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Asse mediano, si allungano i tempi per la riapertura: “Situazione più grave del previsto”

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Cattive notizie per gli automobilisti della Campania, visto che si allungano i tempi per la riapertura della perimetrale di Melito-Scampia, dopo che era stata chiusa a causa di alcuni furti ad alcune barriere di carreggiata.

Pertanto, il presidente della Municipalità 8 Nicola Nardella, ha espresso la propria preoccupazione non solo per i tempi di ripristino, ma anche per i disagi che la chiusura potrebbe causare a coloro dovranno raggiungere la zona ospedaliera.

In particolare, sono due i tratti colpiti dalla chiusura: l’uscita di Scampia e la rampa presente in via Giovanni Antonio Campano. Ecco le parole di Nardella:

“Ritengo che la situazione sia più grave di quello che si crede. Nel senso che il tratto di strada coinvolto è significativo: sono diverse centinaia di metri. In questi giorni, la ditta che si sta occupando dei lavori sta provando a ripristinare l’utilizzo dell’Asse mediano. Il punto è che non si prevedono tempi brevi. Si prevede quanto meno un mese per risolvere il problema. Io ho sollecitato l’assessore Cosenza ad intensificare le risorse umane impiegate per il ripristino del tratto”.

Poi, ha aggiunto: “A mio avviso, bisogna intensificare anche la vigilanza lungo le rampe: il timore è che ci possano essere nuovi furti di materiali. Quindi, le pattuglie dell’Esercito che sono lì in pianta stabile, dovrebbero muoversi lungo tutta l’area oggetto dei lavori. Ho scritto anche al Prefetto, ma questo è un timore che ho espresso già dal primo giorno di chiusura2”.

Infine, conclude: “Io chiedo anche la convocazione di un tavolo urgente in Prefettura per poter discutere del blocco dell’Asse mediano, che sta creando grossi disagi anche sull’area di Chiaiano che è un punto di interconnessione con la zona ospedaliera”.

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Putin e il cessate il fuoco, Zelensky: “È solo una farsa, non ci si può fidare. È una rinascita del nazismo”

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Zelensky intervistato a Sky Tg 24: “Da Putin nuovo ultimatum. Quello che fa è una rinascita del nazismo. Vuole che noi diamo una parte dei nostri territori occupati, ma vuole anche quelli non occupati. Parla di regioni del nostro Paese, e lui non si fermerà. Non ci sarà un conflitto congelato”. Poi prosegue, “Putin è come Hitler, non ci si può fidare. Oggi parla di quattro regioni, prima parlava solo di Crimea e Donbass. È la stessa cosa che faceva Hitler, quando diceva ‘datemi una parte di Cecoslovacchia e finisce qui’. Sono tutte bugie”

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Campi Flegrei, in caso di eruzione: piano di fuga in 72 ore per 500mila persone

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Un piano di fuga per mettere in salvo nel giro di 72 ore mezzo milione di persone in caso di eruzione del vulcano dei Campi Flegrei.

E’ quello messo a punto dalla Protezione Civile per la prima volta nel 2016, ma oggetto di recenti modifiche e ora al vaglio delle Regioni, e di cui parla oggi Repubblica sulle pagine del quotidiano.
L’ipotesi che farebbe scattare il piano d’emergenza nazionale, però, è quella di una eruzione del vulcano. Uno scenario che ad oggi non è previsto dagli scienziati. Quello che farebbe scattare il piano è il livello di colore rosso che imporrebbe una grande fuga da attuare nel giro di 72 ore a bordo di tutti i mezzi di collegamento, tra bus, navi e treni.
In particolare i cittadini di Pozzuoli, oltre 76 mila, sarebbero accolti in Lombardia, quelli di Bacoli (25mila) tra Umbria e Marche, gli oltre 11 mila di Monte di Procida tra Abruzzo e Molise. Destinazione Lazio per i residenti del quartiere napoletano di Fuorigrotta, rotta verso la Sicilia per i napoletani del quartiere Chiaia-San Ferdinando. Ma tutte le regioni italiane sarebbero coinvolte nell’accoglienza, sia pure in misura differente.

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Jabil a Marcianise, il Vescovo di Caserta a Joe Biden: “Le chiediamo un piccolo miracolo laico. L’azienda non abbandoni 420 persone”

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“Egregio Sig. Presidente Biden, questa lettera non Le recherà forse meraviglia: ma di certo sono profondi i sentimenti che la ispirano. Non so perché, eppure c’è nella mia anima un misterioso ‘catalizzatore’ di speranza e simpatia per Lei. Nonostante l’abisso di tempo e di spazio che ci divide, un intero oceano, nel mio animo trovo per Lei come un «collegamento» di comunione e un ponte di speranza! Perché? Non lo so. Anzi, lo so: perché crediamo nell’unico Dio”. E’ l’inizio della missiva di Pietro Lagnese, vescovo di Caserta e arcivescovo di Capua, al presidente Usa Joe Biden. Al centro dello scritto la vertenza della Jabil, l’azienda di proprietà americana con sede in Marcianise, in predicato di trasferire altrove lo stabilimento.

La lettera è stata consegnata all’ambasciatore americano in Italia.

“Le scrivo per chiederLe un piccolo miracolo. A Marcianise c’è una fabbrica della multinazionale americana Jabil. L’azienda, secondo i manager, deve lasciare l’Italia e chiudere ovviamente il sito di Marcianise oltre le altre attività. Sono 420 le persone che rimarranno senza lavoro oltre la perdita dell’indotto e la chiusura degli altri centri italiani collegati. Eppure la Jabil non è un’azienda in perdita o poco innovativa: produce le colonnine per ricaricare le auto elettriche, le auto del presente e del futuro; sistemi di controllo ferroviario nel mercato dell’alta velocità, i treni del presente e del futuro. E tanto altro. Non sono quindi motivi economici o produttivi a motivare questo trasferimento ma, spiegano gli operai, si tratta di una strategia geopolitica degli Stati Uniti per riportare le aziende innovative in America”.

“Non vogliamo ‘armare guerre tra poveri’ – conclude Lagnese – ma Le chiediamo un piccolo miracolo laico. Intervenga per difendere questi posti di lavoro in Italia, a Marcianise. Chieda alla Jabil di trovare una soluzione alternativa, nuove produzioni. Ci affidiamo a Lei. La Madonna La ispiri e L’assista. Il Suo compito e le Sue responsabilità sono immense: per questa ragione noi, a Caserta e Marcianise, preghiamo per Lei. Grazie per quello che potrà fare e che fa per il mondo”.


(fonte: Ansa)

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