CAIVANO – Nell’ultima città a nord di Napoli, nella quale con molte probabilità, a novembre i suoi cittadini saranno chiamati alle urne per scegliere i propri rappresentanti a cui delegare il futuro collettivo della comunità, si sta giocando al contrario, sembra che tutti i soggetti politici del territorio si siano messi d’accordo per attuare il principio della politica a perdere. Mi spiego!
Quando ero piccolo, in famiglia, mio padre con i miei zii ma anche nei bar e nei circoli caivanesi erano soliti giocare a Tressette. Solo i più bravi, si diceva, erano in grado di poter giocare ad una sua variante: il Quintino o volgarmente detto “‘o tre a chiammà”, per i professionisti addirittura chi possedeva il tre interpellato, c’era la regola di non dichiararlo ma bisognava capirlo dalle giocate, pensate un po’ la filosofia di gioco dei nostri padri. Per noi ragazzini, meno esperti c’era la variante “comica” del gioco: Il Tressette a perdere, conosciuto anche come Traversone o Rovescino, è una variante del gioco di carte Tressette in cui lo scopo non è fare più punti possibili, bensì farne il meno possibile per vincere la partita, che si può concludere a punti o per eliminazione. Le regole basilari del Tressette rimangono invariate, ma l’obiettivo è evitare di prendere le carte di valore e cercare invece di “scaricare” le carte più pesanti sugli avversari. Questo sta accadendo a Caivano per quanto riguarda la politica.
Siccome la cura della res publica gialloverde ha già toccato il fondo con i due scioglimenti per infiltrazioni camorristiche, quello che resta della vecchia classe dirigente sta, nettamente, raschiando il fondo del barile. L’incapacità ma anche il dilettantismo di alcune figure non autorevoli ma che si sono autoimposte un ruolo, sta portando la politica in città ad un livello mai visto finora e siccome i reduci dei due scioglimenti e qualche volto nuovo, arruolato giusto per dare una smacchiata alla già deturpata immagine pubblica della comunità, non sono dei veri giocatori, preferiscono giocare al contrario proprio come facevamo da ragazzini con il Tressette a perdere.
Cominciamo dal centrosinistra. Tutti conoscono oramai la querelle tra PD e M5S. Il vero obiettivo del PD sia locale che provinciale era e rimane la formazione di un campo largo progressista con a capo Mimmo Semplice. Della stessa idea era anche il deputato Pasqualino Penza solo che al posto del già nome usurato piddino preferisce quello del Ten. Col. Biagio Abbate che non sarebbe manco di sua espressione ma del tanto chiacchierato gruppo “Caivano al Centro”. Risultato? Nulla di fatto! E se vai ad indagare, domandare e scrutare senti dire che in alternativa, da un lato il PD è disposto a correre da solo insieme ad AVS con Iuri Bervicato (agnello sacrificale della riforma dem) pur consapevoli della sconfitta in nome di una rinascita e riqualificazione interna della sezione caivanese. Dall’altro lato ci sono indiscrezioni di un Movimento 5 Stelle disposto a correre da solo insieme a “Caivano al Centro” con Biagio Abbate sindaco, consapevoli del fatto che l’unica cosa che possano fare e inserire il colonnello tra i banchi dell’opposizione in nome di una lotta progressista in Assise.
Stessa sorte rischia il centro, dove le compagini si sono specializzate, non tanto neanche agli incontri bilaterali ma a dei caffè fugaci. In realtà qui un vero e proprio tavolo politico non è ancora stato istituito. Il motivo? Chi dovrebbe farlo, chi ha già tentato alcune fughette in avanti, cercando di far passare il messaggio di essere il candidato a Sindaco naturale e fisiologico, non ha il coraggio di chiamare a sé le forze politiche che potrebbero formarlo per paura di essere bruciato al tavolo delle trattative. Segno di debolezza o pavidità politica? Lo scopriremo in corso d’opera. Intanto Forza Italia che ha dalla sua il vigore e le competenze per farlo, non avendo particolari pretese sulla sintesi, non ha fretta di affondare il colpo e dall’altro lato la formazione che intanto ha preso corpo, formata da “La Svolta” e “UDC” non avendo la necessità di esprimere una sintesi resta alla finestra per aspettare il momento opportuno e decidere la coalizione più congeniale alle proprie visioni. Indiscrezioni? “Caivano Conta” fa sapere in giro che se tutto dovesse finire male è disposta anche a correre da sola con “Azione” – Sempre se Calenda non si allea col cdx in Campania e non decide di calare ordini dall’alto anche a Caivano – e “Caivano 2.0” con Angelino sindaco, anche se consapevoli di una probabile sconfitta. L’importante è piazzare un riferimento politico autorevole come l’ex segretario dem in Consiglio Comunale.
Ultime news dal Centro destra, sembra che una minicoalizione possa partire con FdI a capo con tre gruppi civici più il partito della Meloni e anche qui esponenti vicini all’entourage della coordinatrice cittadina Giovanna Palmiero fanno sapere che laddove il progetto non potesse essere in grado di portarlo a termine, il partito della fiamma non disdegnerebbe la facoltà di correre da solo con a capo il proprio rappresentante ancora da scegliere.
Insomma è chiara la percezione che chi si candida a Sindaco, di qualsiasi fazione si parli, ambisce a perdere le elezioni con il solo scopo di finire in Consiglio Comunale. Sembra che dopo il terremoto politico-giudiziario avvenuto a Caivano nessuno abbia il coraggio di prendersi le responsabilità del vero risanamento del territorio. Paura, incapacità, negligenza, inettitudine o semplice incompetenza? Lo scopriremo solo vivendo. Intanto l’assenza di visioni, programmi e unità di intenti fanno preoccupare e non poco chi un po’ di sana politica la mastica già da diverso tempo.