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Cardito

CARDITO. Il sindaco Cirillo passa per evasore a causa di un errore della Sogert

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CARDITO – Immaginiamo per un attimo che il sindaco Cirillo fosse solo Peppe Cirillo un semplice cittadino carditese che nella velocità del proprio tempo a disposizione si sarebbe dimenticato di pagare l’Imu sulla propria casa, certamente possiamo asserire con convinzione che non sarebbe mai apparso sulle pagine di un giornale rinomato come Cronache di Napoli.

Ma il motivo per il quale sia uscita questa notizia, non è neanche da ascrivere al fatto che un sindaco evasore faccia notizia, poiché di politici che evadono il fisco in Italia ne siamo pieni e il fatto stesso non fa neanche più notizia, siamo sicuri che la dedica fatta dal cartaceo stamattina al sindaco carditese, sia da ascrivere al fatto che alcuni politici nostrani tessono rapporti fitti con alcuni giornalisti locali, e che il disegno di attaccare un politico sul piano personale quando si è incapaci di contrastarlo con fatti e contenuti, a Cardito è più vivo che mai. Ma veniamo ai fatti.

La notizia che sbatte Cirillo in prima pagina nell’edizione odierna di “Cronache” e che lo fa apparire come un evasore è vera in parte e l’altra parte non verificata – cosa che un bravo giornalista è tenuto a fare – che mette in discussione la direzione di una firma autoreveole come quella di Gianluca Rocca.

Praticamente a verificare le retribuzioni dell’Imu per il Comune di Cardito è la So.Ge.R.T. S.p.A. società privata preposta all’attività di accertamento e recupero dell’evasione tributaria per l’ente a nord di Napoli. In una prima verifica fatta dalla società privata ne è scaturito un elenco di cittadini carditesi che secondo quest’ultima risultano essere inadempienti, anche in parte, della rata IMU e tra i quali spiccano i nomi del sindaco Cirillo e della moglie dell’assessore Giangrande.

Facendo opportune verifiche sulla posizione del sindaco Cirillo, visto che oggi è stato assurto agli “onori della cronaca” abbiamo scoperto che in realtà quelle somme segnalate dalla So.Gert. il sindaco Cirillo non è tenuto a versarle poiché non sono stati applicati i benifici “prima casa”.

In poche parole il nome di Giuseppe Cirillo, da verifiche effettuate – quelle che sono mancate al giornale che ha stampato la notizia sull’evasione – è presente su quella lista per un mero errore di software della So.Ge.R.T. S.p.A.

Tanto è vero che fatte le verifiche all’interno del settore Tributi del Comune di Cardito, il dirigente Dr. Enrico Chianese ha inviato una missiva alla So.Ge.R.T. S.p.A. dove ha chiesto la revisione delle risultanze dei controlli per le annualità 2013-2014-2015 e 2016 per tutti quei cittadini riportati nell’elenco e che per la tutela della privacy non potevano essere pubblicati i nomi, e l’attivazione delle procedure di autotutela, ove necessario, al fine di intervenire sugli atti illegittimi. Non solo, il tecnico dei Tributi ha invitato anche la ditta sopra citata a fornire l’elenco di eventuali errori e degli atti ritenuti non corretti, in maniera tale da stralciare quelle posizioni dagli elenchi per attivare le procedure di competenza.

Vi terremo aggiornati sulle risposte ottenute dalla So.Ge.R.T. S.p.A.

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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