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Milano, i writers vandalizzano la Galleria Vittorio Emanuele: la situazione

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Atto vandalico in piena regola avvenuto a Milano, dove la Galleria Vittorio Emanuele è stata deturpata da alcuni writers con una grande scritta sul frontone, visibile da piazza del Duomo.

Secondo le prime informazioni, l’episodio è avvenuto verso le 22 di ieri sera, e a darne notizia ci hanno pensato alcuni media e social online. Sul posto, sono intervenuti gli agenti della Polizia locale e i Vigili del Fuoco.

Pertanto, arrivano le prime reazioni del mondo della politica, come quella del consigliere comunale Pd e presidente della Commissione Sicurezza Michele Albiani, che ha così commentato l’accaduto:

“C’è rabbia e disgusto, gli autori di quest’abominio vanno puniti, è un insulto a tutta la città. Chi ha permesso che ciò avvenisse, allo stesso modo dei vandali, dev’essere punito in maniera esemplare”.

Rincara la dose anche il consigliere di Fratelli d’Italia Francesco Rocca, che si è così espresso:

“Bisogna capire dove hanno trovato l’accesso e soprattutto bisogna che il Comune, quando saranno trovati, si costituisca parte civile. Questo non è il primo caso in cui viene deturpato un monumento in piazza Duomo. E’ già successo a marzo, con l’imbrattamento da parte degli attivisti di Ultima generazione della statua equestre di Vittorio Emanuele II. In Italia, troppi writers vandali rimangono impuniti, soprattutto dopo la depenalizzazione di questo reato; la dimostrazione è lo stato di salute di molti edifici presenti nella nostra Nazione, soprattutto nelle grandi città; a Milano venne imbrattata da scritte anche la casa natale di Alessandro Manzoni e solo grazie all’intervento di volontari, il palazzo è tornato in un buono stato. Occorre quindi aumentare le pene nei confronti di chi compie atti vandalici danneggiando edifici e monumenti, il rischio emulazione è molto alto”.

Infine, dice la sua anche il consigliere leghista del Municipio IV, Paolo Bassi:

“L’episodio è tanto scioccante quanto positivo. La sua gravità palesa anche agli occhi di tutti la situazione in cui versa la città. Certe cose in periferia sono all’ordine del giorno, ma non fanno notizia. Prendiamolo come ‘punto zero’, come il livello più basso raggiunto dal quale ripartire. Non per spandere repressione a casaccio, ma per rivedere seriamente qualcosa che non funziona. Per riportare decoro, in centro come in periferia, senza distinzione”.

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Pavia, la madre confessa in punto di morte al figlio che il suo vero padre è un altro: i dettagli

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La storia che vi stiamo per raccontare riguarda un’anziana di Pavia che, in punto di morte, avrebbe confessato al figlio 59enne di non essere il figlio biologico del padre che lo ha cresciuto.

I fatti risalgono a due anni fa, quando la donna decide di togliersi quel peso e rivelare tutto al figlio. Infatti, ella aveva avuto una relazione con un uomo ed era rimasta incinta, ma il padre non volle riconoscerlo. In seguito, aveva conosciuto un altro uomo con il quale si è sposata e insieme al quale ha cresciuto il bambino.

Tuttavia, per il 59enne è stata una notizia sconvolgente, ma che al contempo lo ha spinto a ricercare il suo vero padre, scoprendo che non aveva avuto altri figli e che era morto all’età di 80 anni. A quel punto, egli si è rivolto al tribunale per richiedere il test del Dna, l’unica prova tangibile di quanto affermava la madre, ottenendo il consenso per riesumare il suo corpo.

Pertanto, due anni dopo l’esito positivo del test, il tribunale di Pavia ha accertato la paternità biologica e autorizzato il cambio di cognome.

Ecco quanto spiegato dal suo legale Gaetano Iovino alla ‘Provincia Pavese’:

“Il mio assistito ci ha messo del tempo per metabolizzare la confessione, poi ha deciso di avviare l’iter giudiziario per l’accertamento della paternità. Perché lo ha fatto? Voleva andare fino in fondo. Anche restare con il dubbio non gli avrebbe dato serenità. A questo punto proveremo a chiedere che possa mantenere entrambi i cognomi”.

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Morte Messina Denaro, parla Salvatore Borsellino: “Oggi è morto un criminale, ma nessuno mi ridarà mio fratello né la verità sul suo omicidio”

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La morte di Matteo Messina Denaro ha lasciato molti punti interrogativi, come ad esempio la coincidenza temporale della sua dipartita a pochi mesi dalla sua cattura, come fa notare Salvatore Borsellino, fratello di Paolo. Ecco il suo pensiero:

“Se fossi credente, visto che non c’è stata una giustizia in terra, potrei confidare in una divina, purtroppo essendo laico non posso sperare neppure in quella. L’arresto di Matteo Messina Denaro non è stata una vera e propria cattura, sapeva di essere malato e ha pensato di farsi curare dallo Stato invece che in latitanza. Oggi, con la sua morte, si porta i suoi terribili segreti nella tomba. D’altra parte era impensabile che un criminale di quello spessore si potesse pentire. Era assolutamente improbabile”.

Poi, aggiunge: “Con la sua fine non credo si chiuda niente. La Mafia non è stata sconfitta, anzi è più forte di prima. Non parlo di quella degli anni ’90, della Cosa nostra stragista, ma di una Mafia molto più pericolosa, che si è insinuata nell’economia, nelle amministrazioni, che è si resa invisibile e che, per questo motivo, è difficile da scoprire ed estremamente più pericolosa. Non ho motivo per rallegrarmi. Penso solo che oggi è morto un criminale, ma nessuno mi ridarà mio fratello né la verità sulla strage in cui ha perso la vita”.

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Napoli, uomo tenta di adescare tre ragazzine con una proposta sconvolgente: denunciato

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Assurdo episodio avvenuto ieri sera a Napoli, in Piazza Carità, dove un uomo sulla trentina si sarebbe avvicinato a tre ragazzine all’interno di un distributore H24, proponendo ad una di loro di togliersi una scarpa e farsi toccare il piede in cambio di 20 euro.

Inoltre, poco dopo, egli le avrebbe invitate a seguirlo in un vicolo, ma le ragazzine sono riuscite a scappare rifugiandosi in un’autorimessa a pagamento in via Oberdan, dove i dipendenti hanno poi chiamato la Polizia.

A quel punto, a seguito della denuncia presentata dalla madre di una delle undicenni, gli agenti si sono subito messi sulle tracce del responsabile.

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