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Scandalo al comune, sesso e ricariche in cambio di pratiche: nei guai dipendente comunale

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Scandalo al comune di Castel Volturno, dove il dipendente comunale Antonio Di Bona, è attualmente indagato per corruzione, falsità materiale commessa da un Pubblico Ufficiale e concussione sessuale. In particolare, l’uomo, allo scopo di velocizzare le pratiche per condoni edilizi e permessi, chiedeva favori sessuali e a volte ricariche. Ad incastrare Di Bona, sarebbero state le cimici e le telecamere installate nell’ufficio, che hanno immortalato anche momenti piccanti e situazioni imbarazzanti.

Infatti, durante un’intercettazione ambientale, è stata ascoltata la conservazione tra due dipendenti, che parlavano così del loro collega: “Deve sempre mettere le mani in mezzo al pesce”. Probabile che i due, fossero già a conoscenza del rapporto sessuale consumatosi a ridosso della chiusura degli uffici municipali.

Secondo la Procura, l’uomo ha consentito la sostituzione di atti, l’introduzione postuma di atti inesistenti che andavano prodotti dall’interessato in epoca precedente ed entro un determinato termine e ha provveduto alla definizione delle pratiche edilizie, trattandone talune in maniera prioritaria rispetto alle altre e facendo falsamente risultare gli atti, regolarmente già pubblicati, per il periodo minimo stabilito dalla normativa di settore all’albo comunale, con immediato rilascio degli stessi atti agli interessati.

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Putin e il cessate il fuoco, Zelensky: “È solo una farsa, non ci si può fidare. È una rinascita del nazismo”

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Zelensky intervistato a Sky Tg 24: “Da Putin nuovo ultimatum. Quello che fa è una rinascita del nazismo. Vuole che noi diamo una parte dei nostri territori occupati, ma vuole anche quelli non occupati. Parla di regioni del nostro Paese, e lui non si fermerà. Non ci sarà un conflitto congelato”. Poi prosegue, “Putin è come Hitler, non ci si può fidare. Oggi parla di quattro regioni, prima parlava solo di Crimea e Donbass. È la stessa cosa che faceva Hitler, quando diceva ‘datemi una parte di Cecoslovacchia e finisce qui’. Sono tutte bugie”

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Attualità

Campi Flegrei, in caso di eruzione: piano di fuga in 72 ore per 500mila persone

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Un piano di fuga per mettere in salvo nel giro di 72 ore mezzo milione di persone in caso di eruzione del vulcano dei Campi Flegrei.

E’ quello messo a punto dalla Protezione Civile per la prima volta nel 2016, ma oggetto di recenti modifiche e ora al vaglio delle Regioni, e di cui parla oggi Repubblica sulle pagine del quotidiano.
L’ipotesi che farebbe scattare il piano d’emergenza nazionale, però, è quella di una eruzione del vulcano. Uno scenario che ad oggi non è previsto dagli scienziati. Quello che farebbe scattare il piano è il livello di colore rosso che imporrebbe una grande fuga da attuare nel giro di 72 ore a bordo di tutti i mezzi di collegamento, tra bus, navi e treni.
In particolare i cittadini di Pozzuoli, oltre 76 mila, sarebbero accolti in Lombardia, quelli di Bacoli (25mila) tra Umbria e Marche, gli oltre 11 mila di Monte di Procida tra Abruzzo e Molise. Destinazione Lazio per i residenti del quartiere napoletano di Fuorigrotta, rotta verso la Sicilia per i napoletani del quartiere Chiaia-San Ferdinando. Ma tutte le regioni italiane sarebbero coinvolte nell’accoglienza, sia pure in misura differente.

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Jabil a Marcianise, il Vescovo di Caserta a Joe Biden: “Le chiediamo un piccolo miracolo laico. L’azienda non abbandoni 420 persone”

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“Egregio Sig. Presidente Biden, questa lettera non Le recherà forse meraviglia: ma di certo sono profondi i sentimenti che la ispirano. Non so perché, eppure c’è nella mia anima un misterioso ‘catalizzatore’ di speranza e simpatia per Lei. Nonostante l’abisso di tempo e di spazio che ci divide, un intero oceano, nel mio animo trovo per Lei come un «collegamento» di comunione e un ponte di speranza! Perché? Non lo so. Anzi, lo so: perché crediamo nell’unico Dio”. E’ l’inizio della missiva di Pietro Lagnese, vescovo di Caserta e arcivescovo di Capua, al presidente Usa Joe Biden. Al centro dello scritto la vertenza della Jabil, l’azienda di proprietà americana con sede in Marcianise, in predicato di trasferire altrove lo stabilimento.

La lettera è stata consegnata all’ambasciatore americano in Italia.

“Le scrivo per chiederLe un piccolo miracolo. A Marcianise c’è una fabbrica della multinazionale americana Jabil. L’azienda, secondo i manager, deve lasciare l’Italia e chiudere ovviamente il sito di Marcianise oltre le altre attività. Sono 420 le persone che rimarranno senza lavoro oltre la perdita dell’indotto e la chiusura degli altri centri italiani collegati. Eppure la Jabil non è un’azienda in perdita o poco innovativa: produce le colonnine per ricaricare le auto elettriche, le auto del presente e del futuro; sistemi di controllo ferroviario nel mercato dell’alta velocità, i treni del presente e del futuro. E tanto altro. Non sono quindi motivi economici o produttivi a motivare questo trasferimento ma, spiegano gli operai, si tratta di una strategia geopolitica degli Stati Uniti per riportare le aziende innovative in America”.

“Non vogliamo ‘armare guerre tra poveri’ – conclude Lagnese – ma Le chiediamo un piccolo miracolo laico. Intervenga per difendere questi posti di lavoro in Italia, a Marcianise. Chieda alla Jabil di trovare una soluzione alternativa, nuove produzioni. Ci affidiamo a Lei. La Madonna La ispiri e L’assista. Il Suo compito e le Sue responsabilità sono immense: per questa ragione noi, a Caserta e Marcianise, preghiamo per Lei. Grazie per quello che potrà fare e che fa per il mondo”.


(fonte: Ansa)

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