Oggi è stata una giornata drammatica per i roghi che si sono sviluppati tra Caivano e Frattaminore. Una situazione insostenibile che vede sempre la zona tra Villa Moccia e il campo Rom come il vero punto di criticità per i roghi criminali.
Da tempo l’Amministrazione è impegnata a trovare soluzioni adeguate a contrastare tali fenomeni, dal prendere chi nottetempo sversa rifiuti illegali a chi appicca il fuoco che diventa un vero e proprio attentato alla salute; dalla pulizia continua dei rifiuti al prossimo completamento del sistema di videosorveglianza.
“E’ una battaglia senza quartiere che continueremo a combattere fino alla fine. Lo stiamo facendo con il Vice Prefetto Romano che ho sentito stamattina al telefono e ci ha garantito una maggiore presenza e controllo dell’Esercito in modo particolare in quell’area. Lo stiamo facendo con la Prefettura per incominciare a stabilire con quale parte della Comunità Rom è possibile trovare una intesa collaborativa e quale no” ha affermato il Sindaco Falco.
Continuando “Nei prossimi giorni faremo in collaborazione con la Prefettura un censimento delle presenze Rom. Chi non si comporta bene deve andarsene da Caivano. Non sono più tollerabili comportamenti criminali. Non è questione di buonismo o meno, è questione di rispetto delle regole e chi non le vuole rispettare deve essere allontanato da quel campo. Ne ho parlato con diversi esponenti di quella Comunità. La misura è davvero colma. L’ho già chiesto al Prefetto, lo rifarò con maggiore forza nei prossimi giorni”.
CAIVANO – Eppur si muove: da cronisti imparziali, quali ci riteniamo essere, questa volta dobbiamo dare atto. Dalla notte del 3 luglio u.s., quando il nostro direttore ha pubblicato l’ennesimo incendio di un autoveicolo procurato presso il campo nomadi, qualcosa si è mosso. Per onestà intellettuale non ci riteniamo gli artefici promotori, ma semplici osservatori.
Ad eccezione della ennesima passerella del 7 luglio delle varie figure della Commissione Parlamentare d’Inchiesta a Caivano, accompagnati dalle solite illustri figure di spicco locali, che hanno sfilato dove tutto sembra già legalizzato. Come si dice a Napoli: hanno “pulezzato ‘ncopp ‘o pulito”. Non un accenno alla problematica dei campi nomadi (periferia della periferia) né una visita di striscio!
Un vento amico noi cittadini l’abbiamo percepito però dagli uffici comunali: dopo l’ennesima rimozione dei rifiuti, in parte combusti, presso quell’area da sempre deturpata da rifiuti e da incendi, abbiamo notato che il Responsabile del Settore Ambiente, ing. Francesco Dell’Aversano, ha voluto dare un segnale di presenza. Forse non risolverà la problematica, ma il messaggio ha una sua valenza. Infatti, a protezione dell’ingresso incontrollato aperto nel muro di recinzione, ha posto in opera delle barriere cementizie, arginando l’ingresso di automezzi che scaricavano all’interno dell’area comunale (vedi foto). Ciò non vieterà lo scarico ed i roghi dei rifiuti, vedasi le due carcasse incendiate da poco. Ma è il messaggio ai malintenzionati che qualcosa sta cambiando.
L’altra lecita risposta ce l’aspettiamo nei prossimi periodi dalle Forze dell’Ordine locali. La determinazione dirigenziale n° 1063 pubblicata l’8/7/2025 del Comandante Dott. Espedito Giglio, ci dice che la Polizia Locale rafforzerà la prevenzione ed il contrasto al fenomeno dell’abbandono dei rifiuti e dei roghi tossici, con fondi finanziati dal Governo. Bellissima notizia, bravo il Comandante che ha saputo ottenere questo supporto dal fondo Unico Giustizia!
Ciò significa: non più una semplice osservazione e segnalazione di dove sono stati abbandonati i rifiuti. Questo lo vediamo anche noi cittadini facendoci una passeggiata nelle zone periferiche e nelle campagne. Ci aspettiamo una presenza concreta ed operativa soprattutto nelle ore extra servizio ordinario: che ci portino lo scalpo dei reali artefici dei reati in materia ambientale, con sanzioni esemplari.
Se fate un giro in campagna nelle ore serali, si vedono circolare mezzi che trasportano scarti di demolizioni (guaine, eternit, cartongesso, etc) prodotti da imprese edilizie sommerse, scarti di ritagli di fabbrichette, trasporto di autoveicoli cannibalizzati e poi dati alle fiamme, furgoni pieni di frigoriferi e lavatrici consegnate ai nomadi, o altro materiale che, chi lavora in modo illecito, smaltisce in modo illecito.
Che ben vengano questi progetti e questi finanziamenti, ma i cittadini, ancora fiduciosi in un cambiamento, cercano risposte concrete, dei RED CARPET ne abbiamo le scatole piene!
Il sistema criminale del Parco Verde regge anche in Appello. Dopo la maxi-retata del 2022 e le pesanti condanne inflitte in primo grado, si è concluso nei giorni scorsi il processo di secondo grado nei confronti del clan Sautto-Ciccarelli, ritenuto responsabile della gestione capillare dello spaccio nel cuore di Caivano. La Corte d’Appello ha confermato la solidità dell’impianto accusatorio, pronunciando 41 condanne per un totale di oltre 330 anni di reclusione.
Nonostante le attenuazioni riconosciute a diversi imputati – tra patteggiamenti, benefici per la continuazione con altre sentenze e concessione delle attenuanti generiche – il verdetto certifica l’esistenza di un’organizzazione ben strutturata, in grado di gestire un flusso costante di sostanze stupefacenti: cobret, cocaina, crack, eroina, hashish e marijuana, smerciate non solo nel Parco Verde ma anche in diverse aree delle province di Napoli e Caserta. Centrale, come emerso nel corso delle indagini, anche il ruolo operativo delle donne.
Nel dettaglio, tra le condanne più significative:
Nicola Sautto, considerato vertice dell’organizzazione, ha visto la sua pena aumentata da 20 a 24 anni di reclusione;
Rosa Amato, condannata a 18 anni in continuazione;
Cristofaro Iuorio, 18 anni;
Pasquale Spatuzzi, 12 anni in continuazione;
Salvatore Spatuzzi, 14 anni e 8 mesi in continuazione;
Giulio e Vincenzo Angelino, confermate le condanne a 6 anni;
Sonia Brancaccio, 10 anni e 8 mesi (difesa dall’avv. Leopoldo Perone);
Antonio Cozzolino, 12 anni e 8 mesi (difeso dall’avv. Rocco Maria Spina);
Mariano Vasapollo, collaboratore di giustizia, ha ottenuto 14 anni in continuazione;
Vincenzo Iuorio, altro pentito, ha ricevuto 4 anni e 6 mesi;
Anna Sportiello, condannata a 2 anni e 8 mesi.
Molti imputati hanno ottenuto riduzioni consistenti rispetto al primo grado, ma nessun colpo di spugna: la mappa del narcotraffico delineata dalla DDA resta pressoché intatta. La Corte ha disposto il deposito delle motivazioni entro 60 giorni.
L’indagine ha disvelato un sistema affaristico-criminale fortemente radicato nel territorio, capace di operare con efficienza imprenditoriale, reclutando giovani, donne e soggetti già condannati, pur di mantenere attive le piazze di spaccio. Un’organizzazione che, nonostante i colpi subiti, si dimostra ancora una minaccia concreta per il tessuto sociale dell’area nord di Napoli.
Erano inseriti in una lista tramandata da clan a clan, gli imprenditori del Napoletano, precisamente di Caivano, risultati essere vittime di estorsioni per mano di due indagati, che hanno ricoperto il ruolo di reggenti nel clan, arrestati dai carabinieri per associazione a delinquere di tipo mafioso ed estorsione aggravata.
A scoprirlo sono stati i militari del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, nell’ambito di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea.
Dall’inchiesta sono emersi diversi episodi estorsivi ai danni di imprenditori di Caivano, dove i due avevano assunto ruoli apicali nell’ambito di un’organizzazione malavitosa.
Le misure cautelari in carcere sono state notificate a Giovanni Barra, detto “Giovanni o’ scucciato”, 39 anni, e a Roberto Alfio Maugeri, 33 anni, ritenuti stretti collaboratori del boss Antonio Angelino, detto “Tibiuccio”, che hanno assunto la guida dell’organizzazione camorristica nel periodo in cui il capo era irreperibile in quanto destinatario di un arresto.