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CARDITO, la candidatura alle politiche di Barra è solo un piano di respiro locale

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CARDITO – Attualmente a Cardito c’è una sola vera leadership ed è quella rappresentata dall’attuale sindaco Giuseppe Cirillo. Il Congresso di sabato scorso l’ha dimostrato e le dimissioni di Francesco Pisano l’hanno rafforzata. Prima di addentrarmi nella disamina dello stato politico attuale di Cardito vorrei spendere due parole per l’avvocato di “Le Ali”. Il parlamento carditese, non me ne voglia il subentrato Giuseppe Mirone, perde l’unico vero baluardo dell’opposizione. Francesco Pisano in questi due anni di consiliatura Cirillo ha rappresentato una vera e propria spina nel fianco di questa maggioranza, sempre attento alle illegittimità e sempre pronto a vigilare sul tutto. Molto dedito alla denuncia, di lui si ricordano le innumerevoli segnalazioni all’ANAC e alla Magistratura. Anche se oggi non si gode, fortunatamente, dei frutti del lavoro di Pisano, vuoi perché il lavoro dell’avvocato è stato troppo zelante o vuoi perché Cirillo non ha commesso illeciti, ciò non vuol dire che non abbia operato bene. L’opposizione in un comune a nord di Napoli si fa perfettamente come l’ha fatta l’ormai ex consigliere Pisano. E siccome sono sicuro che su queste affermazioni nessuno potrà dire il contrario, posso asserire tranquillamente che il Comune di Cardito con Pisano ha perso un vero e proprio guerriero, oltre che un valore aggiunto.

Tornando al dato politico, c’è da dire che nonostante il PD cittadino avesse trovato la quadratura del cerchio sull’unico candidabile, ossia Fabio Orabona, a nessuno è sfuggito che chi opera fuori le mura, ovvero quella sinistra extraparlamentare, non abbia tentato lo sgambetto fino all’ultimo. Tanto è vero che nessuno si aspettava che addirittura, nella sede del Congresso, qualcuno avesse avuto l’ardire di mettere in dubbio la genuinità dell’evento. Eppure qualcuno si è alzato, cosa strana, dopo che il sindaco Cirillo ha esposto tutti i suoi traguardi, raggiunti e da raggiungere, puntando il dito sul fatto che fosse quasi impossibile che da un partito di così vasta adesione uscisse fuori un solo pretendente alla carica di segretario cittadino. Come se anche qui, nella linea tracciata dal primo cittadino, ci doveva essere per forza qualcosa di illegittimo. Alla fine dei conti, chissà se quelli che hanno voluto tentare lo sgambetto, si sono resi conto che così facendo non hanno fatto altro che legittimare il dibattito e quindi il confronto, rafforzando ancor di più la figura di Giuseppe Cirillo che non solo detta la linea programmatica del partito ma dimostra anche, in maniera democratica, che la sua linea è sempre quella vincente.

Ma facciamo un passo indietro e torniamo al tempo delle chiacchiere e delle indiscrezioni. L’altro candidato alla segreteria comunale che voleva chi tentava di destabilizzare la maggioranza del governo cittadino carditese era l’attuale Presidente del Consiglio Nunziante Raucci. A dire il vero, durante il Congresso cittadino, tutti hanno potuto notare il suo disappunto stampato in volto, ma non possiamo sapere a cosa fosse riferito. Le ipotesi sono due: o Nunziante Raucci veramente covava sogni di gloria sulla poltrona da segretario e ha dovuto capitolare per altri motivi ben più nobili o la sua amarezza era dettata dal fatto che la sua posizione comunque resta in bilico al prossimo Pit stop politico, facendolo restare fuori dalla segreteria e dal Consiglio.

Tutti conoscono la storiella del patto fatto tra Cirillo e Giuseppe Barra alle scorse elezioni che vedeva alle prossime amministrative Cirillo candidato alla regione e Nunziante Raucci candidato sindaco di Cardito per il PD ma comunque espressione del gruppo “Cambiamo Verso”. Solo che in politica tutto muta, tutto cambia e la posizione di Giuseppe Barra come interlocutore diretto è svanita già diversi mesi fa. Lo testimoniano i comportamenti di Nunziante Raucci e del vice sindaco Francesco Castaldo nella votazione del bilancio e lo testimonia la decisione dell’intero gruppo dei barriani sulla nomina di Fabio Orabona a segretario del PD cittadino. Ormai il gruppo consiliare di “Cambiamo Verso” non segue più il suo padre nobile e di padre nobile in Giuseppe Barra non c’è rimasto più nulla, neanche i consensi. Dimenticato e superato anche dal record delle due consiliature consecutive dal suo successore Cirillo che vanta una consiliatura metropolitana con una delle deleghe più importanti della provincia. La stessa figura ingombrante dell’Ingegnere di Carditello relega quella di Barra parecchi gradini più in basso. Ecco perché il sindaco del decennio, che mai si sognerebbe realmente di candidare a sindaco un giovane, seppur bravo, ma sempre inesperto e adesso anche disobbediente, ha voluto tornare alla ribalta con una delle più grandi bufale mediatiche mai viste. L’ex sindaco Barra gioca con il marketing, con la sua immagine, in perfetto stile berlusconiano per costruire agli occhi dell’opinione pubblica quell’immagine di sé ormai sbiadita dal tempo e fortuna per lui che trova ancora qualcuno, non molto propenso agli upgrade del tempo, che gli da una mano.

Consapevole che una terza, quarta posizione in una lista di un partito che se ci riesce, di poco supererà lo sbarramento del 3%, non gli consentirà di salire le scale di Montecitorio, a Giuseppe Barra lo status di candidato alle politiche gli serve per giocarsi la disputa alle prossime elezioni amministrative, poiché la sua unica vera ambizione è quella di essere considerato “Il piccolo statista carditese”. Per ottenere ciò la sua partita la sta giocando su due tavoli: da un lato la sua campagna elettorale alle politiche per gonfiare la sua immagine e quindi il suo ego e dall’altro sta cercando di imporre la sua manovra nella prossima verifica politica, infatti da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, pare che il sindaco del decennio voglia far dimettere i tre consiglieri di “Cambiamo verso” Nunziante Raucci, Francesco Castaldo e Andreina Raucci, rei di non seguire fedelmente tutte le direttive dell’ex sindaco, per far posto ai primi tre non eletti che a suo avviso restano molto fedeli alla causa. Logicamente quest’ultima partita è tutta da giocare, anche se non penso che le personalità degli attuali consiglieri barriani si annullino così facilmente, avendo già dimostrato di avere un animo, a volte anche sereno, per pensare con la propria mente.

A questo punto al Presidente del Consiglio e ai suoi colleghi non resta che fare una scelta e capire soprattutto se è arrivato il momento di staccare il cordone ombelicale che li tiene aggrappati ad un uomo, adesso, per il solo spirito di gratitudine, visto che i consensi, già da diversi anni sono diventati personali. In fondo il governo cittadino, oggi appartiene a chi lo detiene, ovvero Cirillo e i suoi consiglieri e nessuno crede che l’attuale leader fosse così pazzo da non riconoscere il fatto che la sua leadership è così forte perché è riconosciuta da chi la tiene in piedi. Chissà se erano questi i pensieri che assalivano Nunziante Raucci al Congresso del 13 Gennaio scorso, lo scopriremo solo vivendo…

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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