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Cardito

[LA VERITÀ] CARDITO. Rinviata la riunione Cirillo-PD, Cambiamo Verso ha un nuovo leader

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CARDITO – Tutto si puó immaginare tranne il limite fin dove si puó spingere la stampa prezzolata e assoldata da chi oramai è stato fatto fuori da ogni contesto politico e cerca, attraverso la stampa manipolatrice, di inquinare la verità. Come al solito, attraverso le nostre fonti attendibilissime cerchiamo di riportare alla luce sempre la Verità che non è altro quella che vi raccontiamo di seguito.

Ieri pomeriggio si è tenuta la riunione del gruppo “Cambiamo verso” per discutere del futuro cammino politico che lo stesso dovrà intraprendere all’indomani delle dimissioni del vicesindaco Francesco Castaldo. Nel meeting di ieri i quattro consiglieri del gruppo barriano insieme all’ex sindaco Peppe Barra si sono guardati negli occhi e hanno discusso su quello che era stato il patto pre-elettorale secondo il sindaco del decennio, ossia quello di effettuare un completo turnover per permettere ai primi non eletti che comunque hanno dato il loro contributo alla causa di sedere sugli scranni di Palazzo Mastrilli. A seguire le direttive di Peppe Barra, come anticipato ieri con la nostra anteprima, è stato il suo fedelissimo, l’avvocato Francesco Castaldo che nelle prime ore della mattinata si è recato all’ufficio protocollo e ha depositato le proprie dimissioni.

A questo punto, secondo il sindaco del decennio, anche gli altri tre, Nunziante Raucci, Andreina Raucci e Giovanna Marzano, dovevano seguire l’esempio dell’ormai ex vicesindaco, ma qui, in realtà si è aperta un’altra partita politica, quella tra il Presidente del Consiglio Nunziante Raucci che forte del suo consenso e del patto pre elettorale fatto col sindaco Cirillo, non vuole e non può interrompere la sua continuità politica – anche perché non si è mai visto un consigliere dimissionario che poi ambisce a crearsi una propria leadership sul territorio – e l’ex sindaco Peppe Barra che sicuro di avere ancora il gruppo in mano, malgrado la magrissima figura collezionata con la mancata candidatura al Parlamento, vuole ancora dettare le linee guida al gruppo “Cambiamo Verso”.

Infatti neanche a dirlo i restanti tre componenti del gruppo con a capo il Presidente del Consiglio Nunziante Raucci, hanno fermamente comunicato all’ex sindaco Peppe Barra che la loro intenzione è quella di restare a disposizione del gruppo ma che non hanno la minima intenzione di abbandonare la carica da loro rivestita, poiché il tutto potrebbe apparire come un tradimento verso il proprio elettorato. Lo vuole la democrazia e lo vogliono soprattutto le loro coscienze.

In men che non si dica, perso l’ultimo alfiere tra le mura dell’ente pubblico, il sindaco del decennio perde qualsiasi rappresentanza al Comune, anche perché gli altri tre hanno fatto ben comprendere quale sia la loro direzione, in netta contrapposizione con colui che fino ad ieri vedevano come il loro leader. Vince così la linea di Nunziante Raucci, da oggi l’interlocutore del primo cittadino per quanto riguarda le decisioni prese dal gruppo sarà proprio il Presidente del Consiglio e sarà proprio quest’ultimo, insieme agli altri due componenti del gruppo che decideranno chi e quando dovrà rivestire la carica di vicesindaco al posto del dimissionario Castaldo. In parole povere, oltre la candidatura al Parlamento, Peppe Barra perde anche lo scettro del gruppo. “Cambiamo Verso” ha un nuovo leader, Nunziante Raucci scriverà la storia e con la sua scelta ha decretato la fine politica del sindaco del decennio.

Per quanto riguarda la riunione indetta dal sindaco Cirillo e gli eletti del PD, nulla aveva a che vedere con la partita politica del tutto interna al gruppo “Cambiamo Verso” e che qualcuno vuole far ricadere nelle responsabilità  del primo cittadino. Lo scopo dell’incontro doveva essere un ennesima puntellatura al cammino politico della seconda fase del Cirillo due. Tanto è vero che per motivi ancora sconosciuti, con le stesse modalità (a mezzo messaggio whatsapp ndr) il sindaco Cirillo comunica agli stessi consiglieri del PD  che tale riunione e rinviata a data da destinarsi. E questa la dice lunga anche sulla natura urgente dell’incontro che smentisce tutto quanto appena scritto dalla stampa assoldata e prezzolata.

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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