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Cronaca

Marito ubriaco sfonda la porta di casa e picchia la moglie e il figlio: 36enne in manette

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Un 36enne è stato arrestato in provincia di Ravenna per maltrattamenti in famiglia, lesioni personali, minaccia grave, danneggiamento e violazione di domicilio.

E’ stata la compagna a chiedere aiuto chiamando la polizia: l’uomo, ubriaco, aveva sfondato la porta colpendo lei e il figlio di 5 anni.

L’uomo, di origini albanesi, è stato arrestato nelle scorse ore dalla polizia.

L’intervento degli agenti del commissariato di Lugo nella casa dell’arrestato risale alla serata di ieri, mercoledì 24 marzo.

I poliziotti sono intervenuti in un’abitazione di Massa Lombarda, comune di diecimila abitanti nella provincia di Ravenna, su richiesta della compagna dell’uomo. Una richiesta nata dal fatto che il marito violento la stava picchiando.

L’uomo aveva sfondato la porta e colpito la moglie e il figlio. Secondo la ricostruzione, la donna era riuscita a chiudere fuori di casa il coniuge per sfuggire alle sue violenze.

Arrivati nella loro casa a Massa Lombardia i poliziotti hanno accertato, anche sulla base delle dichiarazioni di alcuni testimoni che avevano soccorso la donna con il figlioletto di cinque anni, che il trentaseienne, visibilmente ubriaco, dopo aver sfondato la porta dell’abitazione aveva ripetutamente colpito il figlio e la moglie.

Il trentaseienne arrestato, è stato quindi condotto negli uffici nel Commissariato di via Emaldi dove è stato dichiarato in arresto per i reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali, minaccia grave, danneggiamento e violazione di domicilio. Al termine delle formalità di legge, l’uomo è stato associato alla Casa Circondariale di Ravenna.

 

 

 

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Cronaca

Uccide per strada i fratelli Marrandino, poi punta l’arma pure contro i carabinieri

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Dopo aver ucciso per strada i fratelli Marco e Claudio Marrandino, di 40 e 29 anni, a Orta di Atella, nel Casertano, il killer ha puntato l’arma anche contro uno dei carabinieri intervenuti: il militare dell’Arma ha quindi esploso due colpi di pistola, senza però colpire l’assassino.

Pur riuscendo a fuggire, è stato rintracciato successivamente in una struttura sanitaria della zona e sottoposto a fermo. E’ quanto precisa il capo della procura della Repubblica di Napoli nord, Maria Antonietta Troncone, aggiungendo che l’uomo è stato interrogato e si è detto estraneo ai fatti.
A casa del sospettato sono state ritrovate armi e munizioni, tra cui un fucile a canne mozze modificato e con matricola abrasa e una pistola semiautomaica detenuta illegalmente, oltre a circa cento chili di bossoli. All’uomo era stato in passato revocato il porto d’armi.

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Caivano

CAIVANO. L’ex proprietario del terreno dove sorgerà il campo di calcio chiede 15 milioni di risarcimento

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CAIVANO – Stamattina all’Hotel Roseto si è svolta l’operazione verità sul terreno dove dovrà sorgere il nuovo campo sportivo e la sede della Protezione civile di Caivano indetta dall’ex proprietario dell’immobile Francesco Moccia.

Il motivo principale della conferenza stampa è legato principalmente all’errore macroscopico fatto dai tre commissari prefettizi e dal Commissario straordinario di Governo nell’attribuire tale omonimia al clan Moccia, clan egemone sul territorio afragolese e paesi limitrofi, dichiarando ai mezzi di comunicazione che il prossimo stadio comunale di Caivano, per loro volere, sorgerà su un terreno confiscato al clan camorristico.

Peccando forse anche di sprovvedutezza, data la loro ricerca spasmodica di appuntarsi al petto medaglie di legalità e portare il risultato in casa Fratelli d’Italia, scambiano un semplice imprenditore per parente dei più assurti agli onori della cronaca e dimostrandosi carenti di informazioni sulla storia di tale terreno, commettono l’errore di considerare quest’ultimo bene confiscato alla criminalità organizzata.

Niente di più falso. Quel terreno è un terreno acquisito gratuitamente a patrimonio comunale poiché nel 2001, sotto l’Amministrazione Semplice, furono accertati alcuni profili di abusivismo derivanti dalla costruzione di alcuni manufatti privi di concessione edilizia.

Solo che durante l’Amministrazione dell’ingegnere di RFI sono stati commessi due errori grossolani, secondo l’imprenditore Moccia che pur ammettendo i suoi errori nell’aver commesso abusivismo vuole mettere in risalto.

Il primo è la male interpretazione della legge 47 del 28 Febbraio 1985 che recitava – poiché è stata sostituita dal DPR 380 del 6 Giugno 2001 – : “Se il responsabile dell’abuso non provvede alla demolizione e al ripristino dello stato dei luoghi nel termine di novanta giorni dall’ingiunzione, il bene e l’area di sedime, nonche’ quella necessaria, secondo le vigenti prescrizioni urbanistiche, alla realizzazione di opere analoghe a quelle abusive sono acquisiti di diritto gratuitamente al patrimonio del comune. L’area acquisita non puo’ comunque essere superiore a dieci volte la complessiva superficie utile abusivamente costruita”.

Ora, se la legge prevede l’acquisizione di una superficie dieci volte tanto quella utile alla costruzione abusiva perché fare il calcolo su quanto previsto dalla legge utile ad un terreno agricolo trasformando i metri cubi in metri quadri? Infatti l’allora Arch. Luigi Saviano stabilisce che l’area da acquisire a patrimonio comunale doveva essere commisurata all’intera area poiché l’abuso era misurato nell’ordine di 20mila metri cubi e che per ottenere concessione edilizia di tale volumetria occorrevano, secondo il PRG vigente dell’epoca, un’estenzione terriera di circa 280mila metri quadri e siccome l’intera area ne misurava solo 130mila pertanto doveva essere posta al provvedimento di acquisizione gratuita al patrimonio comunale nella sua interezza.

Il secondo errore grossolano fatto dall’Amministrazione Semplice è stato commesso proprio dall’allora Sindaco Mimmo Semplice in persona, poiché emette di suo pugno, un’ordinanza di acquisizione del bene a patrimonio comunale a soli 15 giorni di distanza dall’ordinanza di demolizione firmata dall’Arch. Luigi Saviano e non oltre i novanta giorni come prevede la legge.

Quindi, oltre ad essere ricordato come il “Sindaco delle ecoballe”, Mimmo Semplice è anche il Sindaco che ha permesso, con i suoi grossolani errori, la perpetrazione ultraventennale da parte dell’imprenditore Francesco Moccia della sua lotta personale sul bene che un tempo è appartenuto alla sua famiglia.

Al di là delle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato che respingono il gravame – organi che comunque non entrano nel merito tecnico della questione – a far crescere l’idea di ragionevolezza nella mente dell’imprenditore sono anche due documenti redatti sempre dall’ente gialloverde dove si ammetterebbe l’errore di calcolo e d essi sono: un Atto di transazione firmato tra le parti – Avv. Pagnano per conto del Comune e Avv. Sergio Clemente per conto della Mgroup srl (azienda di proprietà di Francesco Moccia) e un atto di pianificazione del Territorio di edilizia privata redatto dal sovraordinato Nunziante Marino all’epoca del commissariamento Mone e firmato ma mai pubblicato sull’Albo Pretorio da Vincenzo Zampella, quest’atto poi scomparso dalle documentazioni comunali ma dichiarato esistente dallo stesso Marino agli inquirenti, dopo una denuncia penale sporta dall’imprenditore Moccia.

Quindi ad oggi il quadro è chiaro! A Caivano abbiamo quattro commissari che non vedono l’ora di dichiarare lotta alla camorra, vedendo quest’ultima ovunque anche laddove non ci sia. Un imprenditore che chiede al Comune un mega risarcimento di 15 milioni di euro per un errore commesso ventitré anni fa da Mimmo Semplice e adesso, dato che nelle more del procedimento, non ci saranno più neanche i commissari, questa sarà una gatta da pelare che dovrà farsi carico la prossima Amministrazione.

Intanto ancora una volta i caivanesi si domandano, riqualificazione sì, d’accordo, ma a che prezzo?

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Cronaca

Tragedia nel Mediterraneo, barca a vela si ribalta a 100 miglia dalla costa calabrese: almeno una sessantina i dispersi

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Una barca a vela si è ribaltata, a circa cento miglia dalla costa della Calabria: una sessantina di migranti risultano dispersi.
Un mercantile ha soccorso l’imbarcazione, trasferendo successivamente i 12 migranti superstiti – tra cui una donna incinta – su un’unità della Guardia costiera che è poi approdata a Roccella Ionica.

In porto é arrivato anche il cadavere di una donna morta dopo essere finita in mare.

Al momento, non é stata recuperata nessuna vittima.

I migranti che viaggiavano a bordo dell’imbarcazione erano partiti nei giorni scorsi da un porto della Turchia. Di quanto è accaduto è stata informata la Procura della Repubblica di Locri, che sta coordinando l’attività investigativa.

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