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[Storicando] Storia dell’antico Egitto: la II dinastia, la III dinastia e Gioser il magnifico

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  1. Dopo un primo articolo scritto tempo fa, continua il mio racconto della storia dell’antico Egitto. Partirò stavolta dalla II dinastia, ultima del periodo tinita, arrivando a narrarvi di Gioser il grande, primo sovrano della III dinastia. Durante la II dinastia, fondata da Hateprekhemui, la capitale viene spostata da Abido a Menfi. Il nome dell’inauguratore significa “I Due Potenti (Horo e Seth) sono in pace”. e “Le Due Signore (Nord e Sud) sono in pace”, ciò testimonia che durante il suo regno non ci furono scontri tra l’Alto e il Basso Egitto. É durante la II dinastia che si afferma il culto di Ra, il dio sole, quando sale al trono il successore di Hateprekhemui, Nebra, il cui nome significa “Ra é il mio signore”. Nineter, successore di Nebra, proseguirà questa scelta religiosa, infatti il suo nome significa “Colui che appartiene al Dio”. I successivi due faraoni, Uneg e Seneg, sono meno conosciuti e governarono probabilmente solo sul Basso Egitto. La presenza di un sovrano che prese il controllo del sud, Peribsen, ci fa capire che le Due Signore si erano di nuovo divise. La causa potrebbe essere stata l’eccessivo potere che il Basso Egitto con capitale a Menfi stava ottenendo, o la scelta religiosa di Nebra. Con Khasekhem, la situazione torna stabile, egli, partendo da Hieraconpolis, conquistò il Nord e cambiò il suo nome in Khasekhemui, quindi da “Horo é incoronato”, a “I Due Potenti sono incoronati”. Il suo regno portò alla fine degli scontri tra il Nord e il Sud è a una stabilità economica e politica.
    Passando adesso alla III dinastia, scopriamo insieme il suo fondatore, secondo l’egittologo Alan Gardiner, Gioser il magnifico. Regnò probabilmente tra il 2640 e il 2575 e la sua ascesa al trono segna l’inizio di un periodo della storia dell’antico Egitto detto Antico Regno. Gioser é considerato uno dei più grandi faraoni, se non il più grande di tutti. Anche gli Egizi la pensavano così, infatti Manetone, sacerdote egizio che compilò il canone reale di Torino, scrive il suo nome utilizzando dell’inchiostro rosso, ciò avveniva solo in casi eccezionali. Gioser, che durante la III dinastia era chiamato Netererkhet e che solo dal Medio Regno fu chiamato Gioser il magnifico, ha regnato su un Egitto unificato, in un tempo in cui le lotte tribali erano finite. Il suo fu un regno di pace e di vera saggezza (infatti Gioser deriva dal termine geser che in egiziano significa “prestigioso, mirabile, sacro”). Quali furono i momenti salienti del regno di Gioser? Disponiamo di poche informazioni, purtroppo. Tutto ciò che sappiamo é che il faraone inviò delle spedizione nel Sinai, dove su alcune rocce é raffigurato Gioser nell’atto di sottomettere dei beduini e, quindi, le tribù nomadi. Probabilmente, il faraone già sfruttava le miniere di rame del Sinai. C’é un altro episodio che merita di essere menzionato, anche se appartiene alla leggenda. La storia fu raccontata durante l’epoca dei Tolomei. Si dice che durante il regno di Gioser una terribile carestia, che durò sette anni, si abbatté sull’Egitto: il Nilo non straripava e non depositava più il fertile limo. Grazie ai sacerdoti del suo primo ministro Imhotep (che secoli dopo fu divinizzato), riuscì a capire che la causa della siccità era l’ira del dio Khnum, uomo dalla testa di ariete, i cui sandali intralciavano il corso del Nilo. Gioser riuscì a placare la rabbia del dio e a compiere il miracolo di fermare la carestia. Ma ai più il regno di Gioser il magnifico é noto per la costruzione del sito di Saqqara e della famosa piramide a gradini, prima piramide della storia dell’antico Egitto. Ho già menzionato Imhotep, primo ministro, visir di Gioser. Oltre che un mago e un politico, Imhotep fu un grande architetto: progettò Saqqara. Il sito si trova a pochi chilometri da Menfi, capitale del regno, ed é la tomba di Gioser. Il punto centrale del regno del faraone sopracitato fu edificare una dimora eterna per ospitare il suo corpo divino, é per questo che il suo regno fu dedicato alla costruzione del complesso funerario di Saqqara. La necropoli é un sito immerso nella magia, che ben rappresenta lo spirito egizio. Su questo altopiano desertico ci sono vari monumenti, il complesso funerario e, in particolare, la piramide a gradini. Il sito é stato scoperto da Von Minutoli, generale prussiano, nel 1821. Saqqara si trova di fronte a Menfi, il luogo é stato scelto da Imhotep e si trova nei pressi della necropoli dei faraoni della I e della II dinastia. Questo luogo é stato abitato per tutta la storia dell’Egitto e ciò é attestato da delle iscrizioni trovate sui muri dei monumenti scritte più di mille anni dopo il regno di Gioser da fedeli che andarono nel deserto per omaggiare Gioser. Già allora si attribuivano al faraone e a Imhotep molte innovazioni come l’uso della pietra. I lavori del sito iniziarono quando Imhotep fece rimuovere la sabbia, livellare la superficie calcarea, scavare pozzi nella pietra e ricoprire il fondo con del granito, ricavato nei pressi della prima cateratta, a ottocento chilometri da Saqqara, e trasportato attraverso il Nilo. La piramide di Saqqara si trova al centro del sito e i gradini servivano all’anima del faraone per salire al cielo. All’interno della piramide fu messo il corpo di Gioser e il suo spirito venne depositato, confuso con il sole, alla sua sommità. Il complesso funerario era circondato da una muraglia bianca lunga millecinquecento metri; ogni quattro metri c’era un baluardo in rilievo con una porta finta a due battenti. Probabilmente quelle mura erano una riproduzione della grande muraglia bianca di Menfi, voluta da Menes. Ma perché Imhotep scelse la forma piramidale? La verità è che la mastaba costruita inizialmente era più bassa delle immense mura , allora Gioser e Imhotep pensarono di elevare perpendicolarmente la costruzione, ponendo l’una sopra all’altra le sei mastabe a pianta quadrata, le cui aree si restringono man mano che si sale. La nascita della piramide segna per quella egizia, dal punto di vista architettonico, il passaggio da una civiltà primitiva a una civiltà unica nel suo genere, destinata ad essere ricordata in eterno. Tutto ciò é grazie al genio di Imhotep. Entrare nel sito di Saqqara era molto complicato, a causa delle porte finte (solo uno era il reale accesso), ciò perché l’opera di Gioser é destinata all’anima e non é stata costruita per i mortali. Entrati nel sito attraversiamo quello che é stato il primo spazio coperto con pietre della storia: un colonnato (40 colonne) che funge da passaggio. Superati il colonnato, una saletta e un simulacro a porta aperta, ci troviamo nel cortile a sud della piramide. Nell’angolo sud-occidentale del muro sono raffigurati dei serpenti, che hanno la funzione di tenere lontane le forze maligne. Tornando alla piramide, sotto di essa c’è una città-labirinto, scoperta dall’archeologo Lauer. La città è costituita dalle tombe, da gallerie, da corridoi e camere di diverse dimensioni. Poiché la pietra rende “imperituro ciò che é caduco”, Imhotep riproduce elementi vegetali e alimenti, per assicurare al re cibo in eterno. C’é poi una stele che rappresenta il faraone mentre compie degli atti rituali detti “la festa sed”, attraverso i quali il faraone riacquista la forza e il vigore perduti (si credeva che il faraone, dopo un certo numero di anni, perdesse il suo potere divino, era per questo che veniva celebrata la festa sed). Imprimendo quelle scene nella pietra, a Gioser venivano assicurate infinite feste sed, quindi un potere rigenerato in eterno. Nel sito di Saqqara Gioser ha due tombe, una per il suo corpo e l’altra per il suo spirito. Ritornando verso l’esterno, si trovano due edifici detti “Casa del Nord” e “Casa del Sud” che rappresentano le due parti dell’Egitto unito. Di fronte al lato settentrionale della piramide c’é il cortile del serdab, piccola camera contenente le effigie dei morti, dove é stata trovata una statua di pietra di Gioser. Nella stanza chiusa del serdab ci sono due fori che permettono all’anima del faraone di osservare l’esterno. Ecco la tomba di Gioser il magnifico, il palazzo del suo spirito.
    Apparteneva alla stessa dinastia di Gioser, alla III, Nebka, protagonista di una storia di magia e di adulterio.

Fonti: “L’Egitto dei grandi faraoni – Christian Jacq”; “Storia dell’antico Egitto -Nicolas Grimal”; “Egitto: fascino e misteri della terra del Nilo. Saqqara, il culto dei morti – De Agostini”.

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Guerra tra Messico e Stati Uniti d’America

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Il 2 febbraio del 1848 terminò la guerra tra gli Stati Uniti e il Messico con il trattato di Guadalupe Hidalgo attraverso il quale gli Stati Uniti ottennero il Texas e i territori che oggi conosciamo come California, Nevada, Utah, Nuovo Messico, Colorado e Wyoming. La guerra era iniziata perché la repubblica del Texas, nata nel territorio messicano nel 1836, voleva unirsi agli Stati Uniti, visto che il Messico non l’ aveva mai riconosciuta come stato libero. Nell’ultimo giorno del suo mandato il presidente americano John Tyler inviò al Texas una richiesta di annessione, il quale rese il Texas il ventottesimo stato americano. Questa azione avrebbe portato ad un guerra tra gli Stati Uniti e il Messico. Nel 1846 il presidente Polk inviò un diplomatico in Messico per acquistare il Nuovo Messico e la California per trenta milioni di dollari; inviò poi un esercito al comando del Generale Zachary Taylor. I messicani si rifiutarono di parlare con il diplomatico, il cui nome era John Sliedell. A questo punto la guerra fu inevitabile. Gli Stati Uniti attaccarono il Messico, che non era pronto ad affrontare una guerra, su più fronti. Il Messico perse importanti battaglie come quelle di Buona Vista, di Padierna, di Churubusco, di Molino del Rey e di Chapultepec. A Chapultepec i giovani allievi dell’accademia militare combatterono valorosamente e furono chiamati niños héroes (ragazzi eroici). Il loro coraggio fu però vano, infatti le truppe statunitensi riuscirono ad entrare in Città del Messico e a vincere la guerra. Con il trattato sopracitato la guerra ebbe fine e al Messico, in cambio di tutti quei territori furono pagati 18.250.000 dollari. Il conflitto costò la vita a oltre trentaduemila persone.
Guerra tra Stati Uniti e Messico

Mario Tancredi

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[Storicando] Offro servizio ghost writer

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Da un po’ di tempo ho deciso di fare del mio amore per la scrittura un lavoro, mettendomi a disposizione dei clienti come ghost writer. Ho già avuto modo di rendere felici persone che avevano una storia da raccontare, ma che non sapevano da dove iniziare per mettere nero su bianco la loro idea. In quanto a me, due dei miei romanzi sono stati pubblicati (“La pistola a vapore-Beyond edizioni; “Diomede Ai confini dell’Impero-LfaPublisher); gestisco, inoltre, una rubrica di argomento storico-Storicando- che trova spazio sul giornale online Minformo. Il prezzo è probabilmente il più basso sul mercato in questo settore.

Per info non esitate a contattarmi.

E-MAIL: mariotancredi2000@hotmail.com

Profilo FB: https://www.facebook.com/mario.tancredi.3

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[Storicando] La chiamata di Urbano II e la crociata di Pietro l’Eremita

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Stasera lascerò la parola al mio caro amico Roberto.

Piacere , sono Roberto Dell’Aversano e da oggi inizio a scrivere per Storicando, un progetto di appassionati di storia che mi entusiasma. Vi porteró alla scoperta delle Crociate che iniziarono nel 1096 per terminare nel 1291e furono un evento che cambió per sempre sia l’occidente che l’oriente. Da questo articolo vi portiamo alla scoperta di 200 anni emozionanti di storia!

Il 27 novembre 1095 ,in un freddo martedí autunnale , a Clermont-Ferrand papa Urbano II al termine del concilio dell’omonima cittá , esortó i signori e la popolazione europea a “liberare” la Terra Santa dai turchi selgiuchidi che a partire dall’ XI secolo avevano iniziato la loro ascesa al potere in Medio Oriente.Il papa chiamó l’occidente a prendere le armi e liberare il Santo Sepolcro , non parló dell’argomento esclusivamente nel concilio (dove fu discusso solo dopo la scomunica a Filippo I per adulterio , la riforma del clero e altre tematiche) ma l’astuto Urbano II organizzó un vero tour in tutta la Francia che duró 14 mesi . Arrivó in Provenza nel giugno 1095 e tornó a Roma solo nel settembre del 1096, incontró numerosi nobili e parló del suo progetto che ebbe grande successo nelle Fiandre . È importante chiarire che non abbiamo testimonianze certe sulle parole di Urbano durante il concilio, alcuni resoconti dell’evento arrivarano solo dopo la conquista di Gerusalemme e chiaramente non possono essere considerati affidabili.Dietro l’appello del papa non vi erano solo ragioni religiose , è necessario ricordare che quel periodo era segnato dalla lotta delle investiture con l’Impero che durava da decenni e radunare un esercito unito occidentale come accadrá, era chiaramente un’abile mossa politica e dimostrazione di forza. Di enorme importanza fu anche la lettera che Alessio I Comneno , imperatore bizantino, invió al papa nella quale richiese aiuti contro il nemico turco.L’imperatore aiutó i crociati al loro arrivo ma durante tutto la durata dei conflitti era preoccupato dalla loro presenza nel suo territorio ,temeva il nascere di eventuali conflitti o la creazione di colpi di stato giá frequenti del suo impero in quei decenni.Per Urbano aiutare Alessio era l’occasione per ripristinare i rapporti con l’Oriente cattolico dopo lo Scisma d’Oriente.Tuttavia, prima della partenza dei vari eserciti guidati da importanti nobili europei, un primo esercito marció verso la Terra Santa ed era guidato da Pietro l’Eremita che molto probabilmente aveva stipulato un patto con il papa , a dimostrazione di questa tesi è l’opera di propaganda per le crociate che Pietro fece nei territori francesi mai visitati dal papa e il suo appello che lanció soprattutto alla popolazione più povera (irragiungibile per Urbano che parló solo con i nobili).Questo primo esercito partí il 20 aprile del 1096 da Colonia e comprendeva anche diversi signori europei come Rinaldo Broyes , Gualtiero Fitz Waleran e Goffredo Burel . Comprendeva 20.000 mila uomini , il passaggio verso l’Europa centrale avvenne rapidamente con una media di 27 km al giorno . A Ratisbona , il 23 maggio, i seguaci di Pietro organizzarono il battesimo forzato della popolazione ebraica nel Danubio( furono diversi i massacri agli ebrei durante il cammino) . Nella seconda metá di Giugno ,l’esercito di Pietro saccheggió Semlin e dopo tale evento iniziarono i primi problemi a causa della mancanza di approvvigionamenti che sfociarono nell’attacco alla cittá di Nish che costó un terzo delle forze di Pietro,il suo esercito messo sotto pressione mancava di disciplina . Il 7 luglio Alessio I invió a loro una scorta di uomini che li accompagnó durante il tragitto a Costantinopoli ,dove arrivarono il 1 agosto del 1096 , l’imperatore bizantino sconsiglió i crociati di gettarsi subito all’attacco , aspettando le forze militari dei grandi signori europei che stavano arrivando in oriente . Alessio concesse a Pietro una base ben rifornita a Civetot , sul golfo di Nicomedia . L’irrequietezza dei crociati era alta e alcuni attaccarono e conquistarono il castello di Xerigordo ,dove successivamente verranno presi di ostaggio e massacrati dai selgiuchidi. La maggioranza dei crociati , rimasti a Civetot come Goffredo Burel volevano vendetta al massacro e marciarono verso Nicea dove furono sconfitti dai turchi . Tale evento pose fine alla crociata di Pietro l’eremita che dimostró , tuttavia , la possibilitá di attaccare il nemico perchè le sue truppe avevano resistito per mesi e riuscito a compiere una marcia imponente dall’europa all’oriente . La sua sconfitta fu importante perchè aiutó la prossima ondata di crociati ,molto piú organizzata e disciplinata a conquistare la Terra Santa. Il termine ” Crociata dei pezzenti” molto probabilmente coniato solo per il tragico risultato è inadeguato per l’importanza e la grandezza dell’esercito di Pietro.Nel prossimo articolo che arriverá tra una settimana , parleremo della seconda ondata di crociati che arriverá a conquistare Gerusalemme.

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