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Cronaca

L’ombra del clan Belforte. Da Marcianise parte la nuova frontiera mafiosa in Terra di Lavoro

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Affari, soldi e sangue hanno rappresentato nel panorama camorristico casertano per decenni l’egemonia del clan dei Casalesi, l’unica cosca mafiosa a definirsi col territorio di provenienza. Terra di lavoro è stata terra di conquista, stuprata e devastata dal cemento selvaggio e dalla furia omicida di un cartello criminale che, al netto degli arresti eccellenti, continua a mantenere la leadership incontrastata nelle gerarchie di camorra. Ma la provincia casertana non fa solo rima coi Casalesi. Basta spostarsi verso la periferia, a cavallo con l’area a nord di Napoli. Precisamente a Marcianise. Entriamo nei dettagli.

A stabilirlo è l’ultima relazione semestrale della Dia. Secondo gli investigatori “nell’area marcianisana, storicamente al di fuori del cartello casalese, permane l’egemonia del clan Belforte, che rappresenta una delle “realtà criminali” più potenti e strutturate, non solo nel contesto casertano, ma anche in ambito regionale. Detto sodalizio riflette un modulo operativo simile a quello imposto negli anni dal clan dei Casalesi, in termini di struttura organizzativa, forza militare e predisposizione imprenditoriale ed estende la sua influenza, in maniera diretta o attraverso gruppi criminali satelliti, oltre che a Marcianise anche nella città di Caserta e nei Comuni confinanti di San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Casagiove, Recale, Macerata Campania, San Prisco, Maddaloni, San Felice a Cancello e Santa Maria Capua Vetere. Nel contesto citato, il clan Belforte e i vari gruppi criminali presenti, ricercando nuove e diversificate fonti di guadagno, stanno mostrando un particolare interesse verso il traffico e la vendita di sostanze stupefacenti, rivelando in tal senso maggiori affinità con i clan napoletani rispetto alle linee strategiche proprie della criminalità casalese, che ha sempre evitato la gestione diretta del traffico di stupefacenti.

A tal fine, accordi specificamente intercorsi tra clan un tempo avversi hanno consentito il superamento di storiche, sanguinose conflittualità. Una conferma dell’interesse dei sodalizi marcianisani verso il ricco settore della droga si rinviene proprio negli esiti dell’operazione «Unrra Casas», eseguita nel mese di giugno dai Carabinieri di Caserta. Le indagini hanno permesso di svelare, per la prima volta, l’esistenza di un accordo tra i due clan marcianisani da sempre antagonisti, i Belforte-Mazzacane e i Piccolo-Letizia-Quaqquaroni, la cui feroce rivalità ha prodotto sin dagli anni ‘90 decine di omicidi. L’intesa, finalizzata alla gestione del traffico e dello spaccio di stupefacenti, è rimasta viva nonostante i diversi avvicendamenti al vertice del gruppo così costituito, superando,di fatto, anni di violenti scontri. Tra i destinatari del provvedimento restrittivo, oltre al reggente latitante del clan Belforte, altre 30 persone tra le quali anche l’autore materiale dell’omicidio, nel 2015 in Albania, di un trafficante di droga schipetaro. Nel tempo, il carisma e lo spessore criminale dei Belforte ha favorito una fitta rete di accordi e di alleanze con piccoli gruppi aventi una struttura familiare e con una discreta autonomia sul territorio di origine nella gestione delle attività illecite. In tal senso, il gruppo Menditti è attivo a Recale ed a San Prisco, mentre la famiglia Bifone opera nei centri di Macerata Campania, Portico di Caserta, Casapulla, Curti, Casagiove e San Prisco. Nel comprensorio di San Felice a Cancello, Santa Maria a Vico ed Arienzo è riemersa l’operatività della famiglia Massaro, come è stato evidenziato con l’operazione condotta, ad aprile, dai Carabinieri di Maddaloni e di Orvieto (PG), collaborati dalla Guardia di Finanza di Benevento. Le indagini hanno svelato le attività illecite di un nuovo gruppo criminale che, in contiguità con il clan Massaro, temporaneamente indebolito, estorceva denaro a imprenditori e commercianti sul territorio casertano tra San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico, mantenendo legami criminali con il clan beneventano Pagnozzi.

Nel Comune di Maddaloni lo scenario delinquenziale risulta in continua evoluzione ed in tale contesto è riemersa anche l’operatività della famiglia Marciano, storicamente vicina al clan Belforte, che sul territorio ha realizzato – come evidenziato nell’ambito dell’operazione “Golden Game” della Guardia di Finanza di Marcianise – un’ingegnosa e fruttuosa attività estorsiva, imponendo le slot machine ad oltre un terzo dei bar e locali commerciali del territorio comunale. Dalle indagini è emerso, peraltro, il reinvestimento dei proventi derivanti dai traffici di droga e dall’usura proprio nel fruttuoso mercato delle new slot, nel tentativo di monopolizzare in tal modo il settore del gioco sul territorio.” L’autorevolezza criminale dei Belforte, che è rimasta “coperta” negli anni a causa della presenza dei Casalesi, sconfessa definitivamente la concezione di “clan di serie b”. Anche alla luce delle indagini condotte dagli 007 della Direzione Investigativa Antimafia, i Belforte si impongono sullo scenario criminale come un gruppo solido e con una struttura ramificata nei territori a ridosso di Caserta.

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Casal di Principe

Si faceva dare monili in oro per aiutare “coppie in difficoltà”: arrestato

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Dopo le indagini sotto la lente della Procura della Repubblica di Napoli Nord, i carabinieri della Stazione di Casal di Principe hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dall’Ufficio GIP del Tribunale di Napoli Nord, nei confronti di una persona indagata per il reato di truffa aggravata e continuata.
L’indagato si presentava come amico del congiunto della vittima richiedendo, a suo nome, denaro o altri oggetti di valore necessari ad aiutarlo per un’improvvisa difficoltà, inducendo la vittima a consegnare oggetti in oro e in argento.
Il quadro indiziario ha consentito l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti dell’uomo.

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Cronaca

Rivolta degli abitanti per l’arrivo dei pitbull che hanno sbranato Francesco Pio

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Alcuni abitanti di Pignataro hanno espresso enorme malcontento per l’ingresso dei due pitbull, che hanno ucciso Francesco Pio, nella “Dog’s Town” di Totò e Pablo.
La “rivolta” della comunità è concentrata sulla preoccupazione di poter imbattersi contro i due molossi, nel caso in cui quest’ultimi scavalcassero le recinzioni del canile.
In soccorso, il sindaco Giorgio Magliocca che tiene ad acquietare la situazione: “La preoccupazione è eccessiva. La struttura è lontanissima dal centro abitato e comunque ben recintata”.
Da premettere che, nel caso in cui i due pitbull dovessero avere atteggiamenti rabbiosi reiterati, verrebbero immediatamente abbattuti su disposizione dei veterinari.

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Cronaca

Giugliano, aggredito il consigliere Salvatore Pezzella

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Il consigliere comunale e in Città Metropolitana Salvatore Pezzella, attivista del M5S, stamattina ha denunciato alla Procura della Repubblica di Napoli di aver subito un’intimidazione lo scorso 2 febbraio.
Ecco, qui di seguito, il post scritto dal consigliere Pezzella, sul suo profilo facebook:
“Gli ultimi due mesi sono stati per me molto tesi e difficili. Lo scorso 2 Febbraio ho subito un’aggressione all’esterno della mia abitazione. Stamattina mi sono recato presso la Procura di Napoli per sporgere denuncia sul grave accaduto. Perché solo oggi? Per me non è stato affatto facile, sono stato sotto choc per diverse settimane.
Oltre a sopportare il dolore fisico (me la sono ‘cavata’ con una prognosi di 3 giorni dovuta ad una distorsione alla mano), lo scoglio più difficile è stato superare il dolore psicologico. Ancora oggi ho gli incubi quando ripenso a quel giorno, ma ho deciso di non tacere ed ho trovato la forza di denunciare tutto. Ai magistrati ho raccontato nei minimi dettagli cosa è accaduto nella mattinata di quel maledetto giorno.
Quando sono sceso da casa, un’auto mi è piombata davanti fermando il mio cammino. Il conducente della vettura, col volto travisato da un pullover a collo alto, ha afferrato il dito della mia mano destra ed in napoletano mi ha ‘invitato’ a farmi i “fatti miei sui Pua”, poi si è allontanato. E’ stato tutto così veloce e scioccante che non sono riuscito a vederlo in volto, anche perché come detto era travisato. Tutto il resto l’ho raccontato ai magistrati che spero facciano quanto prima chiarezza sull’accaduto. Dopo l’aggressione sono andato subito al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Giugliano dove sono stato medicato.
Da quel giorno, ogni volta che scendo da casa, ho paura non solo per me ma anche per la mia famiglia ed i miei cari. In me, fin dal primo momento, è stata chiara la volontà di denunciare l’accaduto, ma solo oggi ho trovato la forza di farlo. Col passare dei giorni mi sono reso conto che l’evento non poteva essere lasciato al caso, e soprattutto non stavo bene psicologicamente in quanto scosso sull’eventuale evolversi della situazione.
Ringrazio i miei familiari ed il mio fraterno amico Antonio Pennacchio per l’affetto e la vicinanza dimostratami in queste settimane davvero difficili. Ringrazio anche il Sindaco Nicola Pirozzi, informato fin da subito dei fatti, per la vicinanza umana e politica che ha avuto nei miei riguardi dopo l’intimidazione subita. Ora voglio solo mettermi questo brutto episodio alle spalle. Sapete che ho la testa dura: non arretrerò di un millimetro!”

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