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SALERNO. È successo per la prima volta ad un paziente covid, talassemico

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La storia, a lieto fine, arriva da Salerno, dove per la prima volta, grazie ad una stretta collaborazione tra l’Azienda Ospedaliera Ruggi d’Aragona e l’Asl, è stato possibile garantire una trasfusione domiciliare a un paziente affetto da Thalassemia Major. A raccontare i fatti è stato proprio l’interessato, Mattia Mannone, 47 enne, talassemico, residente nella provincia di Salerno, in una lettera di plauso e di ringraziamento alla direzione sanitaria, ai medici e agli infermieri del Ruggi d’Aragona.

Mattia ogni 4 settimane necessita di una trasfusione di sangue da effettuare nel reparto trasfusionale della struttura ospedaliera di via San Leonardo. Alla fine di ottobre, però, Mattia scopre di essere positivo al Covid e dunque di non poter andare in Ospedale. Avverte subito il direttore generale del “Ruggi d’Aragona” Vincenzo D’Amato. Il dirigente, coadiuvato dal direttore sanitario Anna Borrelli, il primario Ferdinando Donnarumma e i dirigenti medici Elisa De Michele e Antonella Ferrara del Centro trasfusionale, riesce a organizzare a tempo di record un servizio che sembrava quasi impossibile da attuare in così poco tempo: la trasfusione di sangue a casa, evitando così che Mattia violasse le regole della quarantena e mettesse a rischio la salute di altre persone.

Il paziente, dopo il prelievo di sangue effettuato dai medici e dagli addetti sanitari del nuovo Dipartimento USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), ha potuto sottoporsi alla trasfusione a domicilio di 2 sacche di sangue predisposta dal medico Francesco Clemente e dalle infermiere Rosalba Tagliaferri e Carolina Giordano, che lo hanno assistito a casa per tutta la durata della terapia.

Una bella storia ai tempi del Covid, cui fa eco il plauso di Salvatrice Bacco, presidente dell’Associazione Thalassemici del salernitano “Vivere”, aderente alla United Onlus – Federazione Italiana delle Thalassemie, Emoglobinopatie Rare e Drepanocitosi. “Voglio ringraziare la Direzione dell’azienda ospedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona e tutto il Servizio di medicina trasfusionale che hanno permesso che sul nostro territorio venissero attivato le USCA per i talassemici in caso di positività al Covid-19. Ieri la prima trasfusione domiciliare per un positivo asintomatico. Per tutti noi è un grande sollievo sapere che l’Asl ci garantisce questo servizio. Su tutto il territorio nazionale ci sono decine di casi di talassemici positivi al Covid asintomatici che sono costretti al ricovero in strutture Covid per poter effettuare delle trasfusioni”.

Al personale medico e alle istituzioni sanitarie dell’Ospedale di Salerno va il mio apprezzamento per l’impegno e la dedizione. – dice Raffaele Vindigni, presidente di United Onlus – Oggi ci sono diversi casi in Italia di pazienti talassemici positivi al Covid ma asintomatici. Invitiamo tutte le Asp e Aziende Ospedaliere ad attivarsi per garantire loro le terapie salvavita. Le associazioni federate della United dislocate nei rispettivi territori saranno vigile finché i nostri pazienti siano seguiti in un momento difficile come quello attuale”

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Putin e il cessate il fuoco, Zelensky: “È solo una farsa, non ci si può fidare. È una rinascita del nazismo”

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Zelensky intervistato a Sky Tg 24: “Da Putin nuovo ultimatum. Quello che fa è una rinascita del nazismo. Vuole che noi diamo una parte dei nostri territori occupati, ma vuole anche quelli non occupati. Parla di regioni del nostro Paese, e lui non si fermerà. Non ci sarà un conflitto congelato”. Poi prosegue, “Putin è come Hitler, non ci si può fidare. Oggi parla di quattro regioni, prima parlava solo di Crimea e Donbass. È la stessa cosa che faceva Hitler, quando diceva ‘datemi una parte di Cecoslovacchia e finisce qui’. Sono tutte bugie”

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Campi Flegrei, in caso di eruzione: piano di fuga in 72 ore per 500mila persone

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Un piano di fuga per mettere in salvo nel giro di 72 ore mezzo milione di persone in caso di eruzione del vulcano dei Campi Flegrei.

E’ quello messo a punto dalla Protezione Civile per la prima volta nel 2016, ma oggetto di recenti modifiche e ora al vaglio delle Regioni, e di cui parla oggi Repubblica sulle pagine del quotidiano.
L’ipotesi che farebbe scattare il piano d’emergenza nazionale, però, è quella di una eruzione del vulcano. Uno scenario che ad oggi non è previsto dagli scienziati. Quello che farebbe scattare il piano è il livello di colore rosso che imporrebbe una grande fuga da attuare nel giro di 72 ore a bordo di tutti i mezzi di collegamento, tra bus, navi e treni.
In particolare i cittadini di Pozzuoli, oltre 76 mila, sarebbero accolti in Lombardia, quelli di Bacoli (25mila) tra Umbria e Marche, gli oltre 11 mila di Monte di Procida tra Abruzzo e Molise. Destinazione Lazio per i residenti del quartiere napoletano di Fuorigrotta, rotta verso la Sicilia per i napoletani del quartiere Chiaia-San Ferdinando. Ma tutte le regioni italiane sarebbero coinvolte nell’accoglienza, sia pure in misura differente.

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Jabil a Marcianise, il Vescovo di Caserta a Joe Biden: “Le chiediamo un piccolo miracolo laico. L’azienda non abbandoni 420 persone”

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“Egregio Sig. Presidente Biden, questa lettera non Le recherà forse meraviglia: ma di certo sono profondi i sentimenti che la ispirano. Non so perché, eppure c’è nella mia anima un misterioso ‘catalizzatore’ di speranza e simpatia per Lei. Nonostante l’abisso di tempo e di spazio che ci divide, un intero oceano, nel mio animo trovo per Lei come un «collegamento» di comunione e un ponte di speranza! Perché? Non lo so. Anzi, lo so: perché crediamo nell’unico Dio”. E’ l’inizio della missiva di Pietro Lagnese, vescovo di Caserta e arcivescovo di Capua, al presidente Usa Joe Biden. Al centro dello scritto la vertenza della Jabil, l’azienda di proprietà americana con sede in Marcianise, in predicato di trasferire altrove lo stabilimento.

La lettera è stata consegnata all’ambasciatore americano in Italia.

“Le scrivo per chiederLe un piccolo miracolo. A Marcianise c’è una fabbrica della multinazionale americana Jabil. L’azienda, secondo i manager, deve lasciare l’Italia e chiudere ovviamente il sito di Marcianise oltre le altre attività. Sono 420 le persone che rimarranno senza lavoro oltre la perdita dell’indotto e la chiusura degli altri centri italiani collegati. Eppure la Jabil non è un’azienda in perdita o poco innovativa: produce le colonnine per ricaricare le auto elettriche, le auto del presente e del futuro; sistemi di controllo ferroviario nel mercato dell’alta velocità, i treni del presente e del futuro. E tanto altro. Non sono quindi motivi economici o produttivi a motivare questo trasferimento ma, spiegano gli operai, si tratta di una strategia geopolitica degli Stati Uniti per riportare le aziende innovative in America”.

“Non vogliamo ‘armare guerre tra poveri’ – conclude Lagnese – ma Le chiediamo un piccolo miracolo laico. Intervenga per difendere questi posti di lavoro in Italia, a Marcianise. Chieda alla Jabil di trovare una soluzione alternativa, nuove produzioni. Ci affidiamo a Lei. La Madonna La ispiri e L’assista. Il Suo compito e le Sue responsabilità sono immense: per questa ragione noi, a Caserta e Marcianise, preghiamo per Lei. Grazie per quello che potrà fare e che fa per il mondo”.


(fonte: Ansa)

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