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Cronaca

CAMORRA. Il boss Cosimo Di Lauro e un suo fedelissimo accusati dell’omicidio De Felice

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Blitz all’alba dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Cosimo Di Lauro, alias “Ciruzzo o’ milionario“, figlio del boss Paolo e reggente dell’omonimo clan durante la prima faida di Scampia e di Nicola Todisco, alias “ninnone”, ritenuto anch’egli elemento di spicco del medesimo sodalizio criminale.

I due, già detenuti per altra causa, sono gravemente indiziati dei reati di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e detenzione e porto abusivo di armi, aggravati da metodo e finalità mafiose. Secondo gli accertamenti portati avanti dagli inquirenti e grazie alle testimonianze di vari collaboratori di giustizia, i due sarebbero stati giudicati rispettivamente il mandante e l’esecutore materiale dell’omicidio di Massimiliano De Felice, avvenuto a Scampia, il 28 novembre 2004, periodo in cui era in corso la prima faida di Scampia.

Le successive indagini, hanno consentito di ricostruire la dinamica dell’omicidio, nonché di accertare che la vittima, era stata colpita al capo e al torace da molteplici colpi d’arma da fuoco e che Di Lauro, aveva richiesto al gruppo Prestieri, l’esecuzione di un omicidio ai danni della contrapposta alleanza scissionista. Per quanto riguarda Todisco, esecutore materiale dell’omicidio, vantava un reciproco rapporto di conoscenza con la vittima, per cui era considerato un insospettabile da De Felice. Pare che quest’ultimo, prima di morire, fosse stato avvicinato con una scusa da Todisco che nel salutarlo, gli avrebbe poi esploso contro numerosi colpi d’arma da fuoco.

Cronaca

Napoli, “non pulirmi il parabrezza”: il lavavetri glielo distrugge

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Una donna ha avvertito le forze dell’ordine, dopo essere stata aggredita da un lavavetri, in piazza Sannazzaro in Napoli. I fatti risalgono alla notte tra domenica e lunedì. L’aggredita ha prontamente indicato ai poliziotti, accorsi sul luogo, chi fosse stato l’autore del danneggiamento al parabrezza della sua auto.
L’aggressore non ha “gradito” la presenza della Polizia ed ha iniziato ad inveire contro di loro, si è arrivati ad una vera e propria colluttazione terminata con l’arresto dell’uomo. Nell’auto di servizio, il lavavetri, originario del Marocco già noto alle forze dell’ordine, ha rotto un vetro di un finestrino della volante. Gli si imputano danneggiamento aggravato, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.

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Cronaca

Salerno, importavano droga dal Sud America: in manette 15 persone

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Un’indagine, condotta dal ROS e dalla Procura di Salerno, ha portato all’arresto di quindici persone ritenute membri di un’organizzazione criminale internazionale.
Da quanto emerso, il porto di Salerno era diventato il punto nevralgico per l’arrivo di ingenti quantità di droga, soprattutto cocaina e marijuana. Il tutto ruotava intorno a figure legate alle cosche ‘ndrine appartenenti agli Alvaro e i Sinopoli di Reggio Calabria.
Nicola e Francesco Alvaro fungevano da finanziatori dell’importazione dalla quale acquisivano le sostanze psicotrope. Le fare da veci erano Carmine Ferrara, Salvatore Rocco, il calabrese Fortunato Marafioti e il partenopeo Errico D’Ambrosio. Furto, ricettazione e minaccia compongono il quadro indagatorio, accompagnati dall’aggravante dell’associazione mafiosa.

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Cronaca

Da Montreal a Napoli, una tonnellata di marijuana nascosta tra i ceci

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Nel corrente mese, è stato scovata e sequestrata oltre una tonnellata di marijuana, nascosta all’interno di un container partito dallo scalo di Montreal (Canada) con destinazione Salerno. A far da tramite un’azienda di import-export con sede a Poggiomarino, nel napoletano.
Il contenitore mobile è stato seguito, fino a Boscoreale, dai finanzieri del Nucleo Polizia Economica-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, coadiuvati dalla locale Sezione Aerea del Corpo e il Comando Provinciale Guardia di Finanza di Salerno. Il sequestro è scattato dopo alcuni giorni di appostamento. La marijuana era stata celata in confezioni sottovuoto tra i ceci e altri legumi. Il legale della società importatrice è stato messo in arresto.

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