosa di molto intimo sia venuto a mancare, forse la paura di rimanere innominati e invisibili, paura dell’oblio, di quello che c’era e non c’è più.
Gli idoli servono proprio a questo: a possedere una stella polare, un punto di riferimento, qualcosa su cui contare, che funziona aldilà di quello che facciamo, di quanto falliamo.
L’idolo non va in bagno a fare la cacca, non sbava quando dorme, non si arrabbia e ha un corpo perfetto, è l’immagine del divino che costruiamo da secoli, il totem tanto agognato, la torre di babele.
Questa volta lo scandalo della morte è toccato a Cassius Clay, anche conosciuto come Mohammed Alì, un uomo ingenuo e buono, con il dono del coraggio e vittima di Mammona, che lo fece pugile e poi musulmano, personaggio ambiguo che tirava cazzotti in nome di un potere egoico disarmante, alla luce dei riflettori prima che di qualsiasi filosofia, divinità o profezia.
Oriana Fallaci aveva deciso di affrontarlo nella palestra in cui allenava, a Miami Beach, l’incontro è descritto nel libro “Le radici dell’odio”, uno dei suoi ultimi lavori, pubblicato postumo.
Mohammed era arrivato seguito da una scorta di Mussulmani neri, i Mussulmani neri, Neri, una delle sette più pericolose d’America, Ku-Klux-Klan alla rovescia, assassini di Malcom X, che lo avevano, catechizzato ipnotizzato piegato.
In quell’occasione la giornalista fu ritenuta invisibile e quasi ignorata: l’incontro si sarebbe svolto a casa di Cassius Clay, quella stessa sera.

“Tutti mi invidiano e mi ripetono speriamo che tu non ci trovi Sam Saxon (…) il Consigliere spirituale che i Mussulmani neri gli tengono accanto per protezione e per spia”.

Il campione abitava nel quartiere negro in una casa povera. Le ragioni di questa scelta, per la Fallaci, sono controverse: “alcuni dicono che lo fa per compiacere i Mussulmani neri e recitare la parte della vittima. Altri dicono che lo fa per sincere ragioni ideologiche. Altri ancora sostengono che il Campione non ha un soldo fuorchè i cinquantamila dollari che il gruppo di Louisville vincolò in una banca all’inizio della carriera, affinchè da vecchio non morisse di fame”.
Cassius aveva giocato con i bambini, poi aveva mostrato alla giornalista qualche filmato delle sue vittorie, il combattimento con Liston, finito k.o., proiettato due volte.
Oriana insiste per l’intervista, ed ecco la stanza riempirsi di negri che silenziosamente entravano, sedevano o si appoggiavano al muro. 
A Mohammed non dispiace avere il nome che ha, quello vecchio apparteneva a uno schiavo, Mohammed invece è il nome di Dio. Mohammed non è più Cassius, è “il più bello (…) così bello che le ragazze mi muoiono dietro guardate non ho nemmeno un segno sulla mia faccia è liscia come la faccia di una signorina”.  Dice di non odiare l’essere umano, ma gli individui che cercano di togliergli il titolo di “più grande”, quel titolo che gli era stato venduto al prezzo della sua personalità, in balia del prossimo scoop, della prossima scommessa, del prossimo manipolatore, della prossima “vittoria”.
Mohammed non ha dubbi, perché Allah è sostegno sicuro: “finchè Allah è con me io rimango il campione dell’intero mondo (…) un giorno sarò molto ricco e comprerò un aereo da seicentomila dollari e poi voglio una limouisine in ogni città d’america e poi…”.  E poi il Parkinson, quel tremolio che sembrava quasi dire che il dubbio è parte essenziale dell’essere umano; che anche i più grandi vacillano.
Quel tremolio che non prenderemo in considerazione, occupati come saremo a condividere la nostra massima quotidiana; quel tremolio che dovrebbe indicarci che la nostra condizione di esseri umani viene prima di qualsiasi vittoria o frase saggia, prima di qualsiasi colletta per i poveri; quel tremolio che ci ricorda che non basta lavarsi le mani prima di mangiare, per essere puri.
Eppure” concludeva nella sua intervista la Fallaci, “v’è qualcosa su cui meditare in questo ignaro al quale fanno credere che la lingua inglese abbia solo quattrocento anni, che Maometto sia nato prima di Cristo, che Elijah Mohammed vada amato più della mamma colpevole d’esser cristiana. V’è qualcosa di commovente, di dignitoso, di nobile in questo ragazzo che vuole sapere chi è, chi fu, da dove venne, e perché, e quali furono le sue radici tagliate. Nel suo fanatismo v’è come una purezza, nella sua passione v’è qualcosa di buono. Vorrei essergli amica”.
Siamo spesso anche noi quegli “ignari” ai quali fanno credere, siamo anche noi vittime di quella forza distruttiva che è la vanagloria, ma per questa volta potremmo cambiare rotta, tirare le reti a destra e cominciare ad amare quello che Cassius Clay aveva di più ricco e umano: la sua debolezza.

Mohammed, cosa ne pensa dell’umiltà?

La…Cosa?

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Save the Children, nei Campi Flegrei oltre 70.000 bambini vivono la paura

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Sono oltre 70.000 i bambini tra 0 e 14 anni che in questi giorni stanno vivendo nella paura a causa del costante sciame sismico dei Campi Flegrei, in particolare nei comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto, Giugliano in Campania, Marano di Napoli, nonché in alcuni quartieri di Napoli, tra cui Soccavo, Pianura, Bagnoli e Fuorigrotta.

Lo sottolinea Save the Children, che da anni collabora in Italia con la Protezione Civile – in base ad uno specifico protocollo d’intesa – nell’ambito delle attività di tutela e sostegno dei minori durante le situazioni emergenziali, sia per quanto riguarda le loro esigenze materiali che per il supporto psicologico.


Spiega Antonio Caiazzo, responsabile territoriale del programma di Innovazione sociale di Save the Children, che vive nell’area dei Campi Flegrei: “La situazione è un po’ complicata, molte case hanno subito delle lesioni e i bambini stanno vivendo una fase di sospensione. In molti casi hanno dovuto lasciare le loro abitazioni, i loro giochi, il loro ambiente, in attesa delle dovute verifiche strutturali, e non sanno se e quado potranno tornarci. Tutti noi che viviamo nell’area siamo spesso concentrati a gestire le situazioni potenzialmente di pericolo e spesso gli adulti di riferimento non riescono a dedicate del tempo per spiegare ai più piccoli cosa sta accadendo. Tutto ciò genera in loro un profondo senso di insicurezza”.

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Terremoto a Bagnoli, parla Borrelli: “Firmato lo stato di mobilitazione nazionale, ora serve una ricollocazione provvisoria”

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Un residente di via Nisio a Bagnoli ha mostrato al deputato Francesco Emilio Borrelli i danni causati alla propria abitazione dall’ultima scossa di magnitudo 4.4. Le immagini evidenziano le lunghe spaccature createsi sulle mura dell’appartamento e anche dalla facciata esterna sono crollati dei calcinacci.

Pronta la replica di Borrelli, che ha così commentato:

“Il Ministro della Protezione Civile ha firmato la stato di mobilitazione nazionale. Ora vogliamo vedere Musumeci in prima linea e interventi rapidi e mirati, a partire dalle verifiche e della messa in sicurezza degli edifici. Servono siti di accoglienza e bisognerebbe pensare già da ora ad una ricollocazione volontaria, almeno in via temporanea, di chi abita in prossimità della zona dove ora si sono concentrate le attività bradisismiche. Seppure le scosse non sono, come magnitudo, di elevatissima entità bisogna considerare la superficialità dell’epicentro e l’accelerazione che subisce il suolo. L’accelerazione generata dall’ultima scossa è stata, per intenderci, superiore a quella che vi fu durante il sisma che distrusse Amatrice”.

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Napoli, il cinema Metropolitan riapre i battenti: i particolari

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Il cinema Metropolitan è pronto a riaprire i battenti e a gestire la storica multisala di via Chiaia sarà Circuito Cinema.

L’opera di riammodernamento sarà completata in estate, ma il cinema riparte con una programmazione all’insegna della varietà e con un calendario fitto di eventi. Primo appuntamento il 20 marzo con un evento speciale ad inviti del film ‘Il treno dei bambini’ di Cristina Comencini, che vedrà tra gli invitati anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.

Poi, il 22 marzo, i registi e sceneggiatori Manetti Bros presenteranno ‘Us Palmese’, apprezzata commedia con Blaise Alfonso e Rocco Papaleo. Si tratta di una vera e propria favola calcistica intrisa di emozione e allegria, dove il calcio non è solo uno sfondo, ma il vero cuore pulsante della storia.

Tuttavia l’attesa maggiore è per l’anteprima nazionale di ‘Pino’, documentario di Francesco Lettieri su Pino Daniele. Un vero e proprio evento che vedrà coinvolto, oltre al regista Francesco Lettieri, Alex Daniele e numerosi personaggi presenti nel film e legati al compianto artista.

Sabato 29 marzo sarà la volta di ‘Queer’, attesissimo film di Luca Guadagnino, il quale sarà in collegamento insieme al suo meraviglioso interprete Daniel Craig. Pertanto, a chiudere il ciclo di eventi sarà l’attore e regista Valerio Mastandrea, che giovedì 3 aprile sarà presente in sala per accompagnare la sua opera seconda: ‘Nonostante’.

Ecco quanto dichiarato da Andrea Occhipinti, fondatore e guida di Lucky Red:

“Vogliamo che il Metropolitan diventi il più bel cinema di Napoli, un luogo vivo, un riferimento per la città e per chi ama il cinema, pieno di attività e di eventi. Il nostro legame con i cineasti di questa città è sempre stato forte: Pappi Corsicato, Mario Martone e Paolo Sorrentino sono registi che la Lucky Red, principale azionista di Circuito Cinema, ha prodotto e distribuito. Siamo felici di tornare a casa”.

Dello stesso avviso Gabriele D’Andrea, Amministratore Delegato di Circuito Cinema:

“Siamo onorati di riaprire le porte di un cinema unico nel panorama italiano alla meravigliosa città di Napoli. Siamo soltanto a metà dell’opera di ristrutturazione, ma in poche settimane abbiamo lavorato senza sosta per riqualificare il cinema e renderlo nuovamente accogliente. Siamo inoltre felici che gran parte dei dipendenti siano rimasti in continuità con la gestione precedente: loro per primi non vedono l’ora che il cinema torni a brillare al pieno delle sue potenzialità. Come Circuito Cinema siamo attivi e radicati nelle principali città italiane, ma crediamo che Napoli e il Metropolitan possano sposarsi al meglio con l’estrema vitalità e creatività che è nel nostro Dna e che il pubblico di Napoli, siamo certi, saprà esaltare”.

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