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Pasquale Scotti ha deciso: «Voglio collaborare con la giustizia»

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Pasquale Scotti, al momento dell’estradizione

Dopo l’estradizione di Pasquale Scotti, il braccio destro di Raffaele Cutolo, nonchè braccio armato della NCO (Nuova Camorra Organizzata), avrebbe parlato a più riprese con gli inquirenti e fatto sapere di averci pensato a lungo ed aver maturato l’idea di collaborare con la giustizia. L’idea di collaborare una volta giunto in Italia, molto probabilmente l’ha cominciata a valutare già da quando stava in Brasile, ricostruendo tutto il percorso da camorrista e stilando un vero e proprio itinerario, infatti, non a caso, Pasqualino ‘o collier, questo il suo nickname nell’ambito, a testa bassa ha cominciato a riempire pagine di verbali che finiranno sulla scrivania del pm Giuseppe Borrelli, capo del pool anticamorra assieme al collega Filippo Beatrice, e del pm della Dda di Napoli Ida Teresi, i quali cominceranno ad aprire nuovi scenari nelle indagini.

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Documenti brasiliani di Pasquale Scotti

La Procura si sta muovendo su un doppio binario, presente e passato, passando per la trattativa Stato-camorra dove ha visto implicato lo stesso Scotti in merito alla liberazione dal sequestro dell’ex assessore Cirillo, fino ad arrivare alla latitanza di Pasqualino ‘o collier che avrebbe facilitato, anche molti rapporti con alcuni imprenditori napoletani. Pasquale Scotti, in Brasile ci ha vissuto per 31 anni sotto il nome di  Francisco De Castro Visconti, imprenditore nel campo della ristorazione, persona schiva e tranquilla, mai implicato in fatti di cronaca, diventando così un cittadino brasiliano insospettabile, facendo perdere le sue tracce di protagonista della peggiore saga criminale della storia repubblicana, quella che ha visto contrapposti la Nco di Cutolo e i clan consociati nella cosiddetta Nuova famiglia. Infatti, la sua cattura non è stata semplice, pare che in alcuni casi il Pasqualino sembrava addirittura imprendibile, qualcuno lo considerava addirittura morto.

Pasquale Scotti, inizialmente ha tentanto di opporsi all’estradizione preparata dagli inquirenti italiani ma alla fine ha dovuto accettare le evidenze del caso e forse in quell’istante ha cominciato a capire che era meglio collaborare, dopo alcuni mesi è arrivato il viaggio in Italia, dove Scotti è stato accolto da forze di polizia e inquirenti antimafia, che gli hanno consegnato le sentenze definitive all’ergastolo per alcuni omicidi consumati in nome e per conto di Cutolo.

Nei primi giorni di soggiorno cautelativo in Italia, Scotti rilasciava solo qualche informazione che servivano agli inquirenti, sotto forma di appunti, poi man mano questi appunti si sono trasformati in collaborazione nel vero senso della parola, tanto è vero che in una fase introduttiva, Scotti avrebbe detto: «Voglio collaborare con la giustizia, mi pento, sono pronto a rispondere alle vostre domande». Ora come è noto la legge impone a un pentito di raccontare quanto in suo possesso nei primi 180 giorni, le dichiarazioni poi saranno vagliate dagli inquirenti nel corso delle fasi successive che stabiliranno se il soggetto può entrare o meno in un programma di protezione.

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CAIVANO. Processo ingerenze criminali. Oggi terza udienza. La Palmiero ribadisce i nomi dei politici graditi al clan

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CAIVANO – Mentre tutta la vecchia classe dirigente convinta di doversi candidare alle prossime elezioni amministrative spera che tutto quanto finito agli onori della cronaca venga quanto prima relegato nell’oblio puntando sulla memoria corta dei cittadini, a tenere alta l’attenzione sul processo che ha visto coinvolti politici in odore di camorra ci pensa il sottoscritto aggiungendo particolari che forse sono sfuggiti a parecchi, compreso i diretti interessati.

Stamattina nell’aula 108 del Tribunale Napoli Nord si è svolta la terza udienza del rito ordinario del processo sulle estorsioni a Caivano che vede imputati alcuni soggetti politici, imprenditori, imprese e il tecnico del Comune di Caivano Vincenzo Zampella.

Oggi toccava ai testi nominati dall’accusa e il primo a sedersi è stato l’ex Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Caivano il Ten. Antonio La Motta al quale la difesa si è opposta alla messa agli atti delle sue informative e ha voluto escuderlo in aula. Stessa sorte è toccata alla ex Consigliera di Fratelli d’Italia Giovanna Palmiero che però durante l’interrogatorio fatto dal PM Giorgia De Ponte ha aggiunto interessanti particolari che finora erano sfuggiti alla stampa.

La coordinatrice cittadina della fiamma tricolore ha chiarito perfettamente la sua posizione e il motivo per la quale si è vista costretta a denunciare i fatti accaduti nel maggio 2022, ossia quando il marito Luigi Muto, in occasione di una riunione di maggioranza, quando si stava discutendo della possibilità di indire bando pubblica per il servizio di igiene urbana, per strada venne avvicinato da due energumeni e minacciato verbalmente in prima istanza e successivamente anche fisicamente.

Ribadendo in aula che i due energumeni agivano per nome e per conto del Clan Angelino, l’ex Consigliera espone i fatti, dichiarando che la richiesta dei due fatta al marito era quella di invitare la moglie a non contraddire sia nelle riunioni che in aula il volere o le proposte avanzate da alcuni addetti ai lavori.

Alla richiesta del PM di chiarire l’identità degli addetti ai lavori graditi al clan e quali fossero gli argomenti contraddittori al loro volere la coordinatrice meloniana chiarisce che l’argomento fosse la volontà di parte della maggioranza di voler acquisire in house le prestazioni della Green Line srl attuale gestore del servizio di raccolta rifiuti mentre lei era propensa a indire una gara di tipo europeo aperta a tutti gli operatori economici che ne volessero far parte, ribadendo anche nell’aula del tribunale che la minaccia fatta al marito era quella di invitare la consorte a non contraddire in aula e nelle riunioni la volontà e le proposte di Giamante Alibrico consigliere di Italia Viva (condannato in primo grado a 8 anni e 6 mesi con il rito abbreviato), Armando Falco segretario di Italia Viva (imputato in questo processo) e Gaetano Lionelli consigliere di Noi Campani (estraneo ai fatti e mai indagato).

L’interrogatorio del PM così come quello delle difese prosegue poi principalmente sull’individuazione di un Sistema Clientelare tra Politica e camorra, ovviamente con scopi differenti e opposti ma l’aneddoto delle minacce incuriosisce anche e soprattutto il Presidente della Giuria che verso la fine dell’interrogatorio torna sull’argomento e fa ripetere alla Palmiero i nomi dei politici graditi al clan.

Premesso che i primi due sono innocenti fino al terzo grado di giudizio e che il terzo sia addirittura fuori da ogni implicazione o indagine fa d’uopo però che dal punto di vista etico e morale qualche risposta alla cittadinanza va comunque data, pure perché le domande sorgono spontanee se si considera che da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, Gaetano Lionelli sia candidato alle prossime elezioni amministrative in una lista a supporto della coalizione di centro sinistra insieme a Mimmo Falco e Pippo Ponticelli entrambi consiglieri comunali che hanno rappresentato una continuità amministrativa tra le due Amministrazioni sciolte per ingerenze criminali.

Ora. Ribadendo sempre il concetto che queste persone non hanno carichi pendenti e che sono totalmente estranee ai fatti e ai tecnicismi che riguardano un processo penale, ciò che preoccupa è l’inopportunità politica e il fumus che alcuni soggetti elettorali potrebbero configurare ai fini di un ulteriore scioglimento per infiltrazioni camorristiche laddove i loro nomi risultassero inseriti nelle liste ai nastri di partenza della prossima campagna elettorale.

Se poi, a tutto questo, aggiungiamo il fatto che nessuno di questi si sia mai accorto o abbia mai denunciato ingerenze o casi anomali in qualità di controllori dato che erano consiglieri comunali, e che Pippo Ponticelli, una volta pubblicato l’audio dove egli stesso asseriva che il settore Manutenzione fosse ingerito dalla camorra, addirittura decide di denunciare il sottoscritto piuttosto che la camorra, allora credo che qualche dubbio e qualche perplessità, sulle loro competenze e qualità amministrative, nasca in maniera fisiologica.

Ecco perché il sottoscritto è sempre più che convinto che il vero cambiamento a Caivano nasca da una vera rigenerazione e rinnovamento della classe dirigente. Nomi nuovi, tra candidati al Consiglio Comunale, giunta e candidato a Sindaco. Solo così Caivano potrà rinascere seriamente.

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Al Liceo Niccolò Braucci di Caivano la III edizione del “Certamen Hadrianeum”

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Presso il Liceo Niccolò Braucci di Caivano si è tenuta la III edizione del Certamen Hadrianeum, che ha visto la partecipazione di trentotto studenti e studentesse provenienti sia dallo stesso liceo ospitante sia dai licei della Campania e della Basilicata.

Organizzato e curato dai docenti referenti, professoressa Monica Cartia e professor Alessandro Varavallo, e ideato e fortemente voluto dal DS, prof. Claudio Mola,
il Certamen è un’importante occasione d’incontro e confronto per tutti i partecipanti, nonché di riflessione sulla modernità del pensiero dei classici, in particolare sul PROTINUS VIVE, l’invito senecano a vivere il presente, tema scelto quest’anno.

La prova è consistita nella traduzione, con relativo commento di due passi, tra cu scegliere con quale cimentarsi, del De Republica di Cicerone.
La premiazione si è tenuta nell’antico chiostro del Liceo Braucci alla presenza dell’Assessora Lucia Fortini e della commissione presieduta dalla prof.ssa Marisa Squillante.


I premiati per la sezione Antinous Atellanus sono stati: Enrico Giannola, Giusy De Marco e Maddalena Pascarella.

Vincitori, invece, della sezione Antinous Campanus, riservata ai concorrenti dei licei esterni, sono risultati essere: Francesco Emanuele De Lorenzo (Liceo Brunelleschi, Afragola); Maria De Santo (Liceo Ginnasio Sannazaro, Napoli) e Luisa Di Martino (Liceo Q. Orazio Flacco, Potenza).





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    CAIVANO. Tutti i movimenti delle varie fazioni politiche in vista delle elezioni

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    CAIVANO – Con questo editoriale smetto, per ora, di essere il caivanese indignato e torno a fare ciò che mi riesce meglio, l’editorialista. E con questo editoriale cerco di illustrare i movimenti fatti a mo’ di moti carbonari dalla vecchia classe dirigente che, nonostante il pericolo del terzo scioglimento che incombe sulle proprie teste e i riflettori accesi sulle prossime elezioni, continuano imperterriti ad operare e a mettersi insieme nello stesso e identico modo di sempre.

    Partiamo dal centrosinistra, per quanto riguarda questa parte ideologica della città, possiamo dire, senza tema di smentita, che sono ancora in alto mare. Partiti da un assunto alquanto bizzarro, quello di cominciare con incontri bilaterali con i partiti che formano l’opposizione al Parlamento, lunedì scorso si è svolta una riunione con i vari gruppi che hanno inteso dialogare coi dem, ossia Sinistra Italiana e Movimento 5 stelle. Nella prima parte della riunione erano presenti solo i rappresentanti della Sinistra Italiana e in quel momento il Segretario del PD Franco Marzano comunicava agli astanti che il proprio partito rivendica la nomina del candidato a Sindaco, secondo quali principi non è dato sapere, dato che stiamo parlando del primo partito dell’Amministrazione Falco sciolta per ingerenze criminali che nulla ha fatto per rinnovarsi.

    La nota dolente arriva quando all’interno della riunione fa capolino il deputato Pasqualino “marsupio” Penza. Anch’egli con la presunzione, nonostante all’interno del partito siano rimasti in tre… – come cantava Modugno, il resto della canzone la sappiamo – di voler esprimere la sintesi della coalizione. Tra il PD e il M5S volano gli stracci e il tavolo si chiude con un nulla di fatto.

    A farla ancora da padrona in questa parte politica caivanese sono ancora i vecchi schemi, la spartizione delle poltrone e delle prebende, gente che si attacca insieme con la saliva e che per l’interesse personale non riesce a governare per più di due anni da decenni. Mancanza di visioni, di contenuti e di programmi. La prima cosa su cui discutono è quella di chi deve essere il pupo da muovere con i fili, anche se questo principio può più valere per l’on. Penza, dato che per le indiscrezioni che ci arrivano, il candidato a Sindaco del PD, al netto di colpi di scena dell’ultima ora, dovrebbe essere Mimmo Semplice che nel frattempo indossa i panni dell’ignaro facendosi vedere tutto concentrato sulla mostra del Maestro Antonio Nocera che la sua Associazione “Passaggio a nord est” sta organizzando in quel di San Leucio (CE) con tanto di convenzione comunale di alcune svariate decine di migliaia di euro. Quando si dice essere filantropi e mecenati.

    Dall’altro lato abbiamo un Antonio Angelino che apre la sua campagna elettorale puntando sul vittimismo, accusando la stampa di averlo diffamato e svicolando ancora le domande che la nostra testata gli ha posto, e che per dovere di cronaca le ripetiamo in quest’altro editoriale: qual è la sua posizione rispetto al comportamento di suo fratello che è stato raggiunto da un avviso perché il bar di sua proprietà era privo di autorizzazione in un immobile abusivo? È vero che i suoi ideologi politici sono Luigi Sirico e Lello Topo? È vero che la ditta incaricata della costruzione del Padel in via De Nicola era l’impresa edile di suo padre e di suo zio? È vero che il tecnico che ha redatto il progetto del Padel in via De Nicola era Luigi Sirico, suo ideologo politico e padre del socio di suo fratello al Sia Center? Qual è la sua posizione in merito al processo in atto sul Padel?

    Il leader di Caivano Conta, oltre a non rispondere a queste semplici domande, si auto-candida a Sindaco attraverso un giornale cartaceo a lui vicino con una foto vecchia di due anni pur di dimostrare di essere soggetto aggregante. Ma al netto dei suoi pochi fedelissimi riesce ad aggregare poco, un po’ perché la gente è stanca delle solite facce e Antonio Angelino è nel panorama politico caivanese già da dieci anni con una partecipazione da consigliere comunale nelle ultime due Amministrazioni sciolte per camorra e un po’ perché la gente ha paura, dopo tutto quello che è successo a Caivano, correre il rischio di affiancarsi ad attori che hanno fatto parte della politica sciolta per camorra col rischio di essere coperta anche da un’ulteriore onta.

    Il bello è che per far distogliere lo sguardo dal vero problema, alcuni suoi fedelissimi accusano la stampa, in particolare “Minformo” di fomentare il clima d’odio e alimentare nelle persone la paura di candidarsi. Incredibile, come per dire che i fatti fanno paura, dato che Minformo finora si è sempre e solo limitata a raccontare i fatti mai smentiti dal tempo, anzi. Come dire che la democrazia abbatte i piani di Angelino & C. dato che è risaputo che la stampa funge da cane di guardia della democrazia e finora il sottoscritto, a differenza loro, è stato l’unico a gridare dai palchi e a scrivere l’indignazione sulle ingiustizie e l’onta subita dai caivanesi perbene. Di quale odio parlano questi? Non è dato sapere. Ma questo è un chiaro ed evidente segnale che fanno fatica a formare le liste.

    Un po’ più abbottonati sono quelli del centrodestra, anche se riesce a trapelare qualche indiscrezione. L’idea di un interessamento indiretto dell’ex Sindaco Simone Monopoli è ancora all’impiedi. Egli sfruttando la fresca nomina della sua fedelissima Maria Fusco a vice coordinatrice cittadina di FdI affiancherebbe qualche sua lista civica a quella della fiamma tricolore e della Lega, e supporterebbe la candidatura a Sindaco dell’ex Consigliera PD Maria Paolella. Dal PD alla Lega è un attimo ma forse questi sono i suggerimenti del marito Francesco Casaburo e dell’amico Antonio De Lucia, quest’ultimo, un altro candidato a tutti i costi, molto probabilmente anche lui protagonista del salto della quaglia sinistra-destra.

    C’è un’altra ipotesi invece in un’altra parte del centrodestra, stavolta il dominus è un po’ più autorevole perché da indiscrezioni raccolte da Minformo, pare che a muoversi sia direttamente la sottosegretaria al Consiglio dei Ministri Pina Castiello che ha già chiesto due volte la disponibilità a Giuseppe Celiento, medico già esponente di Forza Italia, di candidarsi a Sindaco e di avere l’onere di formare la coalizione di centro destra. Peccato che questa ipotesi stenti a decollare poiché il medico in entrambi i casi ha rifiutato l’offerta. Ovviamente è inutile puntualizzare laddove il dott. Celiento dovesse accettare quali siano gli interessi da tutelare.

    Insomma nulla di buono all’orizzonte, se questo dovesse essere lo scenario politico fino a Settembre, data utile per presentare le liste, ancora una volta i caivanesi saranno costretti a votare il meno peggio e non il meglio come qualsiasi comunità che si rispetti dovrebbe pretendere da chi decide di scendere in campo.

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