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Napoli, ormeggi abusivi a Mergellina: minacciato il Tenente della Capitaneria

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Episodio da condannare a Napoli, dove il tenente della Capitaneria di Porto, l’ufficiale Paolo Fedele, ha ricevuto una serie di minacce via mail e tramite i social: “Ti mangio il cuore, sono un tumore maligno. Ho tanti agganci, ti faccio rimuovere…”.

A tal proposito, arriva il commento del deputato Francesco Emilio Borrelli:

“L’efficacia della lotta alla criminalità passa soprattutto per la competenza e la determinazione di donne e uomini delle forze dell’ordine che, con grande sacrificio e a rischio della propria incolumità, antepongono la sicurezza e il benessere dei cittadini a quella personale. Il Tenente della Guardia Costiera Paolo Fedele, di stanza alla Capitaneria di Porto di Napoli, è uno di questi. Protagonista di tante operazioni brillanti che hanno messo sotto scacco gruppi criminali dediti ad attività abusive lungo la costa partenopea, sia in mare che sulle spiagge, è stato oggetto di intimidazioni preoccupanti ad opera di chi, evidentemente, si è visto sottrarre i proventi di attività tanto redditizie quanto illegali. Ho parlato al Prefetto di Napoli, Claudio Palomba, di questa situazione manifestandogli tutto il mio sostegno e le mie preoccupazioni affinché una risorsa come il Tenente Fedele sia tutelato come merita, e affinché lo stesso resti in servizio presso la Capitaneria di Porto di Napoli”.

Poi, continua: “Troppo spesso, negli ultimi anni, abbiamo assistito all’allontanamento di esponenti delle forze dell’ordine bravi e capaci, ufficialmente per motivi di sicurezza e di compatibilità con il territorio. La realtà invece, ha purtroppo dimostrato che esistono ancora pericolose opacità e zone d’ombra tra colletti bianchi e infedeli servitori dello Stato, che favoriscono questi allontanamenti per mantenere lo status quo. Non vorrei che il tenente Fedele si aggiungesse a questa lista”.

Tuttavia, come riferito da alcuni cittadini, l’attività illecita prosegue nonostante i sigilli. Ecco quindi la conclusione di Borrelli:

“Abbiamo segnalato anche questo alla Capitaneria. Bisogna verificare al più presto ed interrompere ogni attività illecita, e revocare una volta e per tutte le concessioni a coloro che hanno realizzato approdi abusivi per aumentare illecitamente il proprio giro d’affari, e che hanno intenti palesemente criminali”.

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Pavia, la madre confessa in punto di morte al figlio che il suo vero padre è un altro: i dettagli

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La storia che vi stiamo per raccontare riguarda un’anziana di Pavia che, in punto di morte, avrebbe confessato al figlio 59enne di non essere il figlio biologico del padre che lo ha cresciuto.

I fatti risalgono a due anni fa, quando la donna decide di togliersi quel peso e rivelare tutto al figlio. Infatti, ella aveva avuto una relazione con un uomo ed era rimasta incinta, ma il padre non volle riconoscerlo. In seguito, aveva conosciuto un altro uomo con il quale si è sposata e insieme al quale ha cresciuto il bambino.

Tuttavia, per il 59enne è stata una notizia sconvolgente, ma che al contempo lo ha spinto a ricercare il suo vero padre, scoprendo che non aveva avuto altri figli e che era morto all’età di 80 anni. A quel punto, egli si è rivolto al tribunale per richiedere il test del Dna, l’unica prova tangibile di quanto affermava la madre, ottenendo il consenso per riesumare il suo corpo.

Pertanto, due anni dopo l’esito positivo del test, il tribunale di Pavia ha accertato la paternità biologica e autorizzato il cambio di cognome.

Ecco quanto spiegato dal suo legale Gaetano Iovino alla ‘Provincia Pavese’:

“Il mio assistito ci ha messo del tempo per metabolizzare la confessione, poi ha deciso di avviare l’iter giudiziario per l’accertamento della paternità. Perché lo ha fatto? Voleva andare fino in fondo. Anche restare con il dubbio non gli avrebbe dato serenità. A questo punto proveremo a chiedere che possa mantenere entrambi i cognomi”.

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Morte Messina Denaro, parla Salvatore Borsellino: “Oggi è morto un criminale, ma nessuno mi ridarà mio fratello né la verità sul suo omicidio”

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La morte di Matteo Messina Denaro ha lasciato molti punti interrogativi, come ad esempio la coincidenza temporale della sua dipartita a pochi mesi dalla sua cattura, come fa notare Salvatore Borsellino, fratello di Paolo. Ecco il suo pensiero:

“Se fossi credente, visto che non c’è stata una giustizia in terra, potrei confidare in una divina, purtroppo essendo laico non posso sperare neppure in quella. L’arresto di Matteo Messina Denaro non è stata una vera e propria cattura, sapeva di essere malato e ha pensato di farsi curare dallo Stato invece che in latitanza. Oggi, con la sua morte, si porta i suoi terribili segreti nella tomba. D’altra parte era impensabile che un criminale di quello spessore si potesse pentire. Era assolutamente improbabile”.

Poi, aggiunge: “Con la sua fine non credo si chiuda niente. La Mafia non è stata sconfitta, anzi è più forte di prima. Non parlo di quella degli anni ’90, della Cosa nostra stragista, ma di una Mafia molto più pericolosa, che si è insinuata nell’economia, nelle amministrazioni, che è si resa invisibile e che, per questo motivo, è difficile da scoprire ed estremamente più pericolosa. Non ho motivo per rallegrarmi. Penso solo che oggi è morto un criminale, ma nessuno mi ridarà mio fratello né la verità sulla strage in cui ha perso la vita”.

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Napoli, uomo tenta di adescare tre ragazzine con una proposta sconvolgente: denunciato

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Assurdo episodio avvenuto ieri sera a Napoli, in Piazza Carità, dove un uomo sulla trentina si sarebbe avvicinato a tre ragazzine all’interno di un distributore H24, proponendo ad una di loro di togliersi una scarpa e farsi toccare il piede in cambio di 20 euro.

Inoltre, poco dopo, egli le avrebbe invitate a seguirlo in un vicolo, ma le ragazzine sono riuscite a scappare rifugiandosi in un’autorimessa a pagamento in via Oberdan, dove i dipendenti hanno poi chiamato la Polizia.

A quel punto, a seguito della denuncia presentata dalla madre di una delle undicenni, gli agenti si sono subito messi sulle tracce del responsabile.

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