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Politica

Pozzuoli. Istituito il gruppo consiliare di Italia Viva. Mascolo: “Solo per il bene collettivo”.

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POZZUOLI“Da oggi nel consiglio comunale di Pozzuoli sarà presente anche Italia Viva.
Risultato raggiunto grazie all’impegno, al lavoro e la passione di una squadra di persone che amano il proprio territorio, che antepongono i bisogni dei loro concittadini a qualsiasi altro interesse personale.
Continueremo a lavorare avendo come unica bussola la buona politica, quella che si fonda su ideali e valori che mirano a un bene comune e a una società più giusta ed equa. Questi includono l’onestà, la trasparenza, la responsabilità, il rispetto delle leggi, l’impegno per il benessere della collettività e la partecipazione democratica. 
Faccio i miei migliori complimenti a tutto il gruppo di Italia Viva Pozzuoli e auguro buon lavoro ad Enrico Russo e a Gianluca Sebastiano”
. Queste le parole della coordinatrice provinciale di Italia Viva Marianna Mascolo

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Caivano

A Caivano si pratica la politica del Tressette a perdere.

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CAIVANO – Nell’ultima città a nord di Napoli, nella quale con molte probabilità, a novembre i suoi cittadini saranno chiamati alle urne per scegliere i propri rappresentanti a cui delegare il futuro collettivo della comunità, si sta giocando al contrario, sembra che tutti i soggetti politici del territorio si siano messi d’accordo per attuare il principio della politica a perdere. Mi spiego!

Quando ero piccolo, in famiglia, mio padre con i miei zii ma anche nei bar e nei circoli caivanesi erano soliti giocare a Tressette. Solo i più bravi, si diceva, erano in grado di poter giocare ad una sua variante: il Quintino o volgarmente detto “‘o tre a chiammà”, per i professionisti addirittura chi possedeva il tre interpellato, c’era la regola di non dichiararlo ma bisognava capirlo dalle giocate, pensate un po’ la filosofia di gioco dei nostri padri. Per noi ragazzini, meno esperti c’era la variante “comica” del gioco: Il Tressette a perdere, conosciuto anche come Traversone o Rovescino, è una variante del gioco di carte Tressette in cui lo scopo non è fare più punti possibili, bensì farne il meno possibile per vincere la partita, che si può concludere a punti o per eliminazione. Le regole basilari del Tressette rimangono invariate, ma l’obiettivo è evitare di prendere le carte di valore e cercare invece di “scaricare” le carte più pesanti sugli avversari. Questo sta accadendo a Caivano per quanto riguarda la politica.

Siccome la cura della res publica gialloverde ha già toccato il fondo con i due scioglimenti per infiltrazioni camorristiche, quello che resta della vecchia classe dirigente sta, nettamente, raschiando il fondo del barile. L’incapacità ma anche il dilettantismo di alcune figure non autorevoli ma che si sono autoimposte un ruolo, sta portando la politica in città ad un livello mai visto finora e siccome i reduci dei due scioglimenti e qualche volto nuovo, arruolato giusto per dare una smacchiata alla già deturpata immagine pubblica della comunità, non sono dei veri giocatori, preferiscono giocare al contrario proprio come facevamo da ragazzini con il Tressette a perdere.

Cominciamo dal centrosinistra. Tutti conoscono oramai la querelle tra PD e M5S. Il vero obiettivo del PD sia locale che provinciale era e rimane la formazione di un campo largo progressista con a capo Mimmo Semplice. Della stessa idea era anche il deputato Pasqualino Penza solo che al posto del già nome usurato piddino preferisce quello del Ten. Col. Biagio Abbate che non sarebbe manco di sua espressione ma del tanto chiacchierato gruppo “Caivano al Centro”. Risultato? Nulla di fatto! E se vai ad indagare, domandare e scrutare senti dire che in alternativa, da un lato il PD è disposto a correre da solo insieme ad AVS con Iuri Bervicato (agnello sacrificale della riforma dem) pur consapevoli della sconfitta in nome di una rinascita e riqualificazione interna della sezione caivanese. Dall’altro lato ci sono indiscrezioni di un Movimento 5 Stelle disposto a correre da solo insieme a “Caivano al Centro” con Biagio Abbate sindaco, consapevoli del fatto che l’unica cosa che possano fare e inserire il colonnello tra i banchi dell’opposizione in nome di una lotta progressista in Assise.

Stessa sorte rischia il centro, dove le compagini si sono specializzate, non tanto neanche agli incontri bilaterali ma a dei caffè fugaci. In realtà qui un vero e proprio tavolo politico non è ancora stato istituito. Il motivo? Chi dovrebbe farlo, chi ha già tentato alcune fughette in avanti, cercando di far passare il messaggio di essere il candidato a Sindaco naturale e fisiologico, non ha il coraggio di chiamare a sé le forze politiche che potrebbero formarlo per paura di essere bruciato al tavolo delle trattative. Segno di debolezza o pavidità politica? Lo scopriremo in corso d’opera. Intanto Forza Italia che ha dalla sua il vigore e le competenze per farlo, non avendo particolari pretese sulla sintesi, non ha fretta di affondare il colpo e dall’altro lato la formazione che intanto ha preso corpo, formata da “La Svolta” e “UDC” non avendo la necessità di esprimere una sintesi resta alla finestra per aspettare il momento opportuno e decidere la coalizione più congeniale alle proprie visioni. Indiscrezioni? “Caivano Conta” fa sapere in giro che se tutto dovesse finire male è disposta anche a correre da sola con “Azione” – Sempre se Calenda non si allea col cdx in Campania e non decide di calare ordini dall’alto anche a Caivano – e “Caivano 2.0” con Angelino sindaco, anche se consapevoli di una probabile sconfitta. L’importante è piazzare un riferimento politico autorevole come l’ex segretario dem in Consiglio Comunale.

Ultime news dal Centro destra, sembra che una minicoalizione possa partire con FdI a capo con tre gruppi civici più il partito della Meloni e anche qui esponenti vicini all’entourage della coordinatrice cittadina Giovanna Palmiero fanno sapere che laddove il progetto non potesse essere in grado di portarlo a termine, il partito della fiamma non disdegnerebbe la facoltà di correre da solo con a capo il proprio rappresentante ancora da scegliere.

Insomma è chiara la percezione che chi si candida a Sindaco, di qualsiasi fazione si parli, ambisce a perdere le elezioni con il solo scopo di finire in Consiglio Comunale. Sembra che dopo il terremoto politico-giudiziario avvenuto a Caivano nessuno abbia il coraggio di prendersi le responsabilità del vero risanamento del territorio. Paura, incapacità, negligenza, inettitudine o semplice incompetenza? Lo scopriremo solo vivendo. Intanto l’assenza di visioni, programmi e unità di intenti fanno preoccupare e non poco chi un po’ di sana politica la mastica già da diverso tempo.

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Editoriale

Giugliano in Campania. Inzio politico terrificante. Maggioranza e opposizione senza bussola.

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GIUGLIANO IN CAMPANIA – Sul destino della consiliatura pende ancora la “scure” dell’Antimafia, con il rischio dello scioglimento anticipato degli organi elettivi dietro l’angolo. Il nuovo sindaco Diego D’Alterio ha avuto una partenza burrascosa con alcuni casi a ripetizione da gestire: lo scontro finito in tribunale tra i quadri di Azione sulla regolarità o meno della raccolta delle firme nella fase della presentazione della lista, lo scontro in maggioranza con Azione sulle deleghe che ha ritardato la nomina dell’assessore del partito di Calenda, la diatriba con la civica di fascia costiera sempre sul mancato accordo con l’assessore e la questione dei due consiglieri di maggioranza con problemi personali da rimuovere per restare in Assise legati a debiti pregressi col Comune da estinguere. Non proprio il massimo se si analizza il contesto e si prende atto della necessità di offrire segnali seri sul tema della legalità, della trasparenza, dell’efficienza.

Nemmeno il primo consiglio comunale ha offerto spunti positivi. Dibattito monco, una politica che cerca di non aprire un dibattito serio sui temi reali che andrebbero affrontati con maggiore incisività e un ordine del giorno presentato dal Pd sulla Palestina mettono in evidenza quanto sia caduto in basso il livello del dibattito e la qualità della classe politica. Sul piano formale, a norma di regolamento, così come presentato, quell’ordine del giorno sulla Palestina non poteva essere votato ma da rinviare alla seduta successiva. Quando i consiglieri del Pd si sono resi conto di aver sbagliato tutto, al posto di chiedere venia per la “gaffe” dovuta a un’ansia da prestazione sulla politica internazionale, verificato che sul locale il campo è minato e si preferisce evitare di affrontare i temi più scottanti, al posto di chiedere collaborazione all’opposizione hanno iniziato a lanciare strali e ad inveire contro chi chiedeva solo il rispetto dei regolamenti.

Corto circuito totale. Alla fine si trova un’intesa grazie all’intervento del primo cittadino e alla responsabilità di Francesco Mallardo, consigliere di minoranza. L’ordine del giorno passa senza nulla togliere e nulla mettere alla guerra in Palestina mentre Giugliano attende che qualcuno apra bocca su Terra dei fuochi, campi Rom, discariche illegali di rifiuti, insicurezza, fascia costiera abbandonata, piano spiagge inesistente da anni, caos in centro e tanto altro. Nulla di tutto ciò emerge in aula e si preferisce, per dare un senso all’attività politica, di spostare lo scontro su una sterile ideologia utilizzando la Palestina e Israele come strumento per coprire l’assenza di contenuti e di idee sui temi reali. Poca roba davvero.

Sul fronte del Presidente del Consiglio, la maggioranza sceglie una figura di esperienza e anche di garanzia, Luigi Guarino, verificato che alle ultime elezioni il rappresentante della fascia costiera si è candidato nel centrosinistra ma resta uno dei volti storici e più forti del centrodestra. L’unico soggetto politico che ha fatto il Presidente del Consiglio con una maggioranza di destra e adesso lo fa con una maggioranza di centrosinistra. La Vicepresidenza è stata affidata a Michela Fato, prima eletta della civica “Noi con Giugliano”, avvocatessa molto attiva sul fronte del sociale e della disabilità. E anche su questa nomina, il centrodestra ha dato il peggio di sé, soprattutto sul ruolo di Fratelli d’Italia che tenta di dettare legge senza che nessuno gli riconosca una leadership. Due casi rilevanti. Pianese, il candidato a sindaco sconfitto, propone in riunione il gruppo consiliare unico. E a questa proposta ci stavano lavorando, nei giorni precedenti l’incontro, anche alcuni esponenti del partito della Meloni.

A sorpresa, poi, durante l’incontro, proprio il primo eletto di FdI, Francesco Iovinella, fa saltare il gruppo unico in modo da non riconoscere la leadership a Pianese. Smentendo i colleghi di partito per quanto detto nei giorni precedenti e sancendo il primo strappo interno. Strappo che si ripete sulla nomina della Vicepresidenza dove Fratelli d’Italia fino all’ultimo ha cercato di far saltare l’elezione di Fato, senza riuscirvi. E infine l’ultima “gaffe” di un comunicato congiunto delle forze di centrodestra sul caso Azione firmato con tutti i simboli delle liste della coalizione ma elaborato e diffuso senza coinvolgere tutti i partiti al punto che alcuni di essi sono stati costretti a pubblicare una smentita di quel comunicato.

A dimostrazione di quanto la politica sia caduta in basso e molti cercano di accaparrarsi una leadership senza comprendere nemmeno le regole elementari della politica. Poco coraggio a metterci la faccia e molti giochi sott’acqua subdoli minano alle fondamenta un centrodestra che senza Alfonso Sequino e senza lo spessore di Anna Russo, emerso in tutta la sua forza durante gli anni dell’opposizione ad Antonio Poziello, sta dimostrando di non avere né contenuti, né consensi e nemmeno una classe dirigente all’altezza delle aspettative. Tanti capetti che si autoproclamano senza esercito e senza prospettiva. Tralasciando la dinamica dei “fake” tipica dei contesti mediocri che caratterizzano solo la bassa qualità del contesto.

L’inizio di questa consiliatura non lascia ben sperare. La città guarda al futuro con estrema preoccupazione. Continueremo ad aggiornarvi puntuali con approfondimenti durante le trasmissioni di MinformoTv.

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Cronaca

Terremoto giudiziario ad Arienzo, con “longa manus” dei politici napoletani

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Nell’indagine della DDA sugli appalti dei rifiuti e sulla sanificazione delle Asl, è emerso il coinvolgimento del secondo nome importante della politica, overro quello del Sindaco di Arienzo, Peppe Guida, coordinatore provinciale di Forza Italia: per lui sono scattati gli arresti domicialiari. Sicché, sarà quasi certamente sospeso dal Prefetto e attenderà l’esito del Riesame.

Lapalissiano aggiungere che vi sarà l’invio di una commissione d’accesso in quel di Arienzo, al fine di verificare la presenza o meno di infiltrazioni camorristiche nell’amministrazione comunale.

Nelle richieste di carcerazione dei Pm antimafia compaiono i nomi del tecnico Domenico Raimo, del Consigliere napoletano Luigi Grimaldi e del Segretario campano di ‘Azione’ Lugi Bosco.
Oltre a quelli di Nicola Ferraro, Ilario Aniello, Angelo Ciampi, Pietro Francesco Buonanno, Domenico Raimo,Carlo Cimmo, Vittorio Cimmo, Paolo Onofrio, Luigi Grimaldi, Antonio Moraca, Giuseppe Rubino, Felice Foresta, Antonio Montanino,Luigi Rea, Giuseppe Rea, Paolo Verolla, Verolla Paolo, Nicola Mottola. Arresti domiciliari per Virgilio Emanuele Pio Buonanno, Giuseppe Ilario, Vittorio Fuccio, Giuseppe Guida, Mauro Marchese, Eugenia Iemmino, Massimo Cirillo, Luigi Bosco, Vincenzo Agizza. 

Inoltre, è stato disposto il divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione per 12 mesi per Roberto Fiocco e Barbara Fiocco. Disposto l’obbligo di presentazione alla Pg e divieto di dimora per Pietropaolo Ferraiuolo; divieto di dimora in Campania per Anna Lanzuolo; divieto di dimora a Napoli per Antonio Garofalo; divieto di dimora a Caserta per Amedeo Blasotti.

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