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Cardito

CARDITO. Fake news sul cimitero. Il Presidente del Consozio: “Lavori mai interrotti”

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CARDITO – La città a nord di Napoli è ricca di cronisti, blogger e giornalisti e che ben venga la libera informazione, ammesso che sia però totalmente libera e che tutte le categorie citate prima lavorino con lo spirito di informare la cittadinanza con la verità dei fatti e non in maniera strumentale.

Si perché nelle nostre zone, i politici o almeno i cosiddetti addetti ai lavori, sono soliti farsi accompagnare o creare un mezzo di comunicazione che immetta notizie tendenziose sul web o sui mezzi cartacei, atte a denigrare l’avversario politico. Forse la decisione di servirsi di organi di informazione e accusare l’avversario di incapacità è dettata dal fatto che dal punto di vista politico non si hanno contenuti e quindi nell’assenza di proposte alternative da sottoporre alla cittadinanza si preferisce gettare fango addosso a chi sul territorio, bene o male, tenta di lavorare per il bene pubblico.

È quanto successo per la notizia uscita pochi giorni fa da un blog molto vicino al gruppo LeU o Articolo1 che dir si voglia del territorio carditese. Infatti stando a quanto riportato in questo articolo: “Lasciate ogni speranza o voi che avete acquistato un loculo”. Scaricando parte delle responsabilità sulla politica che decide il CdA del Consorzio cimiteriale, che ad avviso di questo blog, formato da gente incapace e inconcludente.

Nell’articolo si legge che la ditta Scalzone srl di S.Maria C.V. appaltatrice dei lavori di rifacimento dei nuovi loculi, abbia preteso e ottenuto la rescissione contrattuale perché ad oggi il Consorzio Cimiteriale risulta insoluto per quanto riguarda il terzo stato di avanzamento lavori.

Niente di più falso. I lavori al cimitero non sono mai stati interrotti e la ditta non ha mai preteso il diritto di recesso. I lavori al cimitero hanno subito solo una piccola variazione, in quanto il Direttore dei Lavori Ing. Peduto, senza autorizzazione del Consorzio, aveva permesso l’abbattimento di 500 loculi che dovevano essere ricostruiti, per questo motivo, il direttore dei lavori è stato sollevato dal proprio incarico e tutt’ora si sta decidendo a chi affidare la direzione. La ditta, quindi, al posto di occuparsi dei 500 loculi oggi sta ultimando altri tipi di lavoro all’interno del Cimitero, lavori che comunque erano compresi nel capitolato d’appalto.

Per saperne di più abbiamo contattato il Presidente del Consorzio Avv. Salvatore Lima che davanti ai nostri microfoni ha spiegato: “Posso garantire alla cittadinanza carditese e crispanese che i lavori al cimitero non sono stati mai interrotti e che proprio in data odierna verranno pagati i SAL (stato di avanzamento lavori ndr) che la ditta deve ricevere, visto che le casse del Consorzio sono sane e non in difficoltà come qualcuno vuole far credere. Il problema dell’interruzione non c’è mai stato, piuttosto c’è stato una piccola variazione al cronoprogramma per colpa di decisioni autonome dell’ex Direttore ai lavori, per il resto posso affermare che i lavori proseguono in piena sintonia con la ditta e con le amministrazioni dei due paesi interessati. Chiedere l’intervento dei Commissari per aprire un’inchiesta interna, a mio avviso è una sciocchezza, perché i miei contatti con la terna commissariale di Crispano sono quotidiani e ogni mio suggerimento è sempre stato accolto dalle tre Commissarie Prefettizie con approvazione e condivisione. Per quanto riguarda il termine ultimo dei lavori, tengo a precisare che se gli stessi non termineranno entro Marzo 2019 così come annunciato, è solo perché risistemare una struttura già costruita da diversi anni non è stato facile e le difficoltà incontrate per strada non sono state poche, quindi il ritardo non è dovuto certo ad un’interruzione ma alle tante variazioni che si son dovute fare durante il percorso di riqualificazione della struttura presente. Infine, ho letto sul web che la politica nomina CdA incapaci e inconcludenti, io posso parlare per quello che mi riguarda e posso dire che ho accettato la nomina di Presidente del Consorzio perché sono di Cardito ed essendo cittadino carditese ho tutto l’interesse affinché la mia città offra tutti i servizi e per quello che mi riguarda, avere un cimitero efficiente, per questo l’impegno che metto quotidianamente è sempre massimo ma di certo non esigo che sia pubblicizzato, visto che il mio lavoro si può benissimo vedere con i fatti.”

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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