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MARANO. Il welfare secondo Albano.

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Marano: da un paio di giorni circola la notizia secondo la quale un noto parrucchiere donerà 20 tagli al mese alle famiglie più bisognose.
Un atto sociale forte ed importante che fa sicuramente onore al professionista maranese in un periodo storico in cui la povertà, sopratutto al sud, arriva a numeri mai raggiunti prima vedendo addirittura raddoppiare in dieci anni il numero di indigenti in tutta Italia.

Ciò che, però, emerge fortemente è come questa iniziativa sia stata magistralmente politicizzata dal consigliere comunale Pasquale Albano e la sua neonata associazione.
Si legge sulla pagina facebook dell’ex candidato sindaco centrista, infatti, che le persone interessate possono recarsi presso la sede dell’associazione con tanto di certificato Isee per vedere se hanno i requisiti per aderire a questa offerta.

Purtroppo ancora una volta la politica riesce a rovinare un’ottima iniziativa sociale, ossessionata dal dover mettere la bandierina su qualsiasi proposta o idea venga ritenuta valida e interessante.

D’altra parte l’uomo che in campagna elettorale affermava di avere una soluzione a tutto non è nuovo a queste esternazioni.
Nel mese precedente le ultime elezioni, infatti, ha più volte esplicitato l’idea di risolvere il problema della refezione scolastica donando il proprio stipendio di sindaco qualora fosse stato eletto.
Cosa certamente encomiabile ma inconciliabile con i reali costi che comporta la mensa negli istituti statali della nostra città.

La nostra umile opinione è che per risolvere il problema della povertà a Marano siano altre le azioni da intraprendere da parte di chi riceve la fiducia e i voti dei propri concittadini senza speculare sui problemi e le difficoltà dei più deboli.
Le proposte e le successive soluzioni devono essere politiche, non semplici slogan elettorale.
Quello della povertà è un tema serio che certamente non può essere sottostimato e risolto con un taglio di capelli o con donazioni personali di soldi.

Ci auguriamo vivamente che in questi anni i protagonisti della scena amministrativa della nostra città prendano seriamente il ruolo per cui sono stati eletti e lavorino esclusivamente per garantire il benessere e la sicurezza dei cittadini.

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Napoli, ecco la prima biblioteca internazionale del fumetto

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La prima Biblioteca Internazionale Del Fumetto sarà accolta dagli spazi della Fondazione Quartieri Spagnoli. Un progetto che parte da 200 titoli, suddivisi per lingue e paesi, sfogliabili all’interno di Foqus per promuovere la lettura e l’arte del fumetto tra i giovani, il tutto grazie alla donazione dell’Accademia Drosselmeier, in collaborazione con la Libreria dei ragazzi di Napoli.

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Sant’Antimo, controlli serrati dei carabinieri: scattano denunce e sequestri

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Controlli serrati a Sant’Antimo, in provincia di Napoli, dove questa notte i carabinieri della locale tenenza insieme agli agenti della Polizia Municipale hanno effettuato un servizio a largo raggio.

Nel corso delle operazioni sono state identificate 40 persone e controllati 31 veicoli. Inoltre un 63enne è stato trovato in possesso di una pistola scenica prontamente sequestrata, ed è stato quindi denunciato. Contestualmente, un 33enne è stato denunciato per guida senza patente con recidiva nel biennio.

Pertanto le diverse sanzioni comminate ammontano a circa 38mila euro.

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JABIL a Marcianise, proteste dei lavoratori e sindacalisti: “Deve restare qui!”

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Durante l’assemblea tenutasi all’esterno dei cancelli dello stabilimento casertano della “Jabil”,(società americana che opera nel settore della produzione di componenti elettronici e circuiti elettronici per produttori di apparecchiature originali), sindacalisti e lavoratori hanno protestato contro la decisione dell’azienda di lasciare il sito produttivo di Marcianise. La decisione era stata formalizzata mercoledì 30 aprile dalla multinazionale Usa, nella riunione tenuta al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Dall’assemblea è arrivato un secco “no” alle ipotesi di ricollocazione dei lavoratori in altre aziende, visto il fallimento delle reindustrializzazioni che hanno coinvolto negli ultimi anni grande parte dei dipendenti.
Ma all’orizzonte, l’unica strada percorribile, per salvare il lavoro ai 420 addetti di Jabil, sembra essere proprio quella della ricollocazione.

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