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Cronaca

Omicidio Giulia Cecchettin, ricostruiti i momenti dell’aggressione: “L’inaudita ferocia del giovane, ne dimostra la totale incapacità di autocontrollo”

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Il Ministero della Giustizia ha terminato tutte le attività di sua competenza, per quanto riguarda la trasmissione in Germania del mandato d’arresto europeo nei confronti di Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin.

Ecco la ricostruzione delle due aggressioni che hanno portato alla morte della 22enne:

Sono le 23:18 quando l’accusato si trova a circa 150 metri da casa Cecchettin, in via Aldo Moro, dalla quale proviene un grido d’aiuto prolungato da parte di una voce femminile, mentre si vede chiaramente Turetta che calcia violentemente una sagoma a terra. Proprio lì, gli inquirenti hanno trovato tracce di sangue e un coltello da cucina di 21 centimetri senza manico, assieme ad un’impronta di calzatura sporca di sangue.

A quel punto, dalle telecamere della vicina Fossò, è emerso che Giulia è ferita ma non gravemente, poiché sarebbe riuscita a scappare venendo inseguita da Filippo, che una volta raggiunta l’ha gettata a terra facendola cadere sul marciapiede. La giovane non si muove più, e così Turetta prende l’auto e la carica sul sedile posteriore, dandosi poi alla fuga.

Pertanto, anche in questa circostanza, sono state rinvenute tracce ematiche sul marciapiede e un’impronta di sangue di una calzatura, risultata poi compatibile con quella precedente. Sono adesso le 23:50, e la Punto nera viene vista in varie zone delle province di Venezia e Treviso, con un’ultima inquadratura delle 9:07 del 12 novembre, da Cortina in direzione Dobbiaco.

Invece, per quanto riguarda Filippo Turetta, l’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Venezia, così recita:

“Sussiste il pericolo che reiteri condotte violente nei confronti di altre donne. Vi sono infatti elementi idonei a fondare un giudizio di estrema pericolosità, che desta allarme, dato che i femminicidi sono all’ordine del giorno. L’inaudita ferocia del giovane, ne dimostra la totale incapacità di autocontrollo”.

Cronaca

SANT’ANTIMO. Voti e Camorra. Condannati i fratelli dell’ex Senatore Cesaro e l’Ing. Claudio Valentino

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SANT’ANTIMO – Nella giornata di ieri, i giudici della terza sezione penale del tribunale di Napoli hanno emesso 21 condanne di colpevolezza nel processo per accordi politico mafiosi al comune di Sant’Antimo, con al centro anche le figure di Antimo, Aniello e Raffaele Cesaro, fratello dell’ex senatore di Forza Italia, Luigi Cesaro, noto alla storia come Giggin ‘a purpett.

Antimo Cesaro è stato condannato a 11 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato, mentre Aniello e Raffaele Cesaro hanno ricevuto una condanna a 10 anni e 6 mesi di reclusione per concorso esterno.

Condannato anche il dirigente comunale, originario di Casagiove e attivo in passato anche nei comuni di Villa Literno e Orta di Atella, Claudio Valentino.

L’ingegnere casertano, ritenuto l’interfaccia del clan Puca nell’Ufficio Tecnico di Sant’Antimo era imputato per il reato di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso.

Valentino è stato condannato a 13 anni.

Assolto, invece, Corrado Chiariello, ex candidato sindaco a Sant’Antimo.

le condanne:

Pasquale Puca: 5 anni e 6 mesi; Luigi Abbate: 5 anni e 6 mesi; Cesario Bortone: 13 anni e otto mesi; Nello Cappuccio: 11 anni e 5 mesi; Francesco De Lorenzo: 16 anni e sette mesi; Raffaele Di Lorenzo: 8 anni e 7 mesi;
Francesco

Di Spirito: 10 anni e 5 mesi; Raffaele Femiano: 11 anni e 10 mesi; Ferdinando Pedata: 4 anni; Camillo Petito: 15 anni e 2 mesi; Lorenzo Puca: 13 anni e 6 mesi; Luigi Puca (classe 1962): 11 anni; Luigi Puca, classe 1995: 11 anni e 6 mesi; Alessandro Ranucci: 9 anni e 3 mesi; Filippo Ronga: 13 anni e 8 mesi; Agostino Russo: 15 anni e 9 mesi;
Francesco Scarano: 13 anni e 4 mesi.

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Cronaca

Barra, 46enne perde la vita dopo forte esplosione nel suo garage

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All’ora di pranzo, in un garage di via Cupa Vicinale Bolino, nel quartiere Barra, è stata registrata una forte esplosione.
A 20 metri dal locale, a quanto pare sbalzato per l’esplosione, c’era il corpo senza vita del proprietario, Vincenzo Roselli,  napoletano, classe 1977.

Le indagini sono in corso da parte dei carabinieri della compagnia Poggioreale coordinati dalla procura di Napoli per ricostruire la dinamica dell’evento

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Caivano

Stupro di Caivano, chiesti 12 e 11 anni per i due maggiorenni del branco

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12 anni e 11 anni e 4 mesi di reclusione per i due maggiorenni ritenuti coinvolti nelle violenze sessuali subite due cuginette di 12 e 10 anni di Caivano.
E’ quanto richiesto dalla Procura di Napoli Nord, avanzata oggi dal Pubblico Ministero, Giuseppe Vitolo, al termine della requisitoria nella quale è stato evidenziato soprattutto l’aspetto umano e sociale del comune dell’hinterland caivanese in cui l’assenza dello Stato è evidente, secondo quanto sottolineato proprio dal pm.

Per il Sostituto Procuratore di Napoli Nord il personaggio perno delle violenze sarebbe stato il 18enne Pasquale Mosca, per il quale ha richiesto 12 anni di carcere perché non sussistenti le attenuanti generiche; 11 anni e 4 mesi è – invece – la richiesta formulata per Giuseppe Varriale, 19enne.

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